Quanto inciderà la pressione fiscale sull’attività imprenditoriale in Italia? A rispondere a questo quesito è il Centro Studi Unimpresa, che ha quantificato il gettito entrato nelle casse erariali.
La somma quantificata in 100 miliardi di euro rappresenta il maggiore gettito incassato dall’Erario italiano. Nonostante le entrate fiscali incassate dal fisco italiano siano state maggiori, tale somma non è sufficiente per coprire i provvedimenti attuati e quelli in programma. Lo scorso anno la spesa sostenuta dallo Stato italiano per erogare le prestazioni sociali (assegni pensionistici compresi) è stata pari ad oltre 420 miliardi di euro, mentre le entrate sono state inferiori a 270 miliardi di euro. Ben si comprende che si sia registrato uno squilibrio tra uscite ed entrate. Secondo l’analisi svolta dal Centro Studi Unimpresa, la pressione fiscale è destinata a salire drasticamente nel corso dei prossimi anni.
Quanto inciderà la pressione fiscale sull’attività imprenditoriale?
Secondo l’analisi svolta dal Centro Studi Unimpresa la pressione fiscale salirà drasticamente nel corso dei prossimi anni. Rispetto al PIL, il peso delle tasse e delle imposte sarà pari ad oltre 42 punti percentuali nel corso del corrente anno. Le proiezioni parlano chiaro e nel 2025 la pressione fiscale è destinata a superare il 43 percento. Rispetto allo scorso anno, le casse dello Stato potranno contare su entrate monetarie di oltre 100 miliardi di euro nel corso del corrente anno. Le stime prevedono che nel corso del 2027 l’erario italiano incasserà 1.095 miliardi di euro.
I dati elaborati dal Centro Studi Unimpresa sono stati dedotti analizzando il DEF: gli interventi programmati dall’esecutivo italiano in campo tributario non consentiranno di ridurre il peso delle tasse che vanno ad incidere direttamente sui contribuenti e sul tessuto imprenditoriale. L’ammontare delle entrate fiscali rimarrà ai massimi livelli: 1.011 miliardi di euro nel corso del corrente anno, 1.054 miliardi di euro previsti per il 2025, 1.079 miliardi di euro previsti per il 2026 e 1.094 miliardi di euro previsti per il 2027.
Ciò implica che nei prossimi quattro anni il gettito fiscale subirà un incremento di quasi 10 punti percentuali circa. Per crescere l’Italia dovrebbe ridurre la pressione fiscale, ha sottolineato Giuseppe Spadafora, vicepresidente di Unimpresa. Nel frattempo, si attende che il Cdm provveda ad esaminare una serie di provvedimenti fiscali in modo tale da apportare qualche intervento sull’Irpef.
Pressione fiscale in Italia: l’imposizione diretta ed indiretta continua a crescere
Le elaborazioni svolte dal Centro Studi Unimpresa hanno messo in evidenza che l’imposizione diretta ed indiretta continua ad aumentare. Per quanto concerne le imposte dirette (Irpef, Irap, Imu e Ires) nel 2023 sono state quantificate 320 miliardi di spese, nel 2024 vengono stimate in 325 miliardi di euro, nel 2026 saliranno a 342 miliardi di euro e nel 2027 saranno pari a 354 miliardi di euro.
Per quanto concerne le imposte indirette, le spese non sono inferiori e sono state pari a 294 miliardi di euro nel corso del 2023. Le proiezioni prevedono che le spese aumenteranno e raggiungeranno i 312 miliardi nel 2025 e i 327 miliardi di euro nel 2027.
Pressione fiscale in Italia: in aumento i contributi previdenziali
Non solo l’imposizione diretta ed indiretta aumenterà, ma anche i contributi previdenziali andranno a pesare sulle tasche dei contribuenti, che hanno raggiunto i 270 miliardi di euro nel 2023 e, nei prossimi anni, andranno ad aumentare. Nel 2025 si stima che gli oneri previdenziali raggiungeranno i 300 miliardi di euro e nel 2027 raggiungeranno i 317 miliardi di euro.
Pressione fiscale, l’Iva è la tassa che è cresciuta maggiormente
L’Iva è la tassa che è cresciuta di più nel corso degli ultimi anni da momento che ha registrato il più elevato aumento in rapporto al Pil. Il rapporto dell’Iva sul Pil è passato da 6,6 punti percentuali nel 2021 ad oltre 7 punti percentuali nel 2023. La ragione dell’incremento dell’Iva è da ricercarsi nell’obbligo per gli esercenti commerciali di accettare i pagamenti digitali.