Le stablecoin stanno assumendo un’importanza sempre crescente nell’ambito dei pagamenti. Tanto da essere indicate in alcuni rapporti come uno strumento in grado di rafforzare il dollaro reale. Uno studio condotto da Bloomberg in collaborazione con Visa, però, è destinato a sollevare qualche dubbio negli osservatori. Su circa 2,2 trilioni di dollari di transazioni totali nel corso del mese di aprile, solo 149 miliardi di dollari provenivano infatti da “attività di pagamenti organici”. Ovvero da utenti reali.
Stablecoin, lo studio di Bloomberg e Visa
Stando ai risultati presenti all’interno dello studio di Visa e della piattaforma dati Allium Labs, meno del 10% dei volumi delle transazioni di stablecoin sono organici o provengono da persone reali. A riferirlo è Bloomberg, che ha pubblicato il rapporto.
Il dato in questione è desunto da quelli fatti registrare nel corso del passato mese di aprile. Nel periodo in questione, infatti, su circa 2,2 trilioni di dollari di transazioni totali, soltanto 149 miliardi di dollari provenivano da “attività di pagamento organiche”. Dall’’analisi sono infatti state escluse le transazioni effettuate da bot e trader su larga scala in modo tale da poter isolare quelle effettuate da persone reali.
L’offerta di mercato delle stablecoin ammonta al momento a circa 150 miliardi di dollari. Una nicchia di mercato in espansione e dominata da Tether (USDT) e USD Coin (USDC), che detengono rispettivamente quote pari al 75% e al 22%. Dati, questi ultimi, rilasciati dal broker Bernstein.
A commentare il dato è stato Cuy Sheffield, responsabile crypto per Visa: “C’è anche molto rumore in questi dati dato che le blockchain sono reti di uso generale in cui le stablecoin possono essere utilizzate in una serie di casi d’uso con transazioni che possono essere avviate manualmente da un utente finale o programmaticamente tramite bot”.
Occorre comunque sottolineare che, nonostante la discrepanza in oggetto, l’analisi ha rilevato una crescita costante degli utenti mensili attivi di stablecoin. Sarebbero infatti ormai 27,5 milioni quelli attivi mensilmente su tutte le catene. Un dato il quale sembra destinato ad aumentare nell’immediato futuro.
Un settore che desta molti appetiti
Le stablecoin sono una tipologia di criptovaluta molto particolare e dedicata al conseguimento di quella stabilità impossibile per le crypto normali. Sono legate ad un asset reale, solitamente il dollaro statunitense, e si prefiggono di mantenere un legame paritario con lo stesso.
Il continuo espandersi del loro mercato, sta provocando grandi attenzioni in altri attori dei pagamenti elettronici. In particolare da parte di PayPal, che ha varato di recente il suo token, PYUSD, con fondate speranze di assumere un ruolo di rilievo al suo interno.
Un settore che sta attirando l’attenzione anche della politica statunitense, con una proposta di legge elaborata da Cynthia Lummis e Kirsten Gillibrand. Il suo obiettivo è di dare vita ad un quadro di assoluta sicurezza, ad esempio mettendo al bando le stablecoin algoritmiche. Secondo gli osservatori, è il provvedimento in tema criptovalutario che ha le maggiori possibilità di essere approvato al Congresso USA.
Le stablecoin sono utilizzate per aggirare le sanzioni
Al tempo stesso, occorre anche sottolineare come le accuse nei confronti delle stablecoin stiano crescendo d’intensità. In particolare, infatti, è Tether ad essere finito nel mirino, a causa del suo utilizzo da parte di Venezuela e Russia per sfuggire alle sanzioni statunitensi.
Inoltre, USDT è stato espressamente citato all’interno di un rapporto elaborato dalle Nazioni Unite come strumento privilegiato per le attività criminali e l’evasione fiscale nel sud-est asiatico. Accuse che l’azienda ha rigettato con decisione, ma le quali restano sul tavolo.
Tether, però, ha un motivo di preoccupazione molto più forte, al momento. Essendo una realtà non statunitense, ove passasse il provvedimento sulle stablecoin il token non potrebbe più essere utilizzato dalle banche USA. Il suo modello di business, quindi, sarebbe colpito in maniera molto forte. Questo, secondo gli analisti, spiegherebbe la sua decisione di diversificare gli investimenti, in particolare indirizzandosi sull’intelligenza artificiale.