Giorgia. Ma anche Elly. E, perche’ no, persino Ultimo. La legge italiana non ha restrizioni particolari sull’uso dei soprannomi nelle liste elettorali. In generale, sulle questioni di attribuzione in fase di spoglio, vige il principio del cosiddetto favor voti, o della conservazione del voto, quello in base al quale, nel giudicare la preferenza espressa in una scheda elettorale, bisogna sempre cercare di privilegiare la volonta’ dell’elettore, quando non ci sono motivi per metterla in dubbio. E quindi, per citare colei che ha riportato all’attenzione generale una prassi che esiste da tempo, “c’e’ la possibilita’ per l’elettore in ogni elezione di mettere il nome per esteso o semplificarlo quando e’ chiarito in fase di presentazione della candidatura come e’ sostituibile”. Parola di Giorgia Meloni, che a Pescara, domenica scorsa, annunciando la sua “discesa in campo” in prima persona alle europee di giugno chiede “agli italiani di scrivere il mio nome, ma il mio nome di battesimo”. Dunque un bel ‘Giorgia’ sulla scheda e via. “Meloni? Sotto il nome niente”, ribatte meno di 24 ore dopo la segretaria del Pd Elly Schlein. Si potra’ votare alle europee anche per lei scrivendo solo ‘Elly’? “Questo si’, certo – la sua riposta alla domanda diretta – Elly e’ un soprannome, perche’ porto i nomi delle mie due nonne, c’e’ sulla scheda. Ma io ho sempre fatto campagne elettorali con il cognome, perche’ non ero molto conosciuta e c’era sempre il problema dell’interpretazione”.

Giorgia Meloni punta al “referendum” sulla sua persona

La scelta della leader di FdI (e l’opportunita’ per quella dell’opposizione) ha pero’ precedenti illustri e meno illustri che affondano le radici nella storia del voto della Repubblica italiana. Quello forse piu’ noto e’ legato a Marco Pannella, Marco, appunto, nella scheda da imbucare nell’urna, non Giacinto, come voleva l’anagrafe, come era puntualmente indicato per esteso nelle liste elettorali presentate dai Radicali. C’e’ anche chi, come Jas Gawronski, eletto europarlamentare e senatore dal 1979 al 2009, non ebbe modo di sfruttare questa possibilita’ non essendo ‘detto’ in altro modo che con il suo nome e cognome, pur sapendo che, come egli stesso ammise, persino il suo amico Gianni Agnelli avrebbe avuto problemi a segnare la preferenza sulla scheda con un cognome viennese di tal fatta.