Gli hedge fund sono sempre più attratti dalle meme coin. Il motivo di questo evidente feeling è rappresentato proprio dalle prospettive di guadagno che Dogecoin e le sue sorelle sono in grado di evidenziare. Prospettive che per strumenti dichiaratamente speculativi, fanno evidentemente premio su ogni altro genere di considerazioni.
A ribadirlo è stato di recente il fondo dedicato alle criptovalute Pantera Capital, il quale non ha esitato ad affermare che “le meme coin sono qui per restare”. Aggiungendo che questi particolari token, solitamente caratterizzati da intenti satirici, sono in grado di creare gigantesche opportunità. Quelle che sono espressamente cercate dagli hedge fund.
Hedge fund e meme coin, un legame sempre più stretto
Quando nel mese di dicembre Dogwifhat è diventato il token più popolare nel settore criptovalutario, Stratos, di stanza a Newport Beach, in California, ha lanciato un fondo liquido contenente il token, la cui mascotte è, ovviamente, un cane che indossa un berretto.
L’apprezzamento del token di oltre 300 volte, ha fatto sì che nel primo trimestre tale fondo registrasse un rendimento pari al 137%. Sovraperformando di oltre il doppio il resto del mercato di riferimento. L’azienda, che ha indicato la presenza tra i suoi soci accomandanti di venture capitalist come Marc Andreessen e Chris Dixon, non è stata l’unico hedge fund a tuffarsi nelle meme coin.
Anche un peso massimo della macroeconomia come Brevan Howard ha fatto un “piccolo” investimento nel settore, almeno stando alle rivelazioni non ufficiali di una persona a conoscenza della questione. A spiegare il motivo di questo interesse è stato Rennick Palley, socio fondatore di Stratos. Nel corso di un’intervista ha infatti affermato: “La verità non detta è che se il fondo non lo fa, lo fanno le persone che lavorano nel fondo”.
Basta del resto vedere i dati rilasciati da Dex Screener, per capire meglio. In base ad essi, infatti, si può notare come nel corso degli ultimi mesi questi particolari token stanno registrando il volume di scambi più elevato sui DEX (Decentralized Exchange). Mentre il data tracker CoinMarketCap indica come il valore di mercato complessivo delle meme coin sia salito a circa 54,7 miliardi di dollari.
Lo scetticismo di gran parte della criptosfera verso le monete meme
Nonostante i dati ricordati, lo scetticismo dei criptofans sulle meme coin continua ad essere molto elevato. Se inizialmente l’atteggiamento era di benevolenza, soprattutto nei confronti di Dogecoin, con il tempo l’atmosfera si è trasformata in una vera e propria strategia di trading speculativo. Di cui cercano di approfittare progetti che non di rado si rivelano alla stregua di rug pull o poco più.
Quinn Thompson, fondatore dell’hedge fund Lekker Capital è molto chiaro, al riguardo: “È semplicemente una frenesia al dettaglio, è proprio quello che hai visto su GameStop e sulle azioni meme nei mercati tradizionali. È la punta della lancia per la speculazione. È un gioco d’azzardo.” Può dirlo avendo lui stesso preso parte al gioco, per poi abbandonarlo.
Mentre dissente parzialmente Cosmo Jiang, gestore di portafoglio di Pantera: “Le monete meme sono iniziate chiaramente come uno scherzo. Col passare del tempo si sono però evolute.” In effetti molti degli ultimi progetti sono stati concepiti come progetti culturali, magari affermando l’appartenenza a una cultura o a un gruppo di persone unificate da un sistema di credenze condiviso.
L’evoluzione in atto
Dogecoin è stato lanciato nel 2014 e da allora sono stati creati migliaia di protocolli analoghi. Se molti investitori al dettaglio hanno puntato con forza sulla tendenza in atto, quelli professionali hanno invece optato per restarne alla larga. Almeno sino all’ultimo boom criptovalutario, che ha modificato tale stato di cose.
A facilitarne la grande affermazione anche la facilità di lanciare i vari progetti, grazie ad app come Pump.fun, la quale consente agli utenti di coniare monete in pochi minuti. Mentre blockchain come Solana e Base offrono commissioni di negoziazione basse, tanto da essere state letteralmente invase da questi token. Senza contare il fatto che anche i bot di Telegram, a partire da Bonkbot, hanno enormemente facilitato il loro scambio.
Una tendenza di cui hanno preso atto anche gli exchange più importanti, a partire da Gemini, l’exchange centralizzato fondato dai gemelli Winklevoss. E, soprattutto, facilitata dal fatto che i progetti presentati negli ultimi mesi sono non solo più rifiniti dal punto di vista tecnologico, ma anche più liquidi. Come messo in rilievo da Josh de Vos, responsabile della ricerca presso il ricercatore CCData: “Gli scambi centralizzati hanno sviluppato sofisticati mercati dei futures per le principali meme coin, consentendo agli hedge fund di capitalizzare i loro movimenti volatili e coprire efficacemente la loro esposizione.”
La conseguenza è stata che gli hedge fund hanno deciso di seguire l’esempio degli investitori al dettaglio che da tempo vedono nei microprezzi della maggior parte di queste monete un’opportunità reale per collezionare enormi rendimenti in poco tempo. Anche a dispetto della mancanza dei fondamentali necessari.