C’era molta attesa sulla pubblicazione del rapporto relativo ai dati sull’occupazione negli Stati Uniti. Il rapporto in questione, Nonfarm Payrolls, è stato infine pubblicato provocando reazioni molto significative nel settore crypto.
I dati riportati al suo interno, infatti, affermano che il tasso di disoccupazione dovrebbe salire nel mese di aprile al 3,9%. Un decimale in più rispetto al 3,8% che era invece previsto dal governo statunitense. Secondo gli analisti, proprio tale aumento previsionale potrebbe spingere la Federal Reserve a operare una riduzione dei tassi di interesse. Una mossa la quale si tradurrebbe in una maggiore propensione all’investimento su asset rischiosi, un novero che comprende anche Bitcoin e criptovalute in genere.
Bitcoin, il rapporto sulla disoccupazione ne sospinge la quotazione
Sin dalla prima ora successiva alla pubblicazione del Nonfarm Payrolls, Bitcoin è tornato a crescere, superando la soglia dei 61mila dollari. Un trend che è poi proseguito, tanto che al momento BTC ha superato agevolmente anche i 63mila dollari.
Un nuovo balzo in avanti che va praticamente a cancellare, o quasi, una settimana estremamente complicata per l’icona crypto. Nel corso della quale il suo prezzo è calato sino a 57mila dollari, innescando forti preoccupazioni in tutta la criptosfera. Non è un mistero che tutti coloro che lavorano nell’innovazione finanziaria facciano il tifo per la creazione di Satoshi Nakamoto. Una sua corsa sfrenata, attesa in conseguenza dell’appena avvenuto quarto halving, potrebbe in effetti trascinare l’intero settore verso un vero e proprio Rinascimento.
Naturalmente, l’allarme non è ancora rientrato del tutto. Anche perché restano sul tappeto alcuni problemi di non poco conto, i quali potrebbero frenare gli entusiasmi dei trader. Tanto da spingere molti osservatori a rivalutare quanto affermato dagli analisti di JP Morgan, i primi in pratica ad affermare che la bull run di BTC non ci sarebbe stata. A renderla impossibile, secondo loro, il sovrapprezzamento del token nel corso dei mesi passati. Tale da erodere i margini per una ulteriore crescita del suo prezzo, almeno nel breve termine.
Mentre sulla lunga durata c’è da tenere in conto il previsto esaurimento delle riserve di Bitcoin presenti negli exchange centralizzati. Secondo Bybit si esauriranno entro nove mesi. Ove ciò avvenisse realmente, lo shock dal lato offerta sarebbe automatico, con conseguenze facilmente immaginabili.
Bitcoin: la situazione continua ad essere confusa
In effetti, la nuova inversione di cui è protagonista la criptovaluta regina conferma il quadro molto contrastato preventivato dagli osservatori più acuti. Tanto da spingere Standard Chartered a revisionare in maniera profonda le proprie indicazioni su BTC.
Se qualche settimana fa la più grande azienda finanziaria britannica aveva indicato la possibilità di una crescita di Bitcoin sino a 150mila dollari entro la fine di quest’anno, in un secondo studio pubblicato pochi giorni fa ha invece affermato che dopo aver toccato i 57mila dollari, la discesa non sarebbe ancora terminata. Indicando la possibilità di un atterraggio non proprio morbido in una forbice compresa tra i 50 e i 52mila dollari.
Un pronostico che sembra ora allontanarsi sullo sfondo, senza però svanire del tutto. In effetti ci sono alcuni dati da tenere presenti, per chi intende fare trading di Bitcoin. L’ultimo dei quali è quello relativo alla possibilità che ben presto possano essere riversati sul mercato i token restituiti ai creditori di Mt. Gox. Un quantitativo pari a oltre 9 miliardi di dollari i quali rappresentano al momento la classica mina vagante.
I creditori, infatti, attendono di essere risarciti ormai da dieci anni. Non è azzardato pensare che appena tornati in possesso dei propri coin possano decidere di approfittare di un prezzo ancora molto alto, per rientrare dei soldi investiti. Ove si verificassero vendite massicce, tornerebbe ad affacciarsi lo spettro evocato da Standard Chartered.