“Da quasi cento anni Firenze attende una sede destinata ad accogliere il Museo del Risorgimento. Inaugurato nel 1919, si trovava nel chiostro grande di Santa Maria Novella, smobilitato poi negli anni ’30 per dare maggiore spazio alla Scuola Sottufficiali dei Carabinieri, finendo nei depositi delle Oblate e altrove: qualche pezzo è in Palazzo Vecchio, nelle salette dedicate a Firenze capitale. Restituire documenti, cimeli, quadri, uniformi d’epoca al pubblico e agli studiosi è un obiettivo di interesse comune che debbono porsi i candidati a sindaco”. E’ la richiesta di Cosimo Ceccuti, presidente della Fondazione Nuova Antologia che custodisce le memorie di Giovanni Spadolini e ha il merito di mettere a disposizione di studenti e istituzioni culturali la casa-museo a Pian dei Giullari.

Il presidente della Fondazione Giovanni Spadolini: “Aspettiamo da cento anni”

Firenze, con il voto di unione al Regno di Sardegna nel marzo 1860, è stata fondamentale per l’unità nazionale, così come nei sei anni della capitale sulle rive dell’Arno, fra 1865 e 1871, ha svolto un ruolo determinante nell’avvio del processo di unificazione del Paese. Il Museo del Risorgimento sarebbe anche l’occasione per valorizzare figure storiche un po’ dimenticate come Giuseppe Dolfi, “il fornaio”, patriota e massone, amico di Giuseppe Garibaldi, che combatte per la liberazione di Firenze dai Lorena e per l’unione con il Regno di Sardegna.

Ceccuti chiede il Museo non per “patriottismo retorico, piuttosto di richiamare la memoria storica in funzione della formazione civica delle nuove generazioni”. Chissà se i candidati sindaco di Firenze tra una polemica sulla tranvia e un’altra sugli affitti brevi troveranno il tempo di rispondere al presidente della fondazione intitolata a uno dei più noti figli di Firenze.

Stefano Bisi