Come difendersi dall’accertamento fiscale? Quali sono gli strumenti approntati dal Legislatore per consentire al contribuente di difendersi? Facciamo chiarezza.

Nonostante si sia in regola con il pagamento delle tasse e di tutto quanto dovuto all’amministrazione fiscale, è possibile che il Commercialista abbia commesso qualche errore di computo nelle imposte o ci sia stato qualche errore nel versamento che faccia rischiare l’accertamento fiscale. Ci sono differenti strumenti che consentono di difendersi da un accertamento fiscale. Ecco quali sono.

Accertamento fiscale: cos’è?

L’accertamento fiscale è una comunicazione di natura formale che viene notificata dall’Agenzia delle Entrate. La finalità è quella di portare a conoscenza del contribuente le irregolarità e le contestazioni fatte alla propria posizione fiscale. Si tratta di un atto generato da un’attività di monitoraggio da parte dell’AdE con il quale vengono comunicate le norme oggetto di violazione.

Una volta ricevuto l’atto, non resta che affidarsi ad un Commercialista o ad un Tributarista al fine ultimo di comprendere se le contestazioni siano errate o giuste. Si tratta di operazioni svolte dalla polizia amministrativa finalizzate a prevenire l’evasione fiscale. I controlli devono espletati dai funzionari dell’amministrazione tributaria di concerto con la Guardia di Finanza, che può eseguire indagini sui luoghi di lavoro. Il contribuente non saprà di essere oggetto di indagini fino a quando non gli verrà inviato l’avviso di accertamento.

Una volta ricevuto l’avviso di accertamento fiscale, il contribuente potrà tutelarsi e difendersi. In tale caso, il contribuente ha a disposizione due soluzioni: ammettere l’irregolarità contributiva e pagare quanto accertato fiscalmente dall’Amministrazione tributaria. In questo caso l’importo dovuto è incrementato di sanzioni ed interessi. L’altra soluzione a disposizione del contribuente è quella di contestare l’atto ricevuto e di ricorrere all’ausilio degli strumenti messi a disposizione dalla normativa vigente.

Accertamento fiscale: ecco come difendersi

Una volta ricevuto l’accertamento, il contribuente può provvedere al pagamento di quanto dovuto, aumentato degli interessi e delle sanzioni. L’altra soluzione a disposizione del contribuente è quella di contestare l’accertamento e di ricorrere ad uno degli strumenti messi a disposizione del Legislatore.

Difesa in autotutela

Il modo più economico per difendersi è quello ricorrere all’istanza in autotutela: si tratta di un reclamo di natura informale che consente l cittadino di contestare l’atto ricevuto. Si tratta del modo più economico per difendersi e consente di evitare le costose spese legali e le lungaggini della giustizia italiana. Anche se è vivamente consigliato far redigere il reclamo ad un avvocato, il cittadino può difendersi in autonomia senza ricorrere all’ausilio di un Tributarista.

La difesa in autotutela punta a far annullare l’atto di accertamento ricevuto in quanto ritenuto illegittimo. Il contribuente agisce tutelando il proprio interesse e quello dell’amministrazione tributaria, la quale può evitare le onerose spese legali. Nella difesa in autotutela il contribuente dovrà indicare le motivazioni per le quali si ritiene che tale atto sia ritenuto illegittimo: errore nel computo, avvenuti versamenti, errore di persona e intervenuta prescrizione. 

Accertamento con adesione

Altro strumento di difesa è l’accertamento con adesione: si tratta di una sorta di “accordo” bonario raggiunto tra contribuente e l’Agenzia delle Entrate, che consente al primo di beneficiare di una “scontistica” sul debito.

Grazie all’intesa raggiunta è possibile ottenere la riduzione dell’ammontare delle sanzioni nella misura di 1/3 del minimo richiesto dalla normativa. Il contribuente deve provvedere al pagamento della somma concordata entro 20 giorni in modo tale da regolarizzare la propria posizione.

Mediazione obbligatoria

Prima di procedere in giudizio, il contribuente ha la possibilità di impugnare l’accertamento fiscale ricorrendo alla mediazione: tale procedura consente di velocizzare le tempistiche e di trovare un accordo tra contribuente e Fisco.

L’accordo sottoscritto dalle parti ha lo stesso valore di una sentenza: nel caso in cui una parte non adempia, l’altra parte può agire direttamente. La mediazione tributaria obbligatoria ha la finalità di trovare un accordo pacifico tra le parti per tutti gli importi inferiori o pari a 50mila euro. Ciò implica che, prima di ricorrere in Tribunale, è necessario trovare una soluzione bonaria tra le parti.