Continua la bagarre sul ddl sull’autonomia differenziata, dopo la decisione del presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Nazario Pagano, di fermare l’esame degli oltre 2mila emendamenti e procedere al voto sul mandato al relatore. Protestano le opposizioni, che avevano chiesto una proroga all’invio del testo alla Camera che gli è stata negata.

Autonomia, emendamenti stralciati e il ddl passa in commissione con i voti della sola maggioranza

È finita come era facilmente prevedibile l’analisi del ddl sulla riforma dell’autonomia differenziata in commissione Affari costituzionali della Camera. E come peggio non si potrebbe.

Il testo ottiene il via libera ai relatori Urzì, Stefani e Russo per essere portato lunedì 29 aprile alla Camera per la discussione generale. Ma a votare è stata la sola maggioranza, dopo che le opposizioni hanno abbandonato l’aula in protesta contro la tagliola sugli emendamenti decisa dal presidente di commissione, Nazario Pagano.

Simona Bonafè ha spiegato, nella dichiarazione di voto, che il Partito democratico presenterà nel dibattito alla Camera gli emendamenti stralciati oggi e lo stesso farà il Movimento 5 Stelle che con Alfonso Colucci si è augurato che in Aula ci sia “un barlume di dibattito parlamentare“.

“Abbiamo chiesto di lavorare stanotte, di farlo domenica. Ma niente. La maggioranza ci ha sbattuto la porta in faccia, ha chiuso al dialogo e ha deciso di andare avanti con il mandato al relatore. Si tratta di una brutta pagina per le nostre istituzioni, ma purtroppo in linea con quanto avvenuto nelle ultime settimane e con un’idea evidentemente fallace della democrazia”.

Duro anche l’intervento di Filiberto Zaratti di Alleanza Verdi e Sinistra:

“Vi siete inchinati davanti agli amici di Vannacci e questa è una responsabilità storica oltre che politica che vi accollate”.

Cosa è successo in commissione?

Il ddl autonomia era atteso oggi per una nuova discussione sugli oltre 2mila emendamenti presentati al testo. Un dibattito che partiva già compromesso dopo quanto accaduto ieri su un emendamento del Movimento 5 Stelle, bocciato dopo la ripetizione del voto decisa dal presidente Pagano per motivi procedurali e che aveva mandato su tutte le furie anche la segretaria del Pd Schlein.

La discussione doveva essere propedeutica all’arrivo del testo nell’Aula della Camera lunedì 29 aprile. Tempi considerati impossibili da rispettare dalle opposizioni, vista la mole degli emendamenti depositati, che avevano dichiarato la loro contrarietà alla fretta immotivata del governo.

Simona Bonafè del Pd aveva parlato di una “forzatura“, auspicando un “ripensamento” che poi non è avvenuto. Ancora più dura Maria Elena Boschi, di Italia viva:

“Nonostante la disponibilità espressa dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, di rinviare di qualche giorno l’inizio dell’esame in Aula, la maggioranza ha tirato avanti. Ciriani è stato bellamente ignorato e i capigruppo della maggioranza non hanno voluto dare spiegazioni“.

Mentre si avvicinavano le 18, l’ora fissata per la fine del dibattito e per il voto sul ddl, diventava sempre più evidente come la commissione non sarebbe riuscita a discutere tutti gli emendamenti, dal momento che ne erano stati votati appena 39 fino al primo pomeriggio.

A quel punto, la Bonafè ha chiesto la convocazione dell’ufficio di presidenza della commissione per decidere il da farsi, con il presidente Pagano che ha optato per lo stop all’esame degli emendamenti per dare il via alle dichiarazioni di voto sul mandato al relatore del ddl.

Lo stesso Pagano si è difeso dalle accuse delle opposizioni, spiegando di aver fatto “tutto quello che dovevo fare per discutere il maggior numero di emendamenti” e di aver adottato “ogni possibile scelta perché potessero essere discussi il maggior numero di emendamenti“.

Una spiegazione che non ha accontentato le opposizioni, che annunciano battaglia alla Camera. Sempre che il governo non ponga la fiducia sul testo del ddl…