Ermal Meta è pronto per il concerto del Primo Maggio, dove sarà protagonista nelle inedite vesti di conduttore oltre che di cantante. Sarà una giornata importante per i messaggi da portare sul palco che il cantautore di origine albanese, ma pugliese di adozione, definisce senza esitazione il più importante d’Italia. L’artista si è raccontato ai microfoni di TAG24, toccando anche il tema della libertà di pensiero dopo il toccante caso del rapper iraniano Salehi.

Concerto del Primo Maggio l’intervista video ad Ermal Meta

Concerto Primo Maggio 2024 a Roma, Ermal Meta: “Sarò shakerato, mi affiderò all’improvvisazione”

Ermal Meta si sofferma sulla sfida di essere conduttore del Primo Maggio, una maratona musicale dove al suo fianco c’è Noemi. Un palco importante come sottolinea a TAG24, anzi il più importante d’Italia dal quale si dovranno toccare i temi più importanti sul lavoro e la pace. Ermal Meta si sofferma anche su quali canzoni porterà sul palco, anticipando il primo live del nuovo singolo “Mediterraneo”.

D: Allora Ermal questo Primo maggio finalmente è quasi arrivato, come ti stai preparando in questa duplice veste? Sono sempre più i cantanti che si affacciano alla conduzione...

“L’ansia aumenta, ma ovviamente è quella positiva, quella buona perché da domani si parte in questa duplice veste ed è molto importante. Da una parte sarò uno dei due conduttori, anzi  uno dei tre conduttori della della giornata e della serata. Questa naturalmente è una grande responsabilità perché bisogna un po’ fare gli onori di casa, dall’altra parte avrò anch’io un set esattamente come Noemi in cui indosserò i panni del cantante che insomma è quello che ho fatto negli ultimi venticinque anni della mia vita e quindi ne sono molto contento. Non vedo l’ora che tutto che tutto inizi, manca ancora un giorno ma domani sarò un po’ shakerato emotivamente. Mi affiderò all’improvvisazione, la preparazione consiste naturalmente nel leggere bene il copione cercando di capire bene le pause ed i posizionamenti sul palco.  Noi siamo nuovi a questo tipo di dimensione però la voglia e la passione è tanta”.

D: Hai detto che il palco del Primo Maggio è il palco più importante d’Italia, ci puoi approfondire un attimo questo discorso?

“Il palco del Primo Maggio è sicuramente il palco più importante d’Italia perché porta in scena la grande musica del nostro tempo, l’abbiamo visto tutti la lineup è una lineup molto importante. Non c’è bisogno che io lo sottolinei ci sono gli artisti  più attesi del panorama italiano, ma non è soltanto una questione di musica perché la musica non porta solo se stessa, ma si fa portatrice di altri messaggi. Diciamo che la musica in questo caso è come se fosse un lubrificante perfetto di una macchina così grande che insieme alla musica porta avanti anche dei temi  che sono importanti. Quando questi temi vengono usati in eventi così grandi con questa portata mediatica significa che sono proprio quelli che mancano. Il  tema della pace perché è messa in pericolo, il tema del della sicurezza sul lavoro perché è sotto gli occhi di tutti quello che accade nel mondo del lavoro e non da adesso ma da molto tempo,  quello della giustizia sociale perché ce ne vorrebbe di più. Questo è un palco estremamente importante perché la musica deve far sì che i messaggi proposti su questo palco possono arrivare a tutti in modo tale che le generazioni future, che sono i veri proprietari del mondo perché a loro lasceremo questo mondo, siano più consapevoli e siano più preparati a tutti i temi di cui noi parleremo. Per far sì che in futuro temi di questo  genere non siano temi importanti perché vorrà dire che saranno stati risolti”.

D: Ci sarà anche una quota pugliese, la tua regione tra cui i tuoi grandissimi amici Negramaro.

“Non vedo l’ora di vederli su questo palco poi con loro siamo amici da molto tempo. Sono strafelice di ritrovarli sempre, poi parlando di pugliesi c’è la Municipal di cui io sono un grande fan mi piacciono molto, poi c’è  Gaudiano l insomma la Puglia in qualche modo c’è sempre e ne sono molto felice. Faccio parte anch’io di quella quota e posso dire viva la Puglia”.

D: Cosa canterai?

