Non è stato ancora ricostruito il movente dell’omicidio del 32enne Michael Boschetto, consumatosi a Villafranca Padovana lo scorso 27 aprile: stando alle prime indagini, il vicino di casa Giacomo Friso potrebbe averlo colpito con un coltello davanti agli occhi inermi della fidanzata per vecchi screzi oppure, come sostiene qualcuno, per un passaggio in auto negato. Lo riporta il Gazzettino Veneto.
Dubbi sul movente dell’omicidio di Michael Boschetto a Villafranca Padovana: ecco cosa è emerso finora
I fatti risalgono alle prime luci del mattino di sabato scorso: Giacomo Friso, di 34, avrebbe accoltellato ad un fianco il vicino di casa 32enne Michael Boschetto davanti agli occhi inermi della fidanzata per poi essere fermato da un ispettore di polizia che vive nel suo stesso quartiere di Villafranca Padovana.
Nei giorni immediatamente precedenti era stato visto aggirarsi con un coltello per le vie del paese: un uomo ha riferito che nella notte fra il 24 e il 25 aprile sarebbe arrivato addirittura a mettergli le mani al collo, cercando di strangolarlo, in un bar della zona.
Il motivo resta ignoto, come lo è il movente dell’omicidio di cui l’uomo avrebbe confessato di essersi macchiato. Stando a quanto riporta il Gazzettino Veneto, agli inquirenti avrebbe detto di essersi recato dalla vittima “per affrontare la situazione“, come se dovessero discutere di vecchi screzi.
Non si esclude, però, che dietro il delitto possa nascondersi altro: del resto, come spiega lo stesso quotidiano, Friso era appena uscito dalla comunità per tossicodipendenti in cui aveva trascorso gli ultimi due anni, senza mai avere contatti con Boschetto. Qualcuno pensa che lo abbia aggredito per un altro motivo, forse un passaggio in auto mancato.
La ricostruzione del delitto
In attesa dell’interrogatorio di garanzia il 34enne si trova in carcere a Padova. La speranza è che decida di parlare e di fare chiarezza sull’accaduto. Per ora non si esclude nessuna pista, neanche quella di un regolamento di conti per droga, visto che anche Boschetto aveva alle spalle problemi in tal senso.
Nel tempo era riuscito a ripulirsi: secondo i familiari al momento aveva due lavori e una fidanzata. Era felice. Friso invece aveva parecchie difficoltà: rimasto orfano di entrambi i genitori, avrebbe preso fin da adolescente una brutta strada, finendo per cadere nel triste vortice degli stupefacenti.
Se ancora ne facesse uso sarà chiarito dagli esami tossicologici che gli sono stati fatti dopo il fermo. Sembra però che non fosse totalmente in sé: più persone hanno parlato, in questi giorni, di suoi comportamenti particolarmente “aggressivi”. “Ce lo siamo ritrovati a girare come un pazzo”, è stato il commento di un uomo al Corriere della Sera.
La questione della premeditazione
Da chiarire è anche un altro elemento: se Friso si fosse recato dal vicino con il preciso intento di fargli del male, portando con sé il coltello che avrebbe usato per ucciderlo, oppure se l’abbia recuperato dopo, al culmine della lite intercorsa tra loro.
Lite che a molti avrà riportato alla mente quella che il 21 aprile ha preceduto la morte dell’assessore comunale lecchese Pierluigi Beghetto, aggredito dal vicino di casa Luciano Biffi con un falcetto da giardinaggio.
Sembra che il 60enne, da poco tornato in città e con problemi di tipo economico, sia stato spinto ad uccidere il 53enne, padre di due figli, da un futile motivo: un sacchetto di pellet poggiato dall’uomo davanti al box sbagliato. Non se ne capacitano coloro che lo conoscevano, che ad Esino Lario, qualche giorno fa, gli hanno dato, commossi, l’ultimo saluto.