Nella rubrica “Non solo trentatré” oggi parliamo del Servizio sanitario pubblico che, secondo quanto sancisce la Costituzione italiano, è un diritto di ogni cittadino. Di seguito l’analisi del Prof. Enrico Ferri.

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Prof. Enrico Ferri

Professore di Filosofia del diritto Università Unicusano, dove insegna anche Storia dei Paesi Islamici. Sono molteplici i suoi ambiti di ricerca: dalla filosofia politica dell’anarchismo alla cultura della destra estrema, dalle relazioni interreligiose fra cristianesimo e islam al “conflitto”. fra civiltà, dall’antisemitismo e il razzismo alla questione armena. Ha collaborato come pubblicista a vari quotidiani nazionali, come II Messaggero, L’Unità e II Tempo e in modo costante ai vari Media dell’Unicusano. Ha svolto conferenze e lezioni in varie università europee, del Nord Africa e del Medio Oriente. Suoi saggi e libri sono pubblicati in varie lingue. È promotore della SEA, la Scuola Estiva Arpinate.  Tra i suoi ultimi studi: The Myth of Western Civilization. The West as ideological category and political myth, Nova Publi-shers, NYC, 2021; Arméniens-Aryens. La législation raciste en Allemagne (1935), en Italie 1938) et la communauté arménienne, Harmattan, Paris, 2021, Studi su Max Stirner. L’Unico e la filosofia dell’egoismo, La Fiaccola, Ragusa, 2021, L’Università al tempo della Rivoluzione Telematica, Edicusano, Roma , 2022, Alla ricerca della laicità perduta. Il crocifisso laico dei giudici italiani, (con Giuseppe Cricenti), Fuorilinea Editore, 2023.

Servizio sanitario universale, equo e accessibile?

Il Servizio Sanitario Pubblico è un diritto sancito dalla Costituzione a tutela del diritto alla salute dei cittadini. Purtroppo, tagli al personale, scelte programmatiche errate, carenza di risorse, stipendi non competitivi col resto dell’Europa, con conseguente esodo di personale medico ed infermieristico verso altre nazioni, hanno causato o perpetrato una serie di problemi di cui oggi tutti paghiamo le conseguenze.

Sebbene vi siano Liste di Attesa ben definite dal Piano Nazionale di Governo del Febbraio 2019, queste in pratica si allungano notevolmente quando c’è uno squilibrio tra la domanda e l’offerta, cioè quando il numero di richieste di esami e visite o di interventi è più alto rispetto alle prestazioni disponibili. 

“Secondo il Rapporto 2022 di Cittadinanzattiva, nel sistema sanitario pubblico è necessario attendere 720 giorni per una mammografia, 375 per un’ecografia, un anno per una TAC, 6 mesi per una risonanza magnetica. Per visite diabetologiche, dermatologiche o reumatologiche non si scende sotto i 10 mesi. Non va meglio per gli interventi chirurgici: in cardiologia e ortopedia bisogna attendere almeno un anno. Fino a 6 mesi per un intervento oncologico.”

Alternative per il paziente:

  • Rinuncia: Un dato ricorrente nei rilievi degli ultimi anni è dato dalla significativa percentuale di quanti rinunciano alle cure mediche, a partire dalle analisi mediche necessarie ai fini della prevenzione, ma pure della cura. Si parla di percentuali intorno al 10% . Tempi lunghi e costi non sostenibili sono alle origini del fenomeno, che naturalmente interessa le fasce più fragili della popolazione, innanzitutto quelle a basso reddito, con più bassa formazione culturale, quelle di età più avanzata, tutti fattori che spesso si combinano.
  • Una quota così alta di rinunce è preoccupante perché un rinvio di esami e visite porterà a un allungamento delle liste e dei tempi di attesa in futuro e soprattutto a un aumento della mortalità evitabile per esami e visite fatte in ritardo. E, purtroppo, come troppo spesso avviene, questo fenomeno è legato a fattori geografici.
  • Curarsi senza il Sistema sanitario nazionale, dal check up al ricovero, con un sostanziale aumento delle spese per il paziente.  L’Anaao Assomed, sindacato dei medici ospedalieri, ha fornito una serie di dati su quanto spendono i pazienti che decidono di curarsi privatamente. Si va dai 400 euro per un semplice check up cardiologico, ai 4.000 per un intervento di colecistectomia, a cui si deve aggiungere la parcella del chirurgo che va da 3.000 a 10.000 euro. I privati hanno tempi di attesa più brevi perché spesso hanno organizzazioni più flessibili e a differenza degli ospedali pubblici possono concentrarsi sulle prestazioni più remunerative. 
  • Curarsi altrove: Negli ultimi 10 anni, le regioni del Mezzogiorno hanno versato 14 miliardi di euro a quelle del Nord per far curare i propri cittadini, perdendo importanti risorse per il proprio sviluppo. Abbiamo quindi un Paese spaccato in due dove i principi di universalità, equità, uguaglianza che dovrebbero essere propri del Sistema Sanitario Nazionale, vengono a mancare.  Questa realtà è alla base del gap di 3 anni sull’aspettativa di vita alla nascita, riscontrata tra alcune regioni del Nord ed altre del Centro-Sud.
  • Non Curarsi: Secondo rilievi statistici provenienti da varie fonti, il fenomeno di quanti rinunciavano alle cure mediche è stato presente negli ultimi anni in modo consistente. Una linea di demarcazione importante, però, è stata tracciata dalla pandemia del Covid-19. Nel 2019 erano circa 1.500.000 gli italiani che avevano rinunciato ad accertamenti e cure mediche, essenzialmente per due motivi, non di rado combinati. Per un verso non erano sostenibili le spese mediche, per un altro erano troppo lunghi i tempi per accedere ai trattamenti del servizio sanitario nazionale. Nel 2023, secondo il Rapporto sul benessere equo e sostenibile dell’Istat, sono diventati circa tre milioni i cittadini italiani, che per i motivi appena indicati hanno evitato di curarsi. Il periodo dell’epidemia di Covid ha creato un vero terremoto in un settore, quello della sanità, che si passi la battuta, non ha goduto mai di buona salute. La riorganizzazione del Sistema sanitario, dopo il Covid, non è stata ancora completata, anche perché deve affrontare problemi vecchi, a partire dalla formazione universitaria del personale medico e sanitario. Resta il fatto che ancora nel 2024 persistono fenomeni come l’”emigrazione” di malati che dal Sud dell’Italia si spostano in altre regioni per cure ed interventi chirurgici, soprattutto che riguardano gravi patologie, ma pure di giovani medici che non solo si spostano dalle  regioni di provenienza, ma anche dal territorio nazionale verso altre nazioni europee. Il grave fenomeno della rinuncia alle cure si aggiunge a quelli ricordati. Come spesso accade, anche il Diritto alla Sanità è condizionato da fattori sociali, economici e geografici.  E questo non è accettabile.