Pulze, Glo, Iqos? La soluzione perfetta per le multinazionali di raggiungere il proprio scopo: continuare a vendere il tabacco, dopo il crollo registrato in tutto il mondo occidentale negli anni Duemila. Il prof. Silvano Gallus, ricercatore presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” IRCCS di Milano, spiega a TAG24 perché i dispositivi per riscaldare il tabacco vengono promossi e pubblicizzati anche sui social tramite gli influencer.

“Un’azione di marketing eccezionale per convincere i più giovani, dicendo che fanno ‘meno male’ rispetto alle sigarette tradizionali. In realtà non possiamo ancora sapere se effettivamente è così e in che misura”.

Pubblicità sui social dei dispositivi per riscaldare il tabacco, il prof. Gallus: “Un incentivo a fumare, non a smettere”

Le vendite del tabacco stavano crollando non solo in Italia, ma in tutto il mondo occidentale, grazie a una maggiore consapevolezza dei pesanti danni all’organismo. “Nel decennio 2003-2013 il numero degli adulti che consumavano sigarette tradizionali in Italia era sceso dal 28% al 20%” sottolinea il prof. Gallus.

Una tendenza che ha iniziato a invertirsi dall’arrivo della sigaretta elettronica nel 2013. “In molti avranno pensato: ‘Può essere un’alternativa più salutare’. Inizialmente era stata presentata come una soluzione da proporre a chi non riusciva a smettere”.

Solo una volta ‘scoppiata’ la moda della sigaretta elettronica, le multinazionali hanno lanciato sul mercato i riscaldatori di tabacco: prodotto che, in realtà, conservavano nel cassetto già da diverso tempo. Che faccia meno male rispetto alle sigarette non è ancora stato dimostrato: ci vorranno decenni per arrivare a dati precisi. Sicuramente però fa male, come afferma anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

“ll tabacco viene riscaldato a 350 gradi invece di 750 gradi” spiega Silvano Gallus. “Se guardiamo i livelli di formaldeide, acetaldeide, cioè quelle sostanze che è risaputo facciano male e si trovano all’interno di una sigaretta, si vede che sono presenti in misura minore: però ci sono. Inoltre questi dispositivi racchiudono altri elementi tossici e potenzialmente cancerogeni che nella sigaretta tradizionale non sono presenti”.

E attenzione: le ricerche che sostengono gli aspetti ‘positivi’ di questi prodotti spesso sono sovvenzionate proprio dall’industria del tabacco.

“Ma cosa abbiamo scoperto nel frattempo noi dell’Istituto Mario Negri? Che questi prodotti nella vita reale non aiutano assolutamente a smettere. Anzi: rappresentano un disincentivo a smettere, perché si usano nei posti dove è vietato fumare le sigarette tradizionali. Portano invece a iniziare a fumare sigarette tradizionali per chi non ha mai fumato o a ricadere nel vizio per chi aveva smesso anche da anni” dichiara Gallus.

Una realtà dimostrata dai dati: “Sappiamo che dei consumatori duali- ossia quelli che consumano sia sigaretta elettronica che sigaretta tradizionale- il 75% dichiara di consumare questo prodotto laddove c’è un divieto. E il 50%, quindi la metà di coloro che consumano sia sigarette tradizionali che sigarette elettroniche, dichiarano di usarle nei posti di lavoro”.

Stando sempre ai numeri, tra coloro che non fumano sigarette tradizionali e coloro che consumano le sigarette elettroniche e i dispositivi per riscaldare il tabacco esiste un rischio da 6 a 9 volte superiore di iniziare a fumare sigarette tradizionali. Tra gli ex-fumatori, chi consuma questi nuovi prodotti ha un rischio da 3 a 6 volte superiore di ricadere nel vizio.

Questo poi si riflette sulla prevalenza di fumo. Dalla diffusione delle sigarette elettroniche prima e dei riscaldatori di tabacco poi, infatti, non c’è più stato un calo nel numero dei fumatori.

“Addirittura c’è stato un lieve aumento: siamo arrivati al punto che oggi si fuma esattamente come dieci anni fa”.

Dall’avvento dei riscaldatori di tabacco, non c’è stato più un calo nel numero dei fumatori. “Addirittura c’è stato un lieve aumento: siamo arrivati al punto che oggi si fuma esattamente come dieci anni fa”.

Un fenomeno che riguarda soprattutto i giovanissimi: “C’è un’emergenza vera e propria in Italia in questo ambito” spiega Gallus.

Dalla sigaretta elettronica a quella tradizionale: cosa dicono i dati

Sono i ragazzi più giovani a essere affascinati dai dispositivi elettronici per fumare. A dimostrarlo sono i dati del sistema di sorveglianza GYTS, ossia il Sistema di indagini sui rischi comportamentali in età 6-17 anni, promosso dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie del ministero della Salute e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità.

“Nel 2019 il GYTS riportava che in Italia addirittura il 55% dei ragazzi tra i 13 e i 15 anni aveva provato la sigaretta elettronica. È il dato più alto su 75 paesi in cui è stata fatta la stessa indagine. E sì che noi viviamo in un Paese in cui non solo le vendite di tabacco ma anche le sigaretta elettroniche sono vietate ai minori di 18 anni”.

In questo stesso anno è emerso anche un altro dato: questa volta dall’ESPAD, European School Survey Project on Alcohol and other Drugs- Italy.

“Nello stesso anno tra più di 30 Paesi europei, l’Italia è risultato quello con la più alta prevalenza di adolescenti, di 16-17 anni, che consumavano sigarette tradizionali. Non è un caso: perché il ragazzino che inizia con la sigaretta elettronica finisce con quella tradizionale, la vera trasgressione”.

Il prof. Gallus: “Con la sigaretta elettronica si ‘rivalutano’ quelle tradizionali”

Ci abbiamo messo decenni per ‘denormalizzare’ il tabacco, per fare quindi capire che un prodotto che uccide la metà di chi lo consuma non può essere considerato come un prodotto normale. Effettivamente il tabacco stava diventando sempre meno socialmente accettato. Con i nuovi prodotti, abbiamo osservato una rinormalizzazione del tabacco tradizionale” sottolinea Gallus.

L’arrivo delle sigarette elettroniche e dei riscaldatori di tabacco, ora così pubblicizzati sui social è, infatti, un modo di rivalutare anche le sigarette tradizionali.

“Un tempo, se una persona avesse acceso una sigaretta dentro un ristorante, si sarebbero alzati almeno dieci persone a protestare. Probabilmente sarebbe arrivato anche il titolare del locale. Oggi, se dovesse succedere, è più difficile ribellarsi, perché quella nuvola di fumo potrebbe provenire da un riscaldatore di tabacco. Senza contare che c’è anche chi dice: ‘La sigaretta elettronica? Tanto vale fumare quella vera!’ E questo a chi giova? Ovviamente all’industria del tabacco“.

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