Di recente una nuova tendenza desta interesse ma anche preoccupazione, quella delle Sephora Kids, bambine tra gli 8 ed i 13 anni protagoniste di video sui social in cui sono intente a provare cosmetici e prodotti di bellezza dopo aver saccheggiato gli stores dedicati.
Come si spiega questo trend da un punto di vista psicologico? Me lo hanno chiesto Livia Ventimiglia e Simone Lijoi nella loro trasmissione, AAA Cercasi stabilità, in onda su Radio Cusano Campus e da tale quesito ha preso il via un approfondimento su un tema tanto sentito quanto scomodo.
Fenomeno Sephora Kids, cos’è?
Quello delle Sephora Kids è un fenomeno che si inquadra nel preoccupante processo, in corso da anni, di adultizzazione dei bambini ed in particolare di sessualizzazione delle bambine, incoraggiate a vestirsi e a comportarsi come piccole donne. Queste creature vengono indotte ad assumere, nel migliore dei casi, movenze leziose e nel peggiore, atteggiamenti seduttivi, ricalcando quelli della madre e/o di note influencer, ma anche di coetanee protagoniste di serie TV, delle pubblicità di brand della moda, che propongono preadolescenti e bimbe sempre più piccole in veste di ammiccanti bamboline.
Con l’immersione social degli ultimi anni poi, favorita dalla pandemia, tante bambine hanno preso ad imitare le numerose make up artists e le ragazze appassionate di trucco e skincare che nei loro video promuovono, provandoli, una infinità di creme e cosmetici. Il fenomeno di queste piccole che si appassionano a tali contenuti e, dopo scorribande negli stores di trucco, scimmiottano le adulte utilizzando prodotti non adatti alla loro età, è preoccupante.
Primariamente perché l’immaturità psico-affettiva le induce a coltivare una ossessione per l’apparire nonché la tendenza a conformarsi a canoni di bellezza omologati, imposti ed irraggiungibili; secondariamente per via della dipendenza dal consenso esterno che maturano, con elevata probabilità di sviluppare problematiche psicologiche che vanno da una insoddisfazione cronica per la propria immagine corporea a veri e propri disturbi quali: il dismorfismo corporeo, i disturbi dell’umore, della nutrizione e dell’alimentazione. Tali disagi letteralmente rischiano di investirle, poiché al contempo non ricevono la protezione degli adulti e non sono grado di capire quanto quello che sembra loro un gioco sia un meccanismo stritolante, che serve logiche di controllo e di asservimento del femminile, declinato secondo i dettami delle società neoliberiste narcisistiche dell’immagine in cui viviamo.
Quali sono queste logiche, dottoressa? Hanno incalzato i conduttori. L’adultizzazione, in generale, è finalizzata a rendere i minori dei piccoli schiavi dei consumi e particolarmente quella legata alla sessualizzazione delle bambine serve ad identificarle nei due grandi stereotipi entro cui la donna oggi oscilla: quello dell’oggetto del desiderio, che ha ragione di esistere nella validazione dell’uomo e l’altro di moglie e madre muta che sempre da lui dipende per il mantenimento proprio e della prole.
Secondo gli stereotipi di genere, cui aderisce un cospicuo numero di italiani, la donna, moglie o amante che sia, deve apparire esteticamente gradevole, al fine di suscitare il desiderio maschile: così si spiegano i processi di oggettivazione, per cui viene identificata con la funzione seduttiva del suo corpo, e di auto oggettivazione che la induce a percepirsi e a giudicarsi con la stessa lente di chi la considera esclusivamente per il suo aspetto. E’ chiaro che, se si educano le bambine a darsi un valore solo se carine, a patto quindi che si conformino a canoni di bellezza volutamente strangolanti, artificiali e centimetrici, queste crescendo, oltre che consumatrici compulsive di prodotti cosmetici, diverranno fruitrici di chirurgia estetica immolandosi sull’altare dell’effimero e soprattutto non occupandosi, o dando meno importanza, a coltivare la propria interiorità, i propri talenti e ad evolvere attraverso lo studio.
Quest’ultimo, soprattutto, permetterebbe loro di acquisire quel senso critico atto a renderle consce della propria unicità, delle proprie potenzialità, che vanno oltre una bellezza mercificata e fuggevole. Una consapevolezza questa che darebbe senso a tutta una vita in cui ci si dovrebbe concentrare primariamente sul processo di emancipazione femminile, ancora ben lungi dall’essere raggiunto.
La complicità dei genitori
Un interrogativo però aleggia sull’argomento, imponendosi, a questo punto: perché le madri delle bambine non solo non si preoccupano, ma spesso le accompagnano in video mentre si truccano e indossano abiti come i loro?
Le spiegazioni sono diverse: in molti casi queste mamme sono esse stesse delle fashion victims, donne schiave dell’effimero che hanno fondato tutta la loro vita sull’apparenza e pensano di addestrare precocemente le figlie ad essere compiacenti e seduttive. Ciò affinché in prospettiva ne ricavino benefici ancora migliori di quelli che pensano di aver ottenuto loro, ma anche e soprattutto per guadagnarci in termini di notorietà sui social: è noto infatti che questi contenuti con minori attraggono like e followers, per cui le piccole sarebbero utilizzate da uno o entrambi i genitori per raggiungere tale scopo.
In altri casi le madri provengono da ambienti socialmente sfavoriti e culturalmente depressi, per cui restano abbagliate dal circo mediatico, cercando di inserirvi le figlie, con la speranza che possano avere una chance di vita migliore rispetto alla propria, in un Paese come il nostro, sempre più avaro di opportunità per i giovani.
Il problema, in entrambi i casi, è che queste donne si rendono complici di chi vuole rubare alle bambine l’infanzia, che è un diritto fondamentale. Il danno poi non si limita solitamente agli aspetti emotivi, cognitivi e relazionali, ma coinvolge sempre più anche l’ambito neuroendocrino. Infatti, l’esposizione delle minori ai device digitali e particolarmente a contenuti impropri, viene indicata tra le cause del forte e progressivo incremento dei casi di pubertà precoce prima degli otto anni, con tutte le conseguenze che ciò comporta.
Non solo, la visibilità mediatica di bambine che si vestono e truccano come delle adulte, imitandone gli atteggiamenti, le espone ad attenzioni improprie e a rischio adescamento ed abuso.
Il narcisismo da una parte, talvolta l’inconsapevolezza e le ambizioni frustrate delle loro madri dall’altra, sono dunque pagati amaramente dalle piccole con la perdita della spensieratezza, della salute psico-corporea, di un corretto sviluppo emotivo e dell’innocenza, elementi che non hanno prezzo.
Come non ha prezzo la libertà, quella vera, della donna, conquistata dalle nostre nonne in mezzo a tante asperità e con grande sacrificio dal dopoguerra ad oggi. Una affermazione, quella raggiunta, che non dipende dall’essere scelta da un uomo, ma dallo scegliersi, coltivarsi e costruire una vita autonoma puntando sul proprio essere persona e non un volto ed un corpo che devono sedurre.
Se non si tiene presente ciò, nell’educazione del femminile di domani assisteremo all’instaurarsi di un Neo Medioevo glitterato, popolato di donne laccate, ammiccanti, rifatte, consumate consumatrici consumabili, prese e gettate, sole, minate nell’animo, umiliate e soprattutto schiave come lo furono le loro trisavole, senza tanta skincare e pioggia di lustrini.
Dr.ssa Alexia Di Filippo – Psicologa e Psicoterapeuta