Il calcio è sempre stato considerato un sport per uomini, ma grazie soprattutto alla bravura di tante donne che con determinazione hanno raggiunto posizioni di livello anche in questo sport, con gli anni le cose sono cambiate. E la rivoluzione non è ancora finita. Manuela Nicolosi, da questo punto di vista, è stata una pioniera. La prima ad aver abitrato una Finale della Coppa del Mondo Femminile, la Ligue 1, 2 Olimpiadi, 3 Coppe del Mondo, 2 Europei e la finalissima tra Brasile e Inghilterra nel 2023. Ed è anche grazie a lei che si sono aperte le porte alle donne arbitro, a livello professionistico. Per commentare il match Inter-Torino, andato in scena a San Siro con la prima terna arbitrale tutta femminile nella storia della serie A, Manuela Nicolosi, Arbitro Internazionale dal 2010, è intervenuta in esclusiva a Tag24.

San Siro, terna arbitrale femminile: Manuela Nicolosi a Tag24

La partita tra Inter e Torino non è stata solo l’occasione perfetta per i nerazzurri per festeggiare lo scudetto, ma ha rappresentato una svolta importante anche dal punto di vista arbitrale. Non era infatti mai successo finora che un match fosse diretto da una terna interamente composta da donne. “Mi auguro diventi normalità” – ha detto mister Juric per commentare il passaggio storico. Le cose effettivamente sono cambiante rapidamente e quando c’è il talento è giusto che venga premiato. Fischietto affidato a Maria Sole Ferrieri Caputi, che milita già in Serie A da due anni, con le assistenti Francesca Di Monte e Tiziana Trasciatti. Per commentare il match Inter-Torino, andato in scena a San Siro con la prima terna arbitrale tutta femminile nella storia della serie A, Manuela Nicolosi, Arbitro Internazionale dal 2010, è intervenuta in esclusiva a Tag24.

Inter-Torino passerà alla storia come la prima gara di Serie A arbitrata da una terna tutta femminile: che ne pensi?

“Non posso che esserne altamente contenta, perché finalmente anche in Italia c’è una terna tutta al femminile. Questo dimostra la capacità delle donne e non posso far altro che applaudire le mie colleghe”.

La prestazione di Maria Sole Ferrieri Caputi è macchiata solo dall’espulsione arrivata dopo la chiamata al Var?

“Le valutazioni in campo dipendono dalla tua posizione e ovviamente da ciò che è successo prima. In occasione dell’espulsione arrivata per il giocatore del Torino, l’azione partiva dalla parte opposta e poi si è sviluppata con un contropiede. Ovviamente l’arbitro ha preso la decisione in base alla sua posizione in quel momento, data l’azione precedente e il rapido contrattacco. Decisione tra l’altro corretta. È innegabile però che il Var possa dare una mano importante, perché ti consente di vedere qualunque azione anche da un punto di vista diverso. Tanti episodi, anche in questa stagione, sono stati chiariti con l’utilizzo della tecnologia”.

Perchè gli arbitri quando vanno al Var cambiano sempre decisione?

“Quando ti chiama il Var sai già che ti presenteranno qualcosa che hai visto male, o che hai interpretato in maniera diversa. Gli arbitri ci vanno già preparati anche all’idea di poter cambiare idea. Le cose viste dal campo o dallo schermo hanno una percezione diversa”.

Sei stata, da questo punto di vista, una pioniera e hai anticipato i tempi. Oggi a che punto siamo?

“Le partite più difficili sono quelle con cui si inizia. Io lo dico sempre e nel mio caso ho trovato più complicato arbitrare le prime gare, piuttosto che le finali perché lì ero completamente sola. Sei l’unica donna in un ambiente completamente maschile e devi avere la capacità di sviluppare una grande forza e grande personalità. Ti devi far rispettare da tutti. Più sali di categoria e più hai aiuto, del quarto uomo, poi del Var e sei inserito in un team. Per questo ci sono moltissime ragazze che lasciano dopo i primi anni. Oggi però c’è la possibilità di raggiungere dei risultati e degli obiettivi importanti. Puoi iniziare sognando di arrivare in Serie A, o alla finale di Coppa del Mondo maschile. Quando io ho iniziato invece era appena stata aperta la possibilità alle donne di arbitrare”.

Sei stata appoggiata da subito, oppure intorno a te c’erano persone che ti dicevano di lasciar perdere?

“Il 90% delle persone mi diceva di lasciar perdere. Quasi nessuno credeva in me e infatti è sempre da qui che parto quando faccio gli interventi nelle scuole e quando parlo ai ragazzi più giovani. Si deve credere nel proprio potenziale, senza ascoltare gli altri, che ti riverseranno addosso costantemente le loro paure. Se avessi sentito gli altri non avrei continuato, non sarei arrivata dove sono arrivata e avrei smesso molto prima. Invece bisogna sempre credere in se stessi e nelle proprie capacità”.

Che messaggio lancia la presenza di una terna completamente italiana nel calcio e a che punto è Maria Sole Ferrieri Caputi?

“La sua presenza, come quella di altre colleghe, ha aperto una breccia in un mondo ancora prettamente maschile. Siamo sulla buona strada e spero che questo sia solo l’inizio. Le donne stanno conquistando piano piano il rispetto. Maria Sole è giovane ed è solo all’inizio, ha la possibilità di crescere molto. Sono sicura che potrà arrivare anche alle competizioni internazionali maschili. Credo sia il percorso normale, per gli uomini così come per le donne. Anzi, mi dispiace che agli Europei maschili non ci sia neanche una donna, piacere invece quattro anni fa. Speravo che in Germania ce ne fossero almeno due o tre. Magari sarà così tra quattro anni”.