Lo schema Ponzi non tramonta mai. A dimostrarlo è la notizia proveniente dagli Stati Uniti, ove il Federal Bureau of Investigation ha arrestato un uomo che ha sottratto ben 43 milioni di dollari ai malcapitati i quali avevano creduto alle sue promesse di grandi ritorni sugli investimenti effettuati.
La truffa da questi congegnata prevedeva l’investimento di denaro in un’attività, naturalmente fittizia, di ospitalità a Las Vegas e nella compravendita di criptovaluta. Una vicenda che conferma come ancora troppe persone ignorino le precauzioni di fronte alle promesse di grandi rendimenti.
Nuovo schema Ponzi negli Stati Uniti: cosa è accaduto?
L’FBI ha arrestato nella mattinata di ieri Idin Dalpour, con l’accusa di aver orchestrato uno schema Ponzi da 43 milioni di dollari. La società da lui creata appositamente, Maxben Group, indica come meta degli investimenti effettuati il settore immobiliare, l’ospitalità, le attività di intrattenimento e le squadre sportive professionistiche. Un novero in cui non rientra il trading di criptovalute che, secondo l’FBI, era gestito tramite un’attività separata.
È stata la stessa agenzia a rilasciare un comunicato stampa al proposito. All’interno del quale James Smith, vicedirettore responsabile dell’ufficio di New York del Federal Bureau of Investigation, ha dichiarato: “Per quattro anni, Idin Dalpour ha utilizzato false promesse di rendimenti elevati per invogliare le vittime a investire nelle sue presunte imprese di ospitalità e commercio di criptovalute, ma in realtà ha utilizzato questi pagamenti per soddisfare altri debiti o spese personali”.
Per poi aggiungere: “Imbrogliare gli investitori per milioni distrugge la fiducia dei clienti e la credibilità dei potenziali consulenti, entrambi vitali per il successo del mercato degli investimenti.” Un reato che nella culla del capitalismo è presa molto sul serio e la quale potrebbe condurre il responsabile dietro le sbarre per un congruo numero di anni. L’accusa di frode telematica è infatti punibile sino a 20 anni di carcere.
Mentre Damian Williams, procuratore degli Stati Uniti per il distretto meridionale di New York, ha aggiunto: “Idin Dalpour ha detto agli investitori che avrebbero potuto ottenere enormi rendimenti investendo attraverso di lui in una presunta attività di ospitalità a Las Vegas e in un’operazione di trading di criptovalute. Come affermato, le promesse di Dalpour erano un miraggio e lui stava gestendo un classico schema Ponzi pagando agli investitori i presunti rendimenti con il denaro di altri investitori. Invece di utilizzare i fondi degli investitori come promesso, Dalpour ha speso generosamente per sé stesso, incluso l’accumulo di perdite nel gioco d’azzardo per circa 1,7 milioni di dollari e il pagamento delle tasse scolastiche private dei suoi figli. Ora, la scommessa di Dalpour lo porta ad affrontare accuse penali federali per i suoi presunti crimini.”
Il responsabile non è nuovo ad episodi simili
Lo stesso Dalpour avrebbe ammesso dal canto suo di aver effettivamente condotto le operazioni per le quali è sotto accusa. Del resto, per lui non si tratta di una novità assoluta, essendo stato già citato in giudizio in relazione alle sue attività, il Gruppo Maxben.
Già nel mese passato, infatti, due istituti di credito hanno presentato una denuncia contro Dalpour e la sua società. In quel caso oggetto del contendere era la violazione del contratto dopo aver preso in prestito 2,5 milioni di dollari nel 2023. Soldi naturalmente mai rimborsati.
Mentre risale al settembre del 2023, la causa intentata da tre investitori, i quali lo hanno accusato di frode. Un raggiro condotto con la violazione dei contratti sottoscritti e l’investimento di cinque milioni di dollari a lui affidati nella sua azienda, per fini personali.
Criptovalute e schema Ponzi: sono sempre di più gli episodi di questo genere
Come si può notare, ormai anche le criptovalute sono molto utilizzate nell’ambito degli schemi Ponzi. Una tendenza facilitata dalla grande risonanza che il settore si è assicurato sui media. La spasmodica attenzione con cui sono seguite le vicende del Bitcoin, in effetti, si tramuta in una sorta di passe-partout per i malintenzionati.
Basta in effetti vedere quanto accaduto nel caso OneCoin, ordito da Ruja Ignatova e basato sulla promessa di ingenti ritorni per gli investitori. Una vicenda culminata nella fuga della protagonista e nella scomparsa di un numero imprecisato di miliardi di dollari.
In effetti, proprio la promessa di ritorni inverosimili è in grado di abbattere ogni resistenza da parte degli investitori. A poco servono gli allarmi lanciati dagli esperti, considerato il periodico ripetersi di episodi simili. Tanto da poter concludere che non sarà certo questo, l’ultimo schema Ponzi, criptovalute o meno.