Prima di emettere un accertamento fiscale, ogni contribuente ha la possibilità di difendersi e di recarsi in un ufficio dell’Agenzia delle Entrate. Ecco cos’è il contradditorio preventivo.

Ci sono interessanti novità per i contribuenti italiani: il Fisco italiano vuole portare a compimento il processo di semplificazione e vuole instaurare un dialogo più diretto con i cittadini e le imprese. A partire dal mese di gennaio 2024 gli uffici dell’AdE prima di emettere un accertamento fiscale devono stabilire un contradditorio preventivo ed informato. Si tratta di una fase rilevante con cui l’Agenzia delle Entrate fa sapere al contribuente eventuali pretese per adempiere le irregolarità fiscali, permettendogli di difendersi anticipatamente rispetto ad un ricorso al giudice. Scopriamo in questa guida cos’è e quali sono gli atti esclusi derivanti dal contradditorio preventivo.

Contradditorio preventivo: cos’è e quali sono gli atti esclusi

Prima di emettere un accertamento fiscale il contribuente deve avere la possibilità di confrontarsi con l’amministrazione finanziaria. La finalità è quella di garantire il diritto di difesa del soggetto contribuente, che deve conoscere quali sono le motivazioni che hanno portato l’amministrazione tributaria ad avviare un procedimento a suo carico. Con il contradditorio è possibile risolvere bonariamente la controversia, evitando il ricorso al giudice tributario.

L’amministrazione fiscale, prima di notificare un avviso di accertamento, deve inviare una comunicazione contenente l’invito a presentare i documenti e le proprie osservazioni entro il termine di 60 gg telematicamente o per iscritto. Il contribuente può recarsi anche personalmente presso l’ufficio territoriale competente. Il contribuente ha diritto di accedere agli atti e di capire quali sono le motivazioni che hanno portato l’Agenzia delle Entrate al controllo.

Una volta ricevute le osservazioni e i documenti dal contribuente, l’amministrazione tributaria può decidere di accogliere le osservazioni e procedere con l’annullamento dell’atto impositivo, oppure rettificare l’atto e ridurre le pretese oppure confermare l’atto. Dopo la scadenza del termine di 60 giorni per procedere con il contradditorio fiscale, l’Agenzia delle Entrate può emettere l’atto di accertamento fiscale. Nel caso in cui non sia rispettato il contradditorio preventivo, il contribuente può procedere con l’impugnazione dell’atto di accertamento dinanzi alla Corte di Giustizia Tributaria.

Contradditorio preventivo: cosa deve contenere l’avviso notificato al contribuente?

L’avviso notificato al contribuente deve contenere i periodi di imposta oggetto di contradditorio, le sanzioni, le imposte e gli interessi dovuti, le motivazioni che hanno determinato le maggiori imposte, il giorno per prendere visione degli atti del fascicolo ed il termine per presentare controdeduzioni.

La finalità del contradditorio è quella di fare in modo che il contribuente abbia un ruolo attivo, possa difendersi e possa contestare le conclusioni assunte dall’amministrazione tributaria.

Contradditorio preventivo: quali sono gli atti esclusi?

Nel diritto tributario la regola generale è il contradditorio preventivo, ma sono previste delle eccezioni alla regola. Il contradditorio preventivo non può essere attivato nei seguenti casi: atti automatizzati, atti di controllo formale e atti di pronta liquidazione. Per gli atti che sono oggetto di esclusione dall’obbligo del contradditorio preventivo, il contribuente ha la possibilità di ricorrere all’autotutela nel caso di atti che possono essere annullati.

Il ricorso in autotutela è un reclamo di natura informale che il cittadino presenta all’Amministrazione tributaria per contestare un atto illegittimo. Si tratta di una alternativa al ricorso al giudice tributario, che viene utilizzata per evitare i tempi della giustizia ordinaria e per evitare le spese legali.

Non esiste un form scaricabile, ma ciò che risulta essere certo è che la sua comunicazione deve avvenire tramite l’invio di una Pec o di una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno. L’istanza in autotutela permette al cittadino di agire per tutelare un interesse non tanto proprio, ma per quello dell’Amministrazione fiscale. Grazie al ricorso in autotutela si mette in evidenza l’errore commesso dall’Agenzia delle Entrate, evitando di sostenere le spese legali.