3 maggio, è il World Press Freedom Day. Ogni anno Reporter senza frontiere (Rsf) pubblica una classifica che indica quanta libertà di stampa e quale margine di lavoro hanno i giornalisti ed i media nei vari paesi del mondo.
A seconda degli anni cambiano le sfide e le difficoltà che quotidiani, televisioni, radio e rete devono affrontare. Se l’anno scorso la parola più gettonata era “AI” (cioè intelligenza artificiale), nel 2024 Rsf indica le ingerenze della politica come uno dei fattori che mette a rischio lavoro e vita dei giornalisti.
Non solo dittature o paesi semi-democratici come Russia, Egitto e Turchia, ma anche l’Italia viene tenuta sott’occhio: dalla vicenda Agi all’insofferenza dei partiti al governo per la gestione in Rai, il report 2024 ha acceso il dibattito e le reazioni nella politica italiana. Su tutti spicca il monito del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Va salvaguardata la libertà d’espressione“.
Reporter senza frontiere, allarme sulla libertà di stampa. Cosa dice il rapporto e quali sono state le reazioni di Mattarella e della politica italiana
Il report 2024 di Rsf tratteggia un quadro preoccupante per la libertà di stampa. In diversi paesi del mondo “un’imitazione spettacolare dei metodi repressivi russi” ha intralciato in modi più o meno gravi il lavoro dei giornalisti e dei media.
Accesso alle fonti, cancellazione di articoli, inserimento delle richieste degli editori ed omicidi non riguardano soltanto dittature o paesi di fragile democraticità (come nel Sud America), ma le minacce al mondo giornalistico nel 2024 sono andate di pari passo con i teatri di guerra che si sono aperti in Palestina ed in Ucraina.
L’anno scorso era l’intelligenza artificiale a spaventare gli operatori dei media per la cancellazione di quel confine fra giornalista reale e chi raccoglie invece automaticamente i dati con un algoritmo; quest’anno invece è il sostegno politico a mancare ai giornalisti. Come scritto nel report, c’è
un preoccupante calo del sostegno e del rispetto per l’autonomia dei media e un aumento della pressione da parte dello Stato o di altri attori politici.
E l’Italia? Il tentato acquisto dell’Agi, seconda agenzia di stampa, per mano di un deputato leghista (e del governo) indica secondo Rsf il tentativo di modificare a proprio favore l’ambiente mediale italiano. Dal 41esimo posto del 2023 l’Italia scende al 46esimo nel report 2024 di Rsf.
Dalla politica italiana e da Mattarella sono arrivate diversi commenti e reazioni di segno opposto. Se il presidente della Repubblica ha ricordato che bisogna favorire anche le opinioni diverse dalle proprie, le opposizioni sfruttano l’occasione per criticare i tentativi di un’esponente della maggioranza di acquistare l’agenzia stampa dell’Agi.
Mattarella ai candidati del David di Donatello: “Salvaguardare la libertà d’espressione”
Il timing non era stato di certo previsto ma coincidenza ha voluto che il report di Rsf è stato pubblicato nel giorno stesso in cui Sergio Mattarella ha salutato i candidati e le candidate alla prossima edizione del David di Donatello. Nel cinema e nel successo di alcune pellicole resta forte, nonostante le difficoltà del settore, la voglia di emergere di voci altre e diverse.
Sono i giovani, secondo il presidente della Repubblica, a rappresentare un valore aggiunto e a permettere forme d’espressione e di opinioni che non si trovano altrove:
Grande attenzione va rivolta in particolare all’espressione dei giovani artisti, che devono poter provare, sperimentare, dunque formarsi e crescere. L’ingresso di nuove generazioni produce nuova ricchezza. Esprime libertà, quella libertà da assicurare anche a chi non condivide i nostri gusti, a chi la pensa diversamente.
Certo, il discorso di Mattarella esula per un attimo dal report in senso stretto, ma quanto detto oggi combacia con le affermazioni espresse agli inizi di marzo: la libertà di stampa è l’espressione migliore che hanno i giornalisti per permettere la sopravvivenza e lo sviluppo della democrazia.
Le forze d’opposizione, dal PD al M5S, sono d’accordo con Rsf. Conte: “L’ossequio al potere è un rischio dilagante”
Naturalmente il rapporto di Rsf è l’occasione per le forze d’opposizione di tirare acqua al proprio mulino ed indicare che i partiti al governo (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia) sono più che interessati a complicare il lavoro di media e giornalisti.
