Il coniuge separato ha diritto alla pensione di reversibilità? La situazioni che possono rientrare nella casistica della reversibilità sono numerose. Si pensi, ad esempio, a due ex coniugi di circa 60 anni con tre figli, con assegno di mantenimento a carico di uno dei due. I casi che possono aprirsi in questa situazioni sono due, il primo dei quali riguarda la circostanza che il coniuge abbia effettivamente versato l’assegno di mantenimento. Situazioni di questo tipo potrebbero essersi protratte nel corso del tempo.
Un’ulteriore situazione è quella del coniuge che avrebbe dovuto ricevere il mantenimento: nel caso in cui non dovesse avere un lavoro fisso e dovesse venire a mancare l’altro coniuge, avrebbe diritto a ricevere l’assegno la pensione di reversibilità? Infine, cosa avviene ai contributi previdenziali versati nel caso di premorienza di uno dei coniugi separati, prima di andare in pensione?
Pensione, ecco quando il coniuge separato ha diritto alla reversibilità
Il diritto a ricevere la pensione di reversibilità nel caso di coniugi separati è articolato e può andare ricomprendere situazioni di varia natura. Anche perché, di recente, l’Istituto di previdenza ha rivisto l’intera materia, con due circolari, la numero 185 del 2015 e quella meno lontana nel tempo numero 19 del 1° febbraio 2022.
Secondo quanto stabilisce l’Inps, anche il coniuge separato ha diritto a percepire la pensione ai superstiti. Un primo quesito a questa regola generale si ha nel diritto a percepire il trattamento per i superstiti anche in presenza di un addebito di separazione. In tale situazione, secondo quanto stabilito dall’Inps, il diritto scatta se il coniuge ha diritto agli assegni alimentari.
Diritto agli alimenti e sentenza della Corte costituzionale 286 del 1987
Tuttavia, nel rifarsi alla sentenza della Corte costituzionale numero 286 del 1987, l’Inps rileva che i magistrati non hanno riscontrato alcune differenza di trattamento per il coniuge separato. Quindi, nella situazione di separazione sia con addebito che senza addebito, “l’articolo 22 della legge 21 luglio 1965, numero 903, riconosce il diritto alla pensione ai superstiti in favore del coniuge superstite. La predetta disposizione normativa non richiede, quale requisito per ottenere la pensione di reversibilità o indiretta in favore del coniuge superstite, la vivenza a carico del dante causa al momento della morte di quest’ultimo, ma unicamente l’esistenza del rapporto coniugale con il coniuge defunto pensionato o assicurato”.
Pertanto, nella situazione prospettata, il coniuge destinatario della pensione di reversibilità ha diritto al trattamento riservato ai superstiti, a prescindere dal fatto che avesse percepito nel tempo o meno l’assegno alimentare.
Pensione coniuge separato reversibilità, cosa prevede l’Inps?
Il punto 2, della circolare 19 del 1° febbraio 2022 stabilisce che al coniuge separato, anche con addebito o per colpa senza diritto agli alimenti, può essere riconosciuta la pensione di reversibilità in quanto risulta equiparato, sotto tutti i profili, al coniuge superstite, in favore del quale opera la presunzione di vivenza a carico del dante causa.
Per la determinazione del diritto a percepire la pensione di reversibilità, il paragrafo 2.1 della circolare numero 185 del 2015 stabilisce che “anche il coniuge separato ha diritto al trattamento pensionistico ai superstiti. In particolare, in caso di addebito della separazione, il coniuge separato superstite avrà diritto alla pensione solo nel caso in cui risulti titolare di assegno di mantenimento stabilito dal tribunale”.
Contributi previdenziali in caso di premorienza, che fine fanno?
Lo stesso meccanismo si può applicare anche nel caso in cui uno dei coniugi dovesse morire prima di maturare la pensione. In questa ipotesi, il trattamento ai superstiti verrà calcolato sui contributi previdenziali pagati fino al momento della morte del coniuge. Qui le informazioni su come viene tassata la pensione di reversibilità nel Modello 730 del 2024.