Il 2 maggio 2024 a Roma si è svolta la sesta udienza del processo Regeni. Si torna a far luce sulla vicenda riguardante la morte del giovane ricercatore friulano, ucciso nel 2016 in Egitto, mentre stava svolgendo un dottorato di ricerca.

Durante il corso dell’ultima udienza del 24 aprile, in tribunale sono state mostrate le immagini del cadavere del ricercatore italiano, con evidenti segni di tortura, accompagnate dall’analisi del medico legale e di un tossicologo.

Oggi sono intervenuti in l’agente dello SCO, Alessandro Gallo, che ha partecipato al Cairo alle indagini per la morte di Giulio Regeni. In seguito il colonnello Vincenzo Nicolì e il colonnello del Roc Loreto Biscardi. Tag24 ha seguito l’udienza grazie all’inviato Thomas Cardinali.

Processo Regeni, Agente Gallo (Sco): “Non c’è mai stata una vera cooperazione da parte delle autorità egiziane “

L’agente dello SCO (Shanghai Cooperation Organization), Alessandro Gallo, ha disposto come testimone nella sesta udienza per il processo Regeni. L’agente in Egitto, a il Cairo, ha partecipato alle indagini per la morte di Giulio.

In tribunale ha mostrato le immagini dei cadaveri della banda egiziana accusata dalla National Security di aver ucciso il giovane ricercatore friulano. Gallo, nel suo intervento, durato oltre dieci minuti, ha spiegato dettagliatamente perché l’ipotesi paventata dalle autorità egiziane sulla morte di Giulio non plausibile.

“Su un corpo c’è una ferita difficilmente compatibile con i fori sul furgoncino. C’è fuoriuscita cerebrale e questo avviene con colpi ravvicinati e da dietro la nuca. Ci sono anche i referti medici che parlano di una distanza oltre la breve distanza, ma c’è questo dato oggettivo che la rende incompatibile con una distanza breve”.

Dopo le parole di Gallo, la giudice rigetta l’opposizione e dichiara:

“Non è una valutazione personale ma obiettiva perché fatta da persone esperte”.

Successivamente in aula vengono mostrati alcuni documenti appartenenti a Giulio Regeni. Poi vengono mostrati altri oggetti, non riconosciuti come appartenenti alla vittima. E Gallo continua nella sua deposizione:

“Dei tabulati delle persone decedute sono stati ottenuti in data 24 marzo 2016. Uno dei tabulati non è stato fornito, un altro file risulta vuoto. Dei tre rimanenti solo uno ha generato traffico telefonico il giorno della scomparsa di Giulio Regeni. Dall’analisi emerge che le altre due telefonate siano state fatte nel febbraio 2016, quindi dopo la morte. L’utenza ha agganciato una cella approssimativamente in una zona a 100km nord est dal centro del Cairo. Si evince dunque che era una distanza impossibile da coprire in pochi minuti”.

Ecco il video con l’intervento integrale di Alessandro Gallo nel corso della sesta udienza per la morte di Giulio Regeni:

Sesta udienza, Colonnello Vincenzo Nicolì: “Sul caso Regeni le autorità egiziane non hanno davvero collaborato”

Il Colonnello Vincenzo Nicolì è intervenuto nella sesta udienza del processo per Giulio Regeni in quanto operante al Cairo durante le indagini. Il colonnello in tribunale ricorda più volta “costante” monitoraggio da parte della National Security per quanto riguarda le indagini sull’omicidio.

Nel suo intervento sottolinea come le autorità italiane presenti al Cairo non abbiano mai ricevuto aiuto da parte di quelle egiziane nello svolgimento delle indagini.

“Le autorità egiziane ci fecero assistere ad assunzioni di testimonianze non oggettive che si basavano solo sul racconto di testimoni. Tutto il movimento fatto dal gruppo di lavoro in Egitto veniva evidentemente monitorato dalle autorità egiziane. Noi insistevamo su due dati fondamentali: il traffico di cella e le telecamere della metropolitana perché eravamo sicuro che in quei dati avremmo potuto avere riscontro“.

Il colonnello poi ha continuato:

“Dopo il 24 marzo, quando furono uccisi i presunti criminali, le autorità egiziane non ci avvertirono e sperarono che i nostri agenti sul posto prendessero l’aereo per Roma ma fortunatamente non fu così. Nella riunione a Roma del 7 e 8 ottobre facemmo vedere agli egiziani che secondo i dati della cellula del telefono come i movimenti di Giulio fossero incompatibili con l’area in cui i cinque uccisi operavano”.

Colonnello Biscardi (Ros): “Le nostre domande sulla morte di Regeni non erano gradite”

E’ intervenuto come testimone alla sesta udienza del processo Regeni il Colonnello del Ros, Loreto Biscardi, anche lui presente nel corso delle indagini al Cairo.

Il colonnello nel corso del suo intervento in aula ha parlato degli imputati che hanno accompagnato gli agenti italiani sul luogo del ritrovamento del cadavere del giovane ricercatore del Friuli Venezia Giulia.

“Non si può definire un rapporto sereno tra colleghi perché le nostre domande non erano gradite. Ci hanno seguito costantemente”.

Nell’intervento poi si è fatto riferimento all’assenza di videocamere tra la casa Giulio e la fermata più vicina dalla metropolitana si soffermano sul luogo di ritrovamento del corpo e il colonnello, sul ritrovamento del corpo, ha dichiarato:

“È stato trovato il corpo su un ponte fuori città. Nelle foto scattate sono presenti più volte sempre il colonnello Elmy e un altro maggiore. Queste due persone erano sempre presenti nelle varie riunioni e attività investigative. Hanno solo descritto le modalità di ritrovamento, successivamente dopo esame autoptico hanno parlato di segni evidenti di torture. Loro riconducevano la morte a qualcosa di violento, citando anche come ipotesi una sorta di complotto dei Fratelli Mussulmani per rovinare i rapporti tra Italia ed Egitto. Sottolineavano come la polizia fosse fuori da un crimine così violento”.

Sul sindacalista Mohamed Abdallah interrogato il 10 febbraio Biscardi sottolinea :

“C’è stato indicato dell’autorità egiziana, erano loro a condurre l’interrogatorio e noi potevamo comunicare con loro tramite interprete dell’ambasciata ma mai porre domande in modo diretto. La maggior parte delle nostre domande venivano bollate come non rilevanti per il caso ed evitate spesso con fastidio”.

Processo Regeni, l’avvocato Ballerini subito dopo la sesta udienza

Alessandra Ballerini, l’avvocato dei genitori di Giulio Regeni, ha rilasciato una dichiarazione a margine dell’udienza del 2 maggio. L’avvocato ha posto particolare attenzione alle deposizioni rilasciate dai militari italiani intervenuti in aula come testimoni.

Un particolare focus sarà posto sui risvolti della prossima udienza, prevista per il 21 maggio. Intorno alla partecipazione dei testimoni egiziani, si paventa il rischio che non vogliano parlare per paura.

“Oggi iniziano a venire fuori i particolari sui depistaggi e sulle difficoltà dei nostri investigatori per iniziare le indagini al Cario, l’ostruzionismo e l’assoluta mancanza di collaborazione da parte delle autorità egiziane. C’erano molte contestazioni da parte degli egiziani. Ai nostri era impedito di fare domande dirette”.