“Classi con ‘caratteristiche separate’ per studenti disabili”. L’intervista rilasciata a La Stampa dal generale Roberto Vannacci, candidato della Lega alle prossime elezioni Europee 2024, ha scatenato aspre polemiche: durissime le reazioni da parte di esponenti politici e associazioni a quanto affermato dal candidato del Carroccio. Una vera e propria bufera mediatica che lo ha spinto a una precisazione in merito all’articolo:
Ho detto che devono stare insieme con gli altri bambini e ragazzi, ma che servirebbero impegni peculiari e anche strutture adeguate e dedicate per momenti di attenzione particolare rivolta alla loro disabilità.
Però c’è chi difende le sue parole. L’attore Fabrizio Bracconeri, padre di un ragazzo con grave disabilità intellettiva, è d’accordo con il generale, come ha dichiarato a TAG24: “Ha ragione, perché la disabilità non è tutta uguale”.
Il generale Vannacci e le classi separate per i disabili, Fabrizio Bracconeri: “La gente che lo attacca non sa di cosa parla”
L’attore Fabrizio Bracconeri è il papà di Emanuele, un ragazzo di 23 anni affetto da una grave forma di autismo.
“Se noi parliamo di un ragazzino che sta sulla sedia a rotelle, però intellettivamente è perfetto, allora non è un disabile, ma un ‘diversamente abile'” afferma. “Mio figlio che ha il pannolone, non parla, non mangia da solo e urla- perché se ha dolore a un dito o a un dente, non sa come comunicarlo- se sta in una classe rompe i c******i. Lo dico io che sono il padre”.
Bracconeri poi spiega: “Vannacci non ha detto che la diversità va messa da parte. La gente non capisce, apre la bocca per dire c*****e e lo attacca. Mio figlio frequenta una struttura dalla mattina alle otto fino alle due del pomeriggio: è felice di andarci perché lo seguono. Mio figlio necessita di persone che gli stiano con gli occhi addosso sempre, 24 ore su 24“.
L’inclusione va promossa, secondo Bracconeri, ma c’è caso e caso. “Sono il primo a dire che dall’asilo alle elementari non debbano esserci discriminazioni per la disabilità. Ma a un certo punto i ragazzi come mio figlio, per esempio dalle scuole medie, vanno inseriti in classi adeguate”.
L’attore dell’iconica serie televisiva “I ragazzi della 3ª C” ribadisce il concetto di come esistano diversi gradi e tipologie di disabilità.
“Nella classe di mio figlio c’era un ragazzino con sindrome di Down e una disabilità intellettiva meno grave: lui poteva essere inserito nella società. I ragazzi con autismo di PizzAut (un progetto per l’inclusione sociale, ndr) hanno delle autonomie e sono inseriti nella società. Ma mio figlio non le ha! Lui non mangia da solo, non sa distinguere una bottiglia d’acqua da una di acido muriatico. Certi idioti non lo capiscono e pensano solo a puntare il dito invocando il fascismo”.
Fabrizio Bracconeri sulla disabilità: “Bisogna pensare al ‘Durante noi’: molte famiglie non hanno una vita”
Fabrizio Bracconeri elogia il ministro della disabilità Alessandra Locatelli e spiega:
“Si parla sempre del ‘dopo di noi’, quando in realtà bisogna parlare del ‘durante noi’. Io e mia moglie, quando mio figlio non è in struttura, non possiamo neanche uscire a fare la spesa. Ieri siamo andati a mangiare al ristorante da una nostra amica perché c’è la possibilità di parcheggiare dentro: mio figlio, infatti, non vuole scendere dalla macchina. Noi non abbiamo una vita e molti pensano solo al colore, alla lingua, a questa integrazione che ha rotto i c*****i”.
L’inclusione per i ‘diversamente abili’ è una questione ben diversa rispetto a quella delle persone con disabilità grave, sottolinea ancora.
“I disabili gravi non possono essere inseriti nella società perché danneggerebbero anche gli altri. Ripeto: mio figlio porta il pannolone 24 ore su 24, non si sa fare la barba, non si lava da solo: mi tocca prenderlo di peso e metterlo nella vasca per fargli il bagno tre o quattro volte alla settimana. Ma che c***o ne sa la gente che parla e dà del c*****e a Vannacci?”
Lui non vota Lega, non vota Salvini e non voterà Vannacci.
“Però ha detto la verità, che alcuni disabili dovrebbero andare in classi speciali. Io mi sono dovuto trasferire da Roma alla Sicilia per mio figlio. Nel reparto della struttura che frequenta sono tutti allo stesso livello intellettivo: sei, sette, otto mesi al massimo. Fanno attività come musicoterapia, motoria, logopedia, sensoriale, pet therapy e dei lavoretti: disegnano con la mani usando la vernice, ma lui non capisce quello che fa. Non so neanche se riconosce me o mia moglie: ma di cosa parla la gente?”