Si chiama Gennaro Petrucci ed ha 73 anni l’uomo arrestato nelle scorse ore con l’accusa di aver ordinato l’omicidio dell’ingegnere ed ex pentito di mafia Salvatore Coppola, consumatosi il 12 marzo scorso a San Giovanni a Teduccio, nel Napoletano: si tratterebbe del marito dell’imprenditrice antiracket Silvana Fucito. Lo riporta l’Ansa.

Arrestato il presunto mandante dell’omicidio di Salvatore Coppola a San Giovanni, Napoli

Stando a quanto ricostruito finora, l’omicidio sarebbe scaturito da una lite scoppiata tra Petrucci e Coppola per una villa da mille metri quadrati e piscina situata a Portici, in provincia di Napoli: il 73enne, marito dell’imprenditrice antiracket Silvana Fucito, avrebbe assoldato un sicario, il 64enne Mario De Simone, e, in cambio di ventimila euro, gli avrebbe ordinato di sparare al 66enne.

I fatti risalgono al 12 marzo scorso: l’ingegnere ed ex pentito di mafia era tornato a San Giovanni a Teduccio, suo paese d’origine, dopo essere stato destinato a una località protetta per aver collaborato con la giustizia, quando, nel parcheggio di un supermercato Decò della zona, era stato raggiunto da un colpo di arma da fuoco al volto ed era morto.

Si pensava che a prenderlo di mira fossero stati gli esponenti di qualche clan locale in cerca di vendetta; le indagini, condotte dalla finanza e dalla squadra mobile con il supporto della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno invece permesso di accertare il coinvolgimento del 73enne arrestato.

La villa oggetto di disputa

Alla base ci sarebbe una disputa immobiliare per una villa che nel 2014 era stata sequestrata dalla finanza ad una società appartenente a Silvana Fucito, moglie di Petrucci ed ex presidente dell’associazione “San Giovanni a Teduccio per la legalità”, nell’ambito di un’inchiesta per frode.

Nel 2021 la villa – nel frattempo sottoposta a una procedura di esproprio e di vendita – era stata acquistata da una società di San Giorgio a Cremano; nel 2023 Fucito e Petrucci ne avevano contestato l’aggiudicazione perché sostenevano che dietro tale società vi fosse Salvatore Abbate, con precedenti per riciclaggio e  intestazione fittizia in favore di diversi clan camorristici.

Stando alla ricostruzione dei coniugi, l’uomo si sarebbe fatto accompagnare, per i sopralluoghi, proprio da Salvatore Coppola. Da qui l’odio provato da Petrucci (Fucito è invece estranea ai fatti) nei suoi confronti e la decisione di “vendicarsi”. Per il gip che ne ha convalidato il fermo, il 73enne pianificò tutto, mostrando “una lucida determinazione omicida”. Lo riporta sempre l’Ansa.

Determinanti ai fini del suo arresto sarebbero state le intercettazioni captate nell’ambito di un’indagine parallela, che avrebbero permesso di ricostruire gli ultimi contatti di Coppola e da quelli risalire all’esecutore materiale dell’omicidio – che per recarsi sulla scena del delitto avrebbe usato un’auto con gps, venendo rintracciato – e poi al mandante, che De Simone avrebbe espressamente citato in una conversazione con il fratello.

L’agguato di San Giugliano in Campania

Alla stessa ora in cui Salvatore Coppola veniva ucciso da De Simone su ordine di Petrucci a San Giovanni a Teduccio, a San Giugliano in Campania, a una ventina di chilometri di distanza, il 30enne Gennaro Giappone, detto “Genny”, veniva ferito a colpi d’arma da fuoco nei pressi di un’attività di noleggio.

L’uomo, noto per essere il nipote di alcuni cantanti neomelodici napoletani, aveva raccontato agli inquirenti di essere stato vittima di una rapina; si pensa però che possa essere stato colpito nell’ambito di un “regolamento di conti” legato ad alcune vicende personali.

Nel 2019 era stato arrestato per detenzione illegale di arma da fuoco; ancor prima era stato sottoposto all’obbligo di firma per coltivazione di sostanze stupefacenti.