L’ex presidente Donald Trump è stato di recente condannato a pagare 355 milioni di dollari di sanzioni per accuse di frode e profitti sulla vendita di diversi beni. Considerato che le sanzioni hanno accumulato interessi a un tasso del 9% annuo e sono cresciute a dismisura fino a raggiungere passività correnti superiori a 450 milioni di dollari, più di un osservatore si chiede se l’ex presidente, di nuovo in corsa per la Casa Bianca, sia in grado di sostenere una campagna dispendiosa e caratterizzata da alti livelli di controllo. Anche perché l’importo della multa cresce di 2,6 milioni di dollari ogni mese. Paradossalmente, un’ancora di salvezza per il candidato repubblicano potrebbe arrivare da quelle criptovalute un tempo odiate da Trump. Vediamo perché.

Donald Trump, le criptovalute potrebbero aiutarlo non poco

La situazione in cui versa Donald Trump non è delle migliori. Le sanzioni emanate ai suoi danni hanno messo l’ex inquilino della Casa Bianca di fronte al rischio che il tribunale sequestri i suoi beni. Tanto che non pochi osservatori si chiedono, a questo punto, se sarà in grado di sopportare la campagna per le presidenziali.

Quando si esamina la situazione, però, non vengono prese in considerazione le partecipazioni in criptovalute del candidato repubblicano. Chi lo ha fatto è comunque riuscito a precisare la composizione di quelle che ne compongono il portafogli virtuale. In particolare è stato Arkham Intelligence a farlo. Ha infatti provveduto a incrociare le dichiarazioni finanziarie di Trump con le transazioni sulla blockchain per trovare l’indirizzo dello stesso.

Scoprendo che al suo interno sono custoditi diversi milioni di dollari in criptovaluta, la maggior parte dei quali ripartito tra tre token: Ethereum (ETH), Wrapped Ethereum (WETH) e MAGA Coin (TRUMP). Un tesoretto sul quale Trump potrebbe appoggiarsi per sostenere il peso delle sanzioni ricevute.

La speranza è rappresentata da una crescita esponenziale del mercato crypto

ETH e WETH sono stati ottenuti attraverso il progetto NFT Trump Digital Trading Cards. Nonostante Trump non fosse parte integrante dello stesso, i creatori gli hanno concesso royalties superiori a 1.700 ETH. Nel passato dicembre il tycoon ha venduto 1075 di essi, ricavando dall’operazione circa 2,4 milioni di dollari.

Ne restano quindi circa 700, i quali valgono al momento oltre 2,3 milioni di dollari. La speranza di Trump è naturalmente che la loro quotazione possa crescere nell’immediato futuro, ma al momento a generare le maggiori entrate sono i MAGA Coin detenuti. I creatori di questa meme, infatti, gli hanno inviato 580mila token all’atto del lancio del progetto, avvenuto in agosto. Se all’epoca valevano poche migliaia di dollari, ora il loro valore si attesta oltre i tre milioni.

Sia nel caso di Ethereum che di MAGA, la speranza di Trump è in una crescita esponenziale del mercato crypto. Per quanto riguarda la meme coin ciò potrebbe effettivamente accadere ove riuscisse a vincere la corsa alla presidenza. In quel caso è lecito supporre che il token possa esplodere, portando il valore della sua partecipazione a diverse decine di milioni di dollari.

Più complicato è pensare ad una crescita analoga per Ethereum, considerata la concorrenza sempre più forte portata da Solana in ambito DeFi. Senza contare le nuove ambizioni di Bitcoin in questa particolare nicchia di mercato.

Trump, però, potrebbe anche continuare a ricevere denaro da progetti NFT e royalties in futuro. Soprattutto da parte di quei settori della criptosfera, ad esempio la Blockchain Association, che non sembrano farsi scrupoli nell’appoggiare chiunque si mostri favorevole ai propri interessi.

Proprio questo, in fondo, potrebbe essere il motivo che ha spinto il miliardario alla recente inversione a U sull’innovazione finanziaria. Dopo aver a lungo osteggiato Bitcoin e Altcoin, infatti, nelle passate settimane Trump ha affermato la necessità di una coesistenza con BTC. Aggiungendo di divertirsi molto con quelle che ha definito “monete pazze”. Frasi le quali andrebbero rilette alla luce delle sanzioni da pagare.