Come si andrà in pensione a 62 e 63 anni nel 2025? Cosa cambia per la pensione anticipata nel 2025? Quanti contributi in più per anticipate dal 2025? Riceviamo molte domande sul futuro previdenziale italiano. In molti si chiedono come cambierà l’accesso alla pensione, altri temono il ritorno della vecchia austerità della legge Fornero. I conti pubblici non tornano, quindi potrebbero esserci nuovi cambiamenti alle pensioni e tasse con piccoli aumenti. Vediamo come funziona la pensione nel 2025.
Come si andrà in pensione a 62 e 63 anni nel 2025
Il governo italiano nel confermare il DEF punta ai saldi tendenziali e non quelli programmatici: una scelta per evitare impegni difficili da mantenere?
Nel Documento di Economia e Finanza (DEF) 2024, l’aggiornamento del quadro di finanza pubblica a legislazione vigente evidenzia un indebitamento netto della PA per il 2024 al 4,3% del PIL, in linea con le previsioni della NADEF e in netta diminuzione rispetto al consuntivo 2023 (7,2%). La previsione per il quadriennio 2024-2027 indica un progressivo rientro dell’indebitamento netto sul PIL, con un deficit in continua riduzione: 3,7% nel 2025, 3,0% nel 2026 e 2,2% nel 2027.
Come riportato da formiche.net, per far quadrare i conti, è ipotizzabile un aumento contenuto delle tasse, attuato attraverso piccole variazioni poco visibili per limitare le polemiche. Tra le ipotesi, anche tagli alla spesa pubblica.
Tali misure potrebbero ostacolare l’accesso alle pensioni, come già avvenuto con lo slittamento dell’Ape sociale da 63 a 63 anni e 5 mesi e l’aggancio della Quota 103 al sistema contributivo. Anche l‘Opzione Donna è stata innalzata a 61 anni, con requisiti più stringenti.
Alla luce di queste possibili strette sui conti pubblici, sorge spontanea la domanda: chi potrà andare in pensione a 62 e 63 anni nel 2025? Le regole della legge Fornero, non ancora sepolte, potrebbero tornare d’attualità con i nuovi interventi previdenziali.
Quota 104 e nuovi requisiti: attesa fino al 2026 per alcuni
Attualmente, la pensione anticipata Quota 103 consente di ritirarsi dal lavoro a 62 anni di età con 41 anni di versamenti contributivi. Tuttavia, tale misura scade il 31 dicembre 2023; pertanto, se non verrà confermata per il 2025, penalizzerà i nati nel 1963 che, pur avendo i requisiti necessari, non potranno accedervi.
L’ipotesi di una nuova misura, Quota 104, comporterebbe nuovi requisiti di accesso alla pensione, facendo sì che molti possano andare in pensione a 63 anni nel 2026.
L’introduzione di una nuova misura sperimentale, anche per un solo anno, potrebbe far slittare l’accesso alla pensione di altri 22 mesi. Ciò significa che i lavoratori dovranno accumulare almeno 42,10 mesi di versamenti contributivi. Tra i nati nel 1962 e nel 1963 sarebbe introdotto uno scalone di 3 anni.
È importante notare che la pensione ordinaria di vecchiaia si perfeziona a 67 anni di età con 20 anni di contributi, mentre la pensione anticipata ordinaria si matura con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.
Una soluzione semplice sarebbe quella di introdurre un’uscita flessibile a 62 anni di età e 20 anni di contributi.
In questo modo, il lavoratore potrebbe scegliere in piena autonomia se andare in pensione con una rendita più bassa o restare sul posto di lavoro accumulando contributi utili ai fini previdenziali.
Questa soluzione sarebbe ideale per coloro che non hanno avuto carriere continue, ma comunque lunghe oltre 30 anni, e che non riescono a perfezionare i requisiti per l’accesso alla pensione ordinaria.