Lo stabilimento Stellantis di Melfi è tornato al centro del dibattito durante le elezioni regionali in Basilicata che hanno visto il centrodestra di Vito Bardi vincere. La segretaria della Fiom lucana Giorgia Calamita ha parlato all’inviato di Tag24 Michele Lilla della situazione che sta vivendo lo stabilimento.
Stabilimento Stellantis a Melfi, l’intervista alla segretaria Fiom Basilicata
Promesse mancate, paura per il futuro e incertezza negli ultimi 10 anni. Sono cambiati sei governi ma il destino dello stabilimento Stellantis di Melfi resta un’incognita. Tempi d’incertezza che si ripercuotono sui lavoratori il cui numero si è ridotto negli ultimi trent’anni.
Qual è la situazione di Stellantis a Melfi? Sembra ci sia molta confusione…
“La situazione non è assolutamente positiva. Dall’era Marchionne subiamo le scelte di Fiat e Stellantis soprattutto quella di ridimensionamento e assenza di investimenti. Già dal 2014 lo stabilimento subisce la cassa integrazione, a Melfi ci sono state assunzioni con il Jobs Act ma abbiamo subito una contrazione dei volumi produttivi”
“C’è stato un lungo declino fino all’acquisizione di Fca da Stellantis. Non abbiamo avuto nessuna certezza e stabilità, siamo l’unico stabilimento nel Paese ad avere una missione produttiva costruita con le lotte a Melfi. Siamo stati promotori di un accordo con Stellantis che prevedeva la trasformazione dello stabilimento da auto endotermiche ad elettriche”
Avete chiesto di portare a Melfi ‘il futuro delle vetture’ cioè l’elettrico ma a oggi sapete quale potrebbe essere il futuro? O si continuerà a procedere come sempre?
“Non abbiamo interlocuzione con l’azienda, alle nostre verifiche del piano industriale non c’è nessuna risposta. Nello stabilimento abbiamo avuto delle interlocuzione, l’azienda si era impegnata a produrre quattro modelli elettrici ma ad oggi è di nuovo tutto incerto”
La crisi cosa sta comportando per la Regione?
“Siamo uno stabilimento partito dal 1992 eravamo 7600 dipendenti, un sito produttivo unico in Europa. Lo stabilimento della produzione dell’auto aveva intorno tutta la componentistica, su tutta la dorsale fino ad arrivare a Potenza costituivamo un bacino enorme. Oggi siamo quasi dimezzati: 5400 dipendenti perché l’azienda ha licenziato in maniera silente molti lavoratori ed abbiamo la cassa integrazione attiva da tempo”
“Lo stabilimento si ferma anche per settimane intere, i volumi produttivi sono ridotti e nel frattempo si pensa di chiudere gli stabilimenti o addirittura di accorparli. Abbiamo 1000 lavoratori della logistica in cassa integrazione, Stellantis prova a calmierare dicendo che l’auto per loro è centrale ma questa situazione continua a preoccuparci”
Molti operai sono stati mandati in trasferta negli stabilimenti esteri. Quanto pesa per la psicologia dell’operaio ricevere un determinato trattamento all’estero e poi tornare in Italia e non trovare più quel mondo lavorativo?
“L’azienda utilizza anche questi argomenti per creare preoccupazione. Le produzioni di alta gamma non vengono più fatte in Italia, questa spaventa i nostri lavoratori: questo ricatto viene vissuto con il pericolo di perdere il posto di lavoro. E’ un esercizio di Stellantis per fare uscire i lavoratori dallo stabilimento”
Quanto la politica lucana aiuta gli operai? Mette bocca su quello che si dice a Parigi o Torino?
“Noi dall’era Marchionne abbiamo chiesto alla Regione tavoli ed interlocuzione per avere risposte diverse: abbiamo avuto solo silenzio consenziente verso Stellantis da parte loro. Abbiamo fatto scioperi anche unitari nell’ultimo periodo per aprire una discussione con questa Regione, abbiamo ricevuto solo uno strumento che non dà visibilità rispetto al futuro”
“Non c’è nessuna spinta né a livello locale né nazionale. La Regione non è riuscita a far sedere Stellantis al tavolo e confrontarsi: sono arrivati solo proclami e promesse ma noi nel frattempo viviamo una situazione di dismissione. Il ridimensionamento non è sostenibile per noi”
“I governi non riescono ad agire con Stellantis, si continua a fare passerelle nonostante le condizioni dei lavoratori. Un governo di questo livello è improponibile”