Oltre quattro miliardi e mezzo di utili: questo è il risultato fatto registrare da Tether nel corso del primo quadrimestre dell’anno in corso. Il dato è contenuto all’interno della relazione sul periodo in considerazione e fa capire in maniera eloquente lo stato di salute dell’azienda.

Nello stesso periodo, il patrimonio netto si è attestato a quota 11,37 miliardi di dollari, mentre l’emissione è pari a 12,5 miliardi di USDT. Dati che sono stati attestati da BDO, una società di revisione contabile indipendente. Il risultato è stato ottenuto per un miliardo dalle operazioni collegate direttamente alla stablecoin, in particolare tramite i titoli del Tesoro statunitense. Il resto è invece frutto della rivalutazione degli investimenti effettuati da Tether in oro e Bitcoin.

Un trimestre eccellente, per Tether

Per capire il risultato conseguito da Tether nel corso del primo trimestre del 2024, basta partire da un dato: alla fine dell’anno passato il suo patrimonio netto ammontava a sette miliardi di dollari.

È stato Paolo Ardoino, il CEO dell’azienda, a commentare il risultato conseguito. Ha infatti affermato: “nel riportare non solo la composizione delle nostre riserve, ma ora anche il patrimonio netto del gruppo, di 11,37 miliardi di dollari, Tether sta ancora una volta alzando l’asticella nell’industria delle criptovalute in termini di trasparenza e fiducia.”

Altro dato di grande interesse è poi quello relativo alle riserve. Tether, infatti, rende nota l’esposizione a oltre 90 miliardi di dollari in titoli di Stato statunitensi, registrati sotto forma di contanti ed equivalenti di cassa. Ciò si traduce nella copertura del 90% dei token emessi con titoli caratterizzati da alta liquidità. Tali da poter garantire il rimborso rapido degli USDT emessi.

Un risultato non proprio scontato, considerati i tanti sospetti, più di una volta giustificati, sulla mancata copertura dei token emessi. E che, soprattutto, potrebbe diventare difficilmente ripetibile nel caso fosse approvato il Lummis-Gillibrand Payment Stablecoin Act presentato alla metà del mese passato.

La nuova legge sulle stablecoin potrebbe colpire con forza Tether

Il provvedimento presentato dalle due senatrici Cynthia Lummis e Kirsten Gillibrand, si propone di delineare i paletti entro i quali dovrebbero operare le stablecoin. I punti qualificanti del provvedimento sono il divieto a quelle algoritmiche e la sicurezza delle riserve a garanzia dei token emessi.

A giovarsi del nuovo quadro sarebbero le banche, cui sarebbe permessa l’entrata nel settore. Mentre a rimetterci, secondo gli osservatori, potrebbe essere proprio Tether. In particolare, il suo non essere un’entità statunitense potrebbe contribuire ad eroderne la posizione di dominio sinora esercitata tra le stablecoin.

Ad affermarlo è un rapporto pubblicato dagli analisti di S&P Global Ratings. A loro detta, infatti, la legge darebbe un vantaggio competitivo alle banche. Tutto ciò, “potrebbe anche ridurre il dominio di Tether nel mercato globale delle stablecoin”. Il motivo di questa previsione è da collegare proprio al fatto che le banche statunitensi non possono effettuare transazioni collegate a stablecoin non riconducibili a entità estere. Di conseguenza andrebbero a ridurre la domanda di USDT.

Intanto Tether sta diversificando gli investimenti

Al tempo stesso, occorre ricordare che già ora Tether effettua una parte maggioritaria delle proprie operazioni all’estero. Operazioni che avvengono in gran parte sulla blockchain di Tron, dando il destro all’ONU di indicare USDT come lo strumento preferito per il riciclaggio di denaro e le frodi informatiche che avvengono nel sud-est asiatico.

Nel frattempo, l’azienda sta investendo in maniera massiccia per cercare di diversificare il proprio modello di business. In particolare lo sta facendo nel settore dell’intelligenza artificiale, nel mining di Bitcoin e nella produzione di energia pulita.

Inoltre ha investito 200 milioni di dollari in Blackrock Neurotech, azienda impegnata nella costruzione di interfacce cervello computer (BCI). Mosse che potrebbero aiutarla a reggere meglio il contraccolpo di una nuova normativa USA sulle stablecoin.