Continuano le proteste in Georgia contro la proposta di legge sugli agenti stranieri presentata dal partito al governo Sogno Georgiano. Il parlamento georgiano ha iniziato a discutere la bozza il 15 aprile. L’1 maggio è stata approvata alla seconda lettura. La terza lettura è prevista per metà maggio.
La proposta prevede di imporre ai media e alle Ong che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero di registrarsi come “agenti stranieri”. È stata criticata per la sua similitudine ad una misura adottata dalla Russia nel 2022. I manifestanti sollevano preoccupazioni in quanto potrebbe compromettere i sogni del paese di far parte dell’Unione Europea. Tag24 ha intervistato Valentina Chabert, analista Opinio Juris e dottoranda presso l’Università di Roma La Sapienza per approfondire la controversa proposta di legge georgiana.
L’intervista a Valentina Chabert sulla legge sugli agenti stranieri in Georgia
D: La Georgia è stata scossa da proteste di vasta portata a causa della proposta di legge sugli agenti stranieri che molti critici interpretano come un serio pericolo per la libertà dei media, della società civile e gli obiettivi del paese di avvicinarsi all’Unione Europea. In cosa consiste la proposta di legge sugli agenti stranieri in Georgia? Quali ripercussioni potrebbe avere effettivamente sulla società civile e i media dell’opposizione?
R: La legge sugli agenti stranieri, ribattezzata anche “legge Russa”, prevede che media e Ong che ricevono più del 20 per cento del proprio finanziamento complessivo dall’estero vengano registrati come soggetti all’influenza straniera. Per l’opposizione si tratta di un tentativo del governo di limitare la libertà di espressione sul modello di simili iniziative già approvate in Russia e in altri paesi dello spazio post-sovietico. Il partito di maggioranza che l’ha proposta, Sogno Georgiano, ritiene al contrario che si tratti di uno strumento necessario di trasparenza e di salvaguardia della sovranità nazionale.
Le similitudini con le norme russe
D: In cosa è diversa dalla versione precedente cioè quella presentata lo scorso anno? Quali sono i punti simili alla legge introdotta in Russia?
R: Rispetto allo scorso anno, la legge è arrivata alla seconda lettura con alcuni emendamenti e soprattutto con una denominazione diversa: da “agenti stranieri” si parla ora di “influenze straniere”.
La legge è stata anche denominata “legge russa” per via della somiglianza con una legge approvata dal Cremlino per monitorare l’opposizione a Putin. In Georgia, tuttavia, l’applicazione si prefigura essere differente. Ad essere tenute sotto controllo saranno Ong e media che prenderanno una percentuale di finanziamenti dall’estero e considerato che in Georgia l’ambiente Ong è dominato da realtà euroamericane significherebbe bollare come agenti stranieri realtà Usa o Ue.
Con il falso obiettivo governativo di evitare condizionamenti dall’estero e tutelare la sovranità nazionale, la piazza teme un allontanamento dal percorso europeo. In realtà, ciò che dovrebbe essere considerato in merito alla legge sono a mio avviso anche gli interessi personali del fondatore del partito di governo Sogno Georgiano, Bidzina Ivanishvili, che trarrebbe non pochi benefici dall’approvazione della normativa.
Il percorso della proposta di legge
D: Sappiamo che il partito al governo che ha presentato la proposta di legge ha la maggioranza al parlamento. Se la norma non verrà ritirata molto probabilmente passerà alla terza lettura. Ci si aspetta che il presidente georgiano non la firmerà ma che comunque la bozza diventerà legge. C’è un meccanismo che può permettere di bloccare la bozza e non farla diventare legge?
R: Negli ultimi anni, la Presidente georgiana Salome Zurabishvili si è trovata più volte ad essere in contrasto con il partito di governo. Già in occasione delle proteste scoppiate lo scorso anno in seguito alla prima lettura della legge, Zurabishvili aveva assicurato la piazza che non avrebbe apposto la firma alla legge. Tuttavia, il partito di maggioranza Sogno Georgiano ha sufficienti parlamentari per conseguentemente ribaltare la decisione della Presidente.
In ogni caso, nonostante i timori di Zurabishvili circa le potenziali minacce alla democrazia georgiana, tweet recenti rassicurano che il Paese non devierà il suo percorso europeo.
L’adesione della Georgia all’Unione Europea
D: Qual’è il tema alla base di questi scontri? Si parla di un avvicinamento alla Russia e di un allontanamento dall’Europa. È una lettura corretta?
R: Nel caso della Georgia, il discorso sulle proteste si è (in modo semplicistico) assestato attorno alla contrapposizione “piazza europea” e “governo filorusso”. Ci sono vari punti da chiarire in merito: innanzitutto, è stato proprio il partito Sogno Georgiano a fare domanda di adesione all’Unione Europea, che ha concesso lo status di Paese candidato alla Georgia lo scorso dicembre.
In passato il magnate fondatore di Sogno Georgiano Bidzina Ivanishvili ha addirittura più volte ribadito la volontà di far entrare la Georgia nell‘Alleanza Atlantica, pertanto parlare di governo “filo-russo” a mio avviso è fuorviante. Se si vuole guardare la questione dal punto di vista ideologico, allora è più corretto a mio avviso abbandonare la retorica “Europa – Russia” per concentrarci sulla contrapposizione tra “spinte democratiche” e “autoritarismo”.
Altre misure simili
D: Conosce altre misure simili a quella della Russia e della Georgia adottate da altri paesi nel mondo?
R: Ci sono altre leggi simili seppur non della stessa misura di quella adottata dalla Russia e quella in discussione in Georgia in altre aree dello spazio post-sovietico, come ad esempio in Kirghizistan. Dal 2021 in Kirghizistan si sta assistendo ad una progressiva erosione della libertà di stampa e soffocamento delle voci dissidenti. La legge è divenuta lo strumento per raggiungere tali obiettivi che includono anche la limitazione delle attività delle Ong.