Il Partito Democratico, dopo le elezioni Europee dei prossimi 8 e 9 giugno, rischia di spaccarsi? Da ieri mattina, l’ipotesi è tornata a far discutere. In prima pagina sul Corriere della Sera c’era, infatti, un articolo di Francesco Verderami intitolato non a caso “L’equivoco Pd”. Raccontando il disagio dell’area popolare del partito e il ritorno sulla scena di Goffredo Bettini, grande sponsor della segreteria Schlein, il giornalista ha spiegato perché persiste l’idea di dividersi tra chi si sente riformista e chi più di sinistra. E fa anche segnare in rosso un giorno del calendario per capirlo meglio: tra poco più di una settimana, il 13 maggio. E’ per quel giorno che Bettini e i suoi ospiti, Giuseppe Conte e Francesco Rutelli su tutti, sono attesi presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma per la presentazione del volume.
E’ opportuno rimanere compagni di partito o è preferibile tornare a essere alleati? Il quesito tiene banco nelle conversazioni riservate, fuori e dentro il Palazzo, a cui partecipano personalità e dirigenti del mondo democratico. Tra una settimana sarà quindi interessante seguire la presentazione a Roma dell’ultimo libro di Goffredo Bettini. Appuntamento al quale parteciperanno Giuseppe Conte e Francesco Rutelli, che sono la proiezione dell’idea politica a cui tende e non da oggi l’autore di ‘Attraversamenti’. E cioè un ritorno al centrosinistra col trattino, dove ogni area ha un profilo e un ruolo definito nell’alleanza”.
E’ vero che il Pd rischia di dividersi? Tra una settimana lo farà capire la presentazione del libro di Bettini
In attesa della presentazione del libro del di nuovo protagonista Goffredo Bettini, il nocciolo della questione, ha riportato poi lo stesso Verderami, è stato spiegato da un dirigente del Pd con queste parole, tutte dedicate alle prossime elezioni Europee:
“Se vengono candidati pacifisti e atlantisti, filo-industriali e filo-sindacali, o c’è la capacità di fare sintesi politica o è molto difficile gestire la coesistenza”.
Ma che idea di Europa ha il Pd?
Ma intanto, oggi, cosa dice a microfoni accesi il Pd? A Sky Agenda ha parlato l’europarlamentare uscente ma ricandidata dal Pd alle prossime Europee nel collegio Nord Ovest, Irene Tinagli:
“L’Europa deve poter agire in uno scenario geopolitico con una voce unica. Abbiamo visto con le recenti crisi come l’Europa abbia bisogno di più strumenti per incidere. Serve, quindi, l’abolizione della regola dell’unanimità su alcuni provvedimenti; occorre dare all’Europa una forza maggiore. Sta di fatto che, in Italia, i partiti di maggioranza, sulla scia di quelli europei più identitari, hanno votato contro questa proposta di riforma perché il loro progetto, come detto dalla Meloni, è un’Europa degli Stati. Con meno unità e più nazionalismi, quindi”.
Gli stessi nazionalismi però, che per la Tinagli “si manifestano contraddittori e ipocriti“:
“Quando c’è da dare all’Europa poteri e strumenti per fare le cose esercitano il loro potere di veto. Ma quando ci sono delle crisi, bussano alle porte di Bruxelles”.
In nodo politico interno al Pd, in ogni caso, persiste anche su questo punto: tutti i dem la pensano così sull’Europa?