Chi pensava che la vicenda giudiziaria che lo vede implicato potesse essere una pietra tombale per l’ex CEO di Binance Changpeng Zhao, si sbagliava notevolmente. L’imprenditore cinese, infatti, se da un lato potrebbe essere rinchiuso in una prigione federale per i crimini finanziari che hanno portato l’exchange di criptovalute da lui fondato ad accettare di pagare una multa di 4,3 miliardi di dollari, dall’altra ha praticamente salvato la sua reputazione. La sua immagine, infatti, esce più forte che mai da quanto accaduto nell’aula di tribunale di Seattle ove si discuteva la causa a lui intentata.
Changpeng Zhao non è un criminale
Changpeng Zhao non può essere ricondotto nella tipologia del normale criminale. Questa è, in pratica, la conclusione su cui hanno convenuto tutti coloro che erano parte integrante della causa elevata ai suoi danni dalla Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti.
Un novero il quale comprende, a sorpresa, non solo il giudice chiamato a condurla e, naturalmente, i suoi avvocati difensori, ma anche i pubblici ministeri. Il miliardario 47enne, infatti, è stato riconosciuto come un filantropo e un benefattore incappato per la prima volta in una trasgressione della legge.
Un giudizio cui ha concorso anche l’atteggiamento assunto dall’interessato, il quale avrebbe riconosciuto senza eccessive opposizioni le condotte improprie a lui attribuite. Tanto da spingere la corte ad affibbiargli appena quattro mesi di detenzione in un carcere federale. Una pena quasi irrisoria a fronte dei tre anni che erano stati proposti dai pubblici ministeri per la violazione del Bank Secrecy Act. Un reato il quale, solitamente, è considerato con molta severità nelle aule di tribunale degli Stati Uniti.
Le lettere a supporto dell’imputato
A indirizzare il verdetto finale, potrebbero essere state soprattutto le lettere a sostegno dell’imputato presentate da familiari e amici. Tanto da spingere il giudice statunitense Richard Jones, 74 anni, ad affermare, a sorpresa, introducendo la sentenza: “Ad essere onesto con lei, signore, tutto ciò che vedo sulla sua storia e sulle sue caratteristiche è di natura attenuante”.
Per poi aggiungere di aver trascorso il fine settimana esaminando il voluminoso pacco di lettere. Un esame il quale si è dimostrato coerente nel delineare le sembianze di una persona tutt’altro che incline alla trasgressione. E di imprenditore a tutto tondo, tanto da spingere il giudice ad affermare che ha in pratica rischiato tutto il suo patrimonio per agevolare il successo di Binance.
Oltre alle lettere, a rendere possibile una pena così mite è stata anche la constatazione dell’atteggiamento collaborativo dell’imprenditore cinese. Come messo in rilievo dalla difesa, CZ si trovava infatti in Arabia Saudita, quando è stata notificata l’accusa. Un Paese privo di accordi di estradizione con gli Stati Uniti, in cui l’ex numero uno di Binance avrebbe potuto restare, sottraendosi all’arresto.
Se Changpeng Zhao dovrà ancora trascorrere quattro mesi in prigione per non aver implementato controlli efficaci sul riciclaggio di denaro in qualità di CEO di Binance, il più grande scambio di criptovalute al mondo, la sentenza è quindi stata molto mite. Anche se costituisce, nel suo piccolo, un record. Secondo Una fonte del Department of Justice (DoJ) sarebbe il primo amministratore delegato ad andare in prigione ai sensi della Bank Secrecy Act.
Una pena la quale, peraltro, si accompagna alla pratica beatificazione dell’imputato. Anche se il pubblico ministero Kevin Mosley ha avuto buon gioco nell’affermare che “molte brave persone fanno cose cattive e violano la legge”. Un’affermazione giunta a corollario della domanda relativa alla presa in considerazione da parte della sua squadra della filantropia in cui Changpeng Zhao si è largamente esercitato nel corso degli anni.
Cosa farà CZ, dopo il suo rilascio?
Ora, quindi, a Changpeng Zhao non resta che attendere i quattro mesi di detenzione e riflettere su cosa fare nel futuro. La sentenza è effettivamente molto leggera e da considerare alla stregua di un incidente di percorso.
E, soprattutto, ne esce praticamente rafforzata la sua immagine pubblica, proprio in considerazione del non essersi voluto sottrarre alle conseguenze delle sue azioni. Ben presto, quindi, potremmo vederlo impegnato in una nuova impresa. In particolare all’iniziativa globale di istruzione online a favore dei bambini, cui stava collaborando ormai da mesi. A conferma di quell’immagine da bravo ragazzo che lo ha aiutato in maniera decisiva nelle aule di giustizia statunitensi.