Com’è morta Nada Cella? Per mano di chi? Perché? Sono solo alcuni degli interrogativi che ancora ruotano attorno al suo caso. Per tentare di rispondervi dobbiamo tornare al 6 maggio di 28 anni fa a Chiavari, in provincia di Genova.
Com’è morta Nada Cella? Gli elementi noti e i dubbi mai chiariti
Nada Cella aveva 24 anni quando, il 6 maggio del 1996, fu trovata in fin di vita all’interno dell’ufficio dello studio di commercialisti in cui era impiegata come segretaria, che aveva sede in via Marsala, a Chiavari: sarebbe morta poco dopo il suo arrivo in ospedale.
A trovarla, dando l’allarme, fu l’allora capo Marco Soracco, che insieme alla madre Marisa Bacchioni viveva in un appartamento del piano superiore: i soccorritori, nel tentativo di salvarla, pensando che fosse semplicemente caduta, non si preoccuparono di contaminare quella che si rivelò essere una scena del crimine.
L’autopsia stabilì, infatti, che la giovane era stata uccisa, venendo prima picchiata e poi colpita con un oggetto contundente. 28 anni dopo non si è ancora riusciti a stabilire con certezza perché e da chi. I sospetti, nell’immediatezza dei fatti, si concetrarono sul datore di lavoro, che a un conoscente – secondo un testimone – aveva riferito le seguenti parole:
Presto ci sarà il botto, ne parleranno anche i giornali. La segreteria se ne andrà via.
L’ipotesi era che la 24enne potesse essere venuta a conoscenza di qualche strano giro di denaro che aveva interessato la gestione dell’ufficio da parte dell’uomo, venendo presa di mira (anche perché, secondo alcuni, aveva rifiutato le sue avances).
L’assoluzione degli indagati
Ad una svolta nelle indagini si era arrivati solo di recente, quando la criminologa Antonella Delfino Pesce, ingaggiata dalla difesa della famiglia della vittima, aveva “rispolverato” vecchie piste mai del tutto vagliate, avanzando l’ipotesi che ad uccidere Nada fosse stata l’ex insegnante Annalucia Cecere, che la mattina dell’omicidio era stata vista aggirarsi nei pressi dello stabile di via Marsala.
Nella sua abitazione, nel corso di alcuni accertamenti, gli inquirenti avevano trovato dei bottoni simili a quello che era stato rinvenuto accanto al corpo della segretaria. Secondo la Procura, che ne aveva chiesto il rinvio a giudizio, la donna poteva aver ucciso la 24enne “per motivi di rancore e gelosia per via della posizione occupata dalla stessa all’interno dello studio di Soracco e la sua vicinanza a costui”.
Sembra, infatti, che si fosse invaghita dell’uomo, che a sua volta era interessato a Nada. Non abbastanza, secondo il gip Angela Maria Nutini, che ha emesso una sentenza di non luogo a procedere sia nei suoi confronti che nei confronti di Soracco e della madre, che erano accusati di averla favorita dichiarando il falso.
In pratica, secondo il giudice – che ha fornito anche un movente alternativo rispetto a quello ricostruito dall’accusa – contro la donna ci sarebbero “solo sospetti” e non “indizi”. Nada potrebbe essere morta per essere venuta a conoscenza di una “situazione di illeicità” sul luogo di lavoro. Malaffari che Soracco e Bacchioni potrebbero aver provato a tenere segreti depistando le indagini (non, quindi, con il fine di “coprire” l’assassino).
Un cold case
In mancanza di riscontri, le ipotesi restano ipotesi. Il caso di Nada, che dopo anni nel 2021 era stato riaperto, rischia di finire nuovamente nel dimenticaio, restando irrisolto. È ciò a cui i familiari si oppongono, continuando a chiedere giustizia come fanno quelli di tutte le ragazze che come la 24enne sono scomparse o sono state uccise per mano di persone la cui identità resta ignota.