È soddisfatto e non lo nasconde il ministro dei Beni culturali Gennaro Sangiuliano dopo la notizia del ritorno in Italia della statua dell’Atleta vittorioso attribuita a Lisippo. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani e Sangiuliano ha accolto la notizia a margine della presentazione del bando per la Capitale italiana dell’arte contemporanea.

Sangiuliano e il ritorno in Italia dell’Atleta di Lisippo: “Non destabilizzerà il sistema museale internazionale”

Si potrebbe dire “giustizia è fatta“!

Forse un’esclamazione un po’ troppo altisonante ma, comunque, appropriata per la sentenza della Corte europea dei diritti umani che ha stabilito all’unanimità che la fondazione Paul Getty dovrà restituire all’Italia la statua greca in bronzo dell’Atleta vittorioso, attribuita a Lisippo e attualmente esposta al museo della villa Getty a Malibu, in California.

Una decisione che il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano accoglie con soddisfazione quando viene raggiunto dai cronisti, tra cui l’inviato di TAG24 Michele Lilla, dopo la presentazione del bando per la Capitale italiana dell’arte contemporanea.

Sangiuliano, in particolare, precisa che la sentenza non andrà a irrigidire i rapporti tra musei, basati su un sistema di prestiti internazionale.

“Non destabilizza affatto il sistema museale internazionale. Qui si tratta di rispettare la legalità internazionale: se una persona ruba un’automobile a Roma e la porta a Parigi, si chiede la restituzione dell’auto. Siamo di fronte alla legge, non c’entra la politica diplomatica. Noi siamo apertissimi agli scambi museali, li incentiviamo, organizziamo mostre con beni che vengono da altre parti del mondo e prestiamo le nostre opere a grandi mostre straniere”.

Il ministro spiega che la statua, molto probabilmente, sarà esposta a Fano (“Perché viene anche chiamata ‘L’Atleta di Fano’“) ma non esclude la possibilità di farla conoscere in giro per l’Italia attraverso mostre e tour espositivi.

Quando, infine, Michele Lilla gli chiede se ci siano novità circa i ritratti dello Studiolo di Federico da Montefeltro, duca di Urbino (14 su un totale di 28 sono, infatti, custoditi al Louvre), il ministro non si sbottona e spiega che, per avere successo, iniziative di questo tipo devono essere fatte in silenzio.

Sul bando Capitale italiana per l’arte contemporanea: “Dobbiamo creare il passato del futuro”

Dopo la visita ieri, 1 maggio, a Palazzo Barberini per stringere la mano a chi lavora anche oggi, stamattina il ministro della Cultura ha presentato il bando da 1 milione di euro per la designazione della prima Capitale italiana dell’arte contemporanea per l’anno 2026.

Con lui erano Angelo Piero Cappello, direttore generale Creatività Contemporanea del MiC, e la sottosegretaria alla Cultura, Lucia Borgonzoni.

Il bando prevede la designazione annuale di una città italiana che, attraverso la presentazione di un progetto basato su mostre, eventi, installazioni e altro, si offra di promuovere l’arte contemporanea e il suo legame con il territorio.

Nelle sue intenzioni, dichiara il ministro, l’iniziativa andrà ad affiancarsi a quelle già fatte dai suoi predecessori, come la Capitale italiana della cultura e la Capitale del libro e, pur essendo il bando aperto a tutte le città, si augura che siano soprattutto le realtà più piccole a candidarsi.

Auspico che si candidino soprattutto città medio piccole, perché diventare Capitali dell’arte contemporanea, come della cultura o del libro, significa accendere i riflettori su realtà cittadine per un anno intero e correlare una serie di eventi anche musicali o dedicati alla danza e fare un discorso sull’espressività contemporanea”.