“Nel 2001 avevo quasi fatto con la Roma, anche nel 2011 stavo di nuovo andando. Poi arrivò Conte e impose la mia presenza”, uno sliding doors che Buffon non dimenticherà mai e che ha cambiato le sorti della carriera del portiere definitivamente.
Lo sliding doors di Buffon con la Roma
Che Buffon fosse destinato a cambiare maglia e a provare un’esperienza diversa da quella vissuta con la Juventus, nonostante il forte amore e la passione che lo hanno sempre legato ai bianconeri, ma le parole di Gigi stupiscono per uno sliding doors che avrebbe portato il portiere in ben due occasioni a Roma.
Sono ben 19 gli anni vissuti nelle due esperienze alla Juventus, divise da una stagione in Francia al Psg, che parlano per il portiere più forte della storia italiana nonché simbolo della nazionale che ha vinto l’ultimo mondiale.
Buffon, però, non è stato sempre sicuro di giocare in bianconero, in ben due situazioni racconta in un’intervista a Repubblica come sia stato vicino a partire per approdare nella capitale, sponda giallorossa:
“Nel 2001, dal Parma, avevo quasi fatto con la Roma. Era questione di dettagli. Poi anche col Barcellona. Alla fine però sono andato alla Juve. Poi nel 2005 c’è stata una grandissima società straniera che mi voleva,manonl’hopresain considerazione. Nel 2011 stavo di nuovo andando alla Roma: mi chiamò Montali, mi piaceva e con la Juve s’era rotto qualcosa. Poi però arrivò Conte e impose la mia presenza.
Quando dal Psg sono tornato alla Juve stavo per andare al Porto. Avevo già visto i voli, la città. E altre due volte sono stato vicinissimo all’Atalanta. La seconda avevo deciso. Ma alla Juve mi conoscono come le loro tasche. Fecero una riunione: c’eravamo io, Paratici, Pirlo. Che mi disse: Gigi, cavolo, è il primo anno che alleno, sono venuto sapendo che c’eri tu… Cosa potevo rispondergli?”.
La Roma, però, come ha ammesso lo stesso portiere, non è stata l’unica a corteggiarlo spudoratamente. Ci sono state un paio di occasioni in cui Buffon è stato vicino all’Atalanta, soprattutto dopo l’addio di Allegri e il caos con Sarri.
A fermare tutto, però, in quel caso fu Pirlo che aveva accettato il ruolo di tecnico bianconero anche sapendo di poter contare su senatori di spogliatoio come proprio lo stesso Gigi. Così non si concretizzò neanche in quel caso alcun passaggio.
Il nuvo progetto con l’Italia e la stima verso Spalletti
Da questa estate, dopo aver appeso le scarpette al chiodo, Buffon è capo delegazione della nazionale italiana. Un ruolo importante che definisce la sua centralità in questo progetto affidato a Luciano Spalletti.
Così Gigi parla dell’approccio con tutti i giocatori e della stima che lui stesso nutre verso un gruppo che merita di vivere gli Europei che si giocheranno in estate da vera protagonista:
“I ragazzi li avevo sottovalutati. Hanno uno spessore umano incredibile e non lo avrei detto. E anche dal punto di vista tecnico sono più bravi di quanto si pensi fuori: siamo un’ottima squadra. Dire oggi che vinceremo con certezza sarebbe ridicolo. Ma avremo cuore e logica”.
Lo stesso portiere ammette come non sia stato facile dire addio al calcio giocato e dedicarsi ad un ruolo da scrivania. Un salto che, però, ha vissuto bene e in maniera razionale come soltanto un giocatore di spessore come lui sa fare:
“L’ho vissuto bene, era come me lo immaginavo. I vuoti che incontri dopo che per trent’anni hai avuto una vita scadenzata devi cercare di riempirli in modo più proficuo possibile. E credo di averlo fatto molto bene”.
Infine, Buffon ha un pensiero anche per il Ct Spalletti, uomo che guiderà l’Italia a Euro24 e che è stato chiamato per far rialzare una nazionale che ormai mancava di carisma. Proprio a tal proposito è lo stesso Gigi a descrivere il commissario tecnico come un leader di grande forza:
“Un carattere molto forte, carismatico, a modo suo. Il leader della squadra. È difficile andare in contrapposizione con lui. Poi lo conosci e cogli aspetti umani che ti fanno capire la sofisticatezza dei suoi ragionamenti e quindi delle decisioni che prende. Chiunque lo abbia avuto, dice che è eccezionale. C’è qualcosa dispeciale in lui“.