Proprio la vicenda di Agi viene usata dalle varie forze d’opposizione per spiegare che non è auspicabile che un deputato possa ottenere, oltre a tre quotidiani di destra, anche la gestione di un’agenzia di stampa. Pericolo che sia Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, che Francesco Boccia (senatore del PD), hanno trovato indicato nelle parole di Rsf.
Parlando a Conselice, in provincia di Ravenna, Costante ha messo in guardia dalle eccessive ingerenze politiche nell’attività giornalistica:
Mentre in Europa si approva il Media Freedom Act, in Italia l’informazione rischia l’orbanizzazione, stretta come si ritrova tra gli effetti della riforma Cartabia, l’eterna tentazione di prevedere la pena del carcere per i cronisti, la situazione della governance Rai, il conflitto di interessi, le ingerenze della politica.
Giuseppe Conte, leader del M5S, sembra farne una questione di classifica, come se l’Italia stesse partecipando ad un campionato che prevede medaglie d’oro per i primi in classifica ed un imperitura vergogna per gli ultimi. Finire nella stessa fascia di Polonia ed Ungheria, secondo Conte, indica che il governo di Meloni sta trasformando il sistema mediale italiano in senso repressivo come negli altri due paesi.
Resta comunque da sottolineare, come fa lo stesso ex presidente del Consiglio, che questo governo di centrodestra si sta mostrando sempre più insofferente contro qualsiasi rimostranza (non solo delle opposizioni politiche). Fra le righe del post di Conte si può notare che specialmente Fratelli d’Italia stia cercando, attaccando spesso le figure intellettuali e culturali italiane, di ottenere quella centralità che secondo una certa destra la sinistra ha monopolizzato in questi anni.
Le “leggi bavaglio“, poi, sono un altro discorso, che spesso cadono sotto la partigianeria di chi ne scrive o parla. Se si può concordare, tanto per fare un esempio, che dare una qualche forma di “imprimatur” agli artisti che si esibiscono a Sanremo (come accadde dopo le frasi sulla pace in Medioriente dette da Dargen D’Amico) sia un’assurdità, bisogna anche ricordare che alcuni quotidiani definiscono così anche quei tentativi governativi di aiutare il lavoro giudiziario non facendo trapelare nulla prima dei vari processi.
Infine, la posizione della senatrice PD Enza Rando ricorda quei giornalisti che vivono quotidianamente sotto scorta per il loro lavoro. Oggetto di disprezzo da alcuni politici, queste figure si trovano costrette fra le pressioni dei propri editori e le difficoltà economiche di un settore che ancora deve fare i conti con la velocità dei social e oggi dell’intelligenza artificiale.
Il rapporto di Rsf a tal proposito sottolinea:
Un numero crescente di governi e autorità politiche non stanno adempiendo al proprio ruolo di garanti del miglior ambiente possibile per il giornalismo e del diritto del pubblico a notizie e informazioni affidabili, indipendenti e diversificate.
Fratelli d’Italia ribatte al report: “Stiamo preparando un pdl per ricordare i giornalisti uccisi”
Paolo Emilio Russo, capogruppo di Forza Italia in Commissione Affari Costituzionali, idealmente si collega a quanto scritto su X dalla senatrice Rando, parlando di un disegno di legge proposto da lui e sottoscritto da forze d’opposizione e maggioranza: questo pdl riguarda l’istituzione di una “Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento della loro professione“, da istituire per il 3 maggio.
Proprio in coincidenza con la Giornata mondiale per la libertà di stampa, in un’unione ideale che vuole ricordare chi è stato ucciso per l’espressione di idee diverse rispetto a quelle decise da qualche potere politico. Russo in una nota ha scritto:
La libertà di stampa che ogni Stato riconosce alle giornaliste e ai giornalisti è un metro importante per valutare la qualità di una democrazia. Il nostro Paese garantisce e deve continuare a farlo la massima libertà e sostiene, attraverso le sue articolazioni, il pluralismo e la libera informazione. Il Parlamento lavora – unito – in questa direzione e la Camera dei deputati sta discutendo proprio in queste settimane la proposta di legge che ho depositato e che è stata sottoscritta da tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione che istituirà, a partire dal prossimo anno, la Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento della loro professione, il 3 maggio.