Prosegue la crociata della Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti contro le aziende operanti nel settore dell’innovazione finanziaria. Al già lungo elenco di quelle colpite nelle settimane passate, ora si aggiunge anche Robinhood.
La sezione crypto della popolare piattaforma di trading, ha ricevuto un avviso Wells il 4 maggio. Un atto il quale si è subito tradotto in una discesa del titolo, che nella prima seduta settimanale ha lasciato sul campo il 2,5% del suo valore.
Robinhood: cosa sta accadendo
È stata la stessa Robinhood ad avvertire su quanto sta accadendo in queste ore. Lo ha fatto con un comunicato, in cui afferma: “Il 4 maggio 2024, RHC ha ricevuto un ‘Avviso Wells’ dallo staff della SEC in cui si afferma che lo staff ha informato RHC di aver preso una ‘determinazione preliminare’ per raccomandare alla SEC di avviare un’azione coercitiva contro RHC per presunte violazioni delle Sezioni 15(a) e 17A del Securities Exchange Act del 1934.”
In un altro comunicato stampa, l’azienda ha però deciso di controbattere l’atto dell’autorità di controllo, ricordando di avere già deciso di non offrire determinati token o prodotti che secondo la SEC sarebbero titoli non autorizzati.
Mentre Dan Gallagher, ex commissario della SEC, capo dell’ufficio legale, conformità e affari societari di Robinhood, ha a sua volta dichiarato di essere deluso. Un sentimento derivante dal rigetto dei suoi tentativi di collaborazione con l’autorità di regolamentazione dei mercati finanziari statunitensi.
Questo il suo commento sulla vicenda in atto espresso in una nota: “Crediamo fermamente che gli asset quotati sulla nostra piattaforma non siano titoli e non vediamo l’ora di collaborare con la SEC per chiarire quanto debole sarebbe qualsiasi caso contro Robinhood Crypto sia sui fatti che sulla legge”.
Prosegue la crociata della SEC contro l’innovazione finanziaria
Gli avvisi Wells sono comunicazioni preliminari con cui la SEC informa le aziende sulla possibilità di un’azione coercitiva ai loro danni. Di solito preludono all’azione stessa e sono quindi molto temuti dalle società, anche perché comportano lo slittamento del titolo in borsa, dopo la loro comunicazione all’opinione pubblica.
Per quanto concerne Robinhood, l’azienda ha affermato che già in precedenza aveva rimosso il supporto per Cardano (ADA), Polygon (MATIC) e Solana (SOL), i tre token indicati alla stregua di titoli nelle cause legali intentate dalla SEC contro Binance e Coinbase. Un atto adottato il passato 27 giugno il quale non è stato però ritenuto sufficiente dall’agenzia statale.
Anche per la piattaforma di trading, quindi, si apre un fronte legale che sembra destinato a durare a lungo. A meno che dopo le prossime elezioni la nuova amministrazione non opti per un nuovo personale, meno ostile all’innovazione finanziaria.
L’amministrazione Biden nel mirino della criptosfera
Si apre quindi un nuovo fronte, che va ad aggiungersi a quelli già in atto. L’ostilità mostrata dalla SEC, però, sembra ormai ritorcersi contro l’amministrazione Biden. Molte aziende della criptosfera, a partire da Coinbase, hanno già deciso di rispondere per le rime. In particolare finanziando i candidati che si oppongono ai democratici più in vista nell’ostilità alle criptovalute.
In tale ottica è da rimarcare soprattutto la promozione di un super PAC (Political Action Committee), Fairshake, che ha raccolto oltre 85 milioni di dollari. Fondi che andranno a sostenere i politici favorevoli all’innovazione finanziaria. Mentre la Blockchain Association non fa mistero di avere un ruolo attivo nella campagna elettorale contro Elizabeth Warren. La senatrice democratica del Massachusetts è infatti vista alla stregua di una bestia nera dalle aziende del settore.
A renderla tale la presentazione del Digital Asset Anti-Money Laundering Act (DAAMLA), un progetto di legge ritenuto una sorta di attentato dalla criptosfera. Per cercare di detronizzarla, il partito repubblicano ha schierato contro di lei John Deaton, un avvocato convinto sostenitore degli asset digitali. Tanto da trasformare la sfida per il seggio senatoriale in un referendum sugli asset digitali.