Jobs Act, cos’è e cosa prevede la riforma del lavoro introdotta dal Governo Renzi nel 2015. Ecco quali sono i contratti eliminati.
Nel corso delle ultime settimane si sono riaccesi i riflettori sulla riforma del lavoro introdotta da Matteo Renzi. L’obiettivo del Jobs Act è quello di favorire la creazione di nuovi posti di lavoro e di rendere il mercato occupazione più dinamico e più versatile. Scopriamo in questa guida quali sono le misure principali previste dal Jobs Act e quali sono i contratti eliminati.
Jobs Act, cos’è e cosa prevede la riforma del lavoro introdotta dal Governo Renzi?
Il Jobs Act è una riforma del mercato del lavoro introdotta da Matteo Renzi nel 2015. Il Decreto legislativo n. 81 del 2015 ha apportato modifiche a tutto quanto concerne il mercato del lavoro: dai vari ammortizzatori sociali alle pensioni, dal welfare ai contratti di lavoro. Tra le principali misure previste ricordiamo: l’abolizione delle motivazioni che il datore di lavoro deve dare al lavoratore per licenziarlo.
Ciò implica che l’azienda può licenziare il dipendente senza dover fornire le ragioni precise, a patto che il licenziamento non sia penalizzante. Altra misura prevista dal Jobs Act è quella relativa all’introduzione di un contratto a tutele crescenti: si tratta di un contratto che prevede una maggiore tutela per i lavoratori che sono più anziani.
Tale tipologia contrattuale prevede che i dipendenti con più di sei mensilità di anzianità siano salvaguardati dal licenziamento, a meno che non ricorrano giustificate ragioni oggettive. Altra misura contenuta nel Jobs Act prevede l’allungamento della durata dei contratti di lavoro a tempo determinato. La riforma prevede che i contratti a termine possano essere rinnovati per un massimo di 3 volte.
In questo modo la durata massima dei contratti a termine è incrementata da 3 anni a 4 anni. La riforma del mercato del lavoro consente di revisionare le procedure di licenziamento collettivo, ovvero i licenziamenti che interessano una moltitudine di lavoratori assunti in un’azienda. La riforma consente di introdurre nuove procedure che permettono di trovare una conciliazione. Inoltre, per i dipendenti che sono stati licenziati è previsto il versamento di un’indennità. tra le altre misure previste dal Jobs Act c’è l’introduzione di voucher che consentono di retribuire i contratti di lavoro occasionale.
Altra misura prevista riguarda i contratti a tempo determinato che hanno una durata che eccede le sei mensilità. Nel caso in cui il datore di lavoro abbia necessità temporanee può provvedere alla stipulazione di un contratto a termine successivo. Inoltre, il Jobs Act ha apportato rettifiche al diritto del lavoro, alle indennità di disoccupazione ed alla disciplina della cassa integrazione.
Jobs Act: ampliate le tutele per i lavoratori licenziati
La Corte costituzionale ha esteso la protezione per i lavoratori dipendenti licenziati che la riforma del mercato del lavoro introdotta da Renzi nel 2015. La sentenza n. 22 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 2 del Decreto legislativo n.23 del 4 marzo 2015. La sentenza emessa dalla Corte costituzionale va ad eliminare i vincoli stabiliti dalla riforma per tutti i lavoratori assunti con il contratto a tutele crescenti introdotto dal decreto sopra richiamato. Il giudice ordina al datore di lavoro che il lavoratore licenziato ingiustamente venga reintegrato nel posto d lavoro, indipendente dalla ragione addotta.
Il reintegro viene riconosciuto per i lavoratori che sono assunti con contratti a tutele crescenti nelle casiste di nullità previste dalla normativa in modo espresso. In merito alla sentenza, la Uil ha sottolinea che si tratta di un passo in avanti per ridefinire il Jobs Act. La decisione presa dai giudici della Cassazione ha un impatto positivo sul piano operativo. La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha sottoscritto il Referendum contro il Jobs Act.