“Allora canterò due canzoni del nuovo disco. “L’unico pericolo” che è l’ultimo singolo che è uscito un paio di mesi fa e poi canterò “Mediterraneo” in anteprima sarà un’anteprima assoluta perché è  il singolo che uscirà adesso il 3 maggio insieme al disco. Sarà la canzone che accompagnerà il disco nelle mani di tutti coloro che vorranno ascoltarlo. Poi canterò una canzone del passato, “Piccola anima”.

D: Parlando di canzoni del passato tu sei stato uno degli ultimi a vincere Sanremo con una canzone molto politica, una canzone che in questo periodo storico sarebbe particolarmente importante. La canterai? Perché c’è bisogno di un inno di pace su questo palco visto quello che vediamo.

“‘Non mi avete fatto niente’ non è una canzone politica, ma è una canzone sociale perché parla di pace. Quella canzone è una danza contro la paura, non parla di politica, ma forse  parla alla politica perché si rivolge alle persone. Quella  è una canzone che nasce in un periodo storico in cui il terrorismo era quanto mai centrale. Purtroppo sulle pagine di tutti quotidiani e non soltanto abbiamo visto accadere delle cose aberranti, che ci auguriamo tutti che non accadano più. Domani sera non ci sarà quella canzone in scaletta perché  ho messo  Mediterraneo che è una canzone che ha lo stesso un un valore sociale importante perché analizza il nostro mare. È stato il centro del mondo e lo analizza da un duplice punto di vista, cioè visto dalla nostra parte  e visto dall’altra parte del mondo. Per noi banalmente può essere un posto in cui rilassarsi e passare delle vacanze, ma in realtà non è così perché basta  spostare il punto di vista andando  dall’altra parte e ci rendiamo conto che il Mediterraneo è un l non luogo che diventa una strada di speranza, una via di fuga verso delle atrocità e che a volte è  che non finisce o che finisce male”.

Le parole per Salehi e per tutti gli artisti vittime dei regimi

Durante la conferenza stampa della mattinata Ermal Meta ha appreso della condanna a morte ricevuta in Iran dal suo collega Salehi, un artista rapper che è stato brutalmente condannato nello sdegno della comunità internazionale. Anche su questo il cantautore non si nasconde, citando anche un fatto analogo accaduto nella sua Albania che ha vissuto per 45 anni in un regime sanguinario.

D: Senti ti volevo chiedere una riflessione sul tuo collega iraniano che purtroppo è stato condannato alla morte. Ti senti fortunato ad essere un’artista in un paese dove potete esprimere la vostra opinione e cosa ti senti di dire per coloro che non possono farlo? Cosa vorreste dire dal parco del Primo Maggio per lui e per tutti gli artisti come lui? Perché sono tanti nella sua situazione...

“Questa è una una cosa dolorosissima e io l’ho appreso soltanto quando ho sentito la domanda, era una cosa che mi era sfuggita. Questa è una notizia  aberrante ed una cosa tristissima, pensare che ancora oggi ci siano artisti non possono esprimersi liberamente, ma anche le persone comuni  perché vediamo quello che accade in Iran da un punto di vista sociale da un punto di vista politico. Mi sento molto fortunato ovviamente di poter esprimere liberamente il mio pensiero, di poter mettere in musica, in versi e in rime quello che sento e quello che penso. Naturalmente la musica ha un potere straordinario perché ti permette e ci permette di riflettere in maniera più immediata su dei temi che sono di vitale importanza. Sicuramente  questo è il motivo per cui molti artisti in alcune parti del mondo vengono messi a tacere in questo modo, perché la musica ha il grande potere di far diventare il “Re Nudo” per  fare una citazione famosa. Io stesso provengo da un paese che è stato vittima di un regime sanguinario per oltre 45 anni e anche lì gli artisti non potevano parlare liberamente e le le carceri erano piene di prigionieri politici e nella stragrande maggioranza dei casi questi che dovevano essere rieducati erano scrittori, erano attori, erano cantanti. C’era un cantante albanese che all’epoca era molto famoso e si è fatto venticinquenni anni di galera perché cantò una canzone non gradita al regime, forse una pena  peggiore della morte. L’arte non va e la musica non vanno d’accordo con i regimi e quindi il regime cerca ogni modo per far soccombere l’arte, perché l’arte è la voce del silenzio ed è la voce delle idee e quando tu metti in prigione una persona non riesci a mettere in prigione la sua mente e le sue idee. Gli artisti sono sempre stati i primi ad essere decimati dei regimi perché andavano a inseminare le menti delle persone con delle idee e le idee non si possono uccidere”.