Opzione donna è stata prorogata anche per il 2024; pertanto le lavoratrici possono andare in pensione a 61 anni con 35 anni di contributi. Tuttavia, nella legge di Bilancio è stata prorogata la misura con delle modifiche sui requisiti di accesso al trattamento pensionistico. Vediamo insieme come funziona la pensione anticipata per le donne.

Pensione anticipata a 61 anni con Opzione donna

 Il governo italiano ha rinnovato Opzione Donna per il 2024, introducendo delle nuove modifiche, similmente a quanto avvenuto nel 2023. Attualmente, la misura resta accessibile alle lavoratrici con 61 anni di età e con 35 anni di contributi maturati al 31 dicembre 2023.

Le variazioni rispetto al 2021 non riguardano solo il requisito anagrafico, bensì anche l’introduzione di categorie di riferimento, indispensabili per l’accesso al trattamento. Pertanto, possono accedere alla pensione anticipata donna le lavoratrici che rientrano in una delle seguenti categorie:

  • Caregiver:
    • Assistono un coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità;
    • Assistono i genitori o il coniuge con handicap in situazione di gravità che abbiano compiuto 70 anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti;
  • Invalide civili in misura pari o superiore al 74%;
  • Lavoratrici licenziate o dipendenti in imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale.

Opzione donna a 61 anni: quando si riduce a 59 anni?

 In base alle disposizioni normative contenute nella legge di Bilancio 2024, la pensione anticipata Opzione Donna viene erogata alle lavoratrici che hanno compiuto 61 anni di età e maturato 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2023, a condizione che rientrino in una delle tre categorie di tutela previste dalla normativa.

Tuttavia, le lavoratrici con figli godono di un accesso privilegiato al trattamento:

  • con un figlio l’età scende a 60 anni;
  • con due o più figli si riduce a 59 anni.

È previsto un periodo di finestra di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e di 18 mesi per le autonome.

Come funziona per chi ha maturato i requisiti al 31 dicembre 2021?

Secondo le disposizioni normative contenute nella legge di Bilancio 2022, le lavoratrici potevano accedere alla pensione Opzione Donna a 58 e 59 anni con 35 anni di contributi, a condizione che tali requisiti fossero maturati entro il 31 dicembre 2021.

All’epoca non era stato introdotto il vincolo legato alla categoria di maggior tutela; pertanto, per accedere al trattamento era necessario solo perfezionare i requisiti.

Attualmente, le lavoratrici che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2021 possono andare in pensione con Opzione Donna anche nel 2024, a prescindere dalla categoria di invalide, caregiver o licenziate da imprese in crisi.

Il beneficio della cristallizzazione dei requisiti permette a coloro che li maturano nei tempi di legge di poter accedere al trattamento anche negli anni successivi, mantenendo inalterate le condizioni originarie della misura.

Come si richiede la pensione?

Le lavoratrici che rientrano nei requisiti possono accedere al ritiro anticipato dal lavoro. Tuttavia, l’anticipo pensionistico rispetto alla pensione di vecchiaia (67 anni e 20 anni di contributi) o altro trattamento ordinario comporta l’applicazione integrale del sistema contributivo. In altre parole, se la lavoratrice vanta un cumulo contributivo nel sistema misto o retributivo, questo non viene considerato e la pensione verrà calcolata solo con il sistema contributivo.

La domanda per l’accesso alla pensione può essere presentata all’INPS in via telematica, avvalendosi dei servizi digitali offerti dall’Istituto, oppure tramite CAF o patronati.

 Quali sono i periodi utili alla pensione?

Per perfezionare il requisito contributivo utile ai fini del rilascio della pensione anticipata Opzione Donna, è necessario che risulti un accredito contributivo effettivo di almeno 35 anni, al netto dei periodi di malattia, disoccupazione o prestazioni equivalenti, se richiesti dalla gestione a carico della quale è liquidato il trattamento pensionistico.

In sostanza, l’INPS valuta tutta la contribuzione versata o accreditata a qualsiasi titolo in favore dell’assicurata, ai fini del raggiungimento del requisito contributivo richiesto.