Scudetto conquistato, ora l’Inter è pronta a festeggiare come si deve il traguardo raggiunto. In casa a San Siro, contro il Torino domenica e poi in giro per la città con il pullman scoperto, la squadra di Inzaghi si prenderà gli applausi che merita. La seconda stella era l’obiettivo dichiarato del presidente Zhang e di tutta la società, che ha messo a diposizione del tecnico una rosa di livello internazionale. 86 punti conquistati in 33 giornate di campionato, frutto di 27 vittorie, 5 pareggi e solo 1 sconfitta. Ma di chi sono i meriti principali? Per rispondere a questa domanda e commentare la vittoria dello scudetto dell’Inter, Antonio Paganin, ex difensore nerazzurro, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Scudetto Inter: Paganin commenta a Tag24
Il traguardo è stato raggiunto e con 5 giornate d’anticipo. In un derby contro il Milan, l’Inter ha vinto lo scudetto e conquistato la seconda stella della sua storia. I nerazzurri in questa stagione non hanno avuto rivali e hanno vinto proprio nella gara più sentita. I festeggiamenti sono iniziati dopo la stracittadina, ma esploderanno soprattutto al termine del match contro il Torino, in programma domenica alle 12.30. Da San Siro e fino al centro della città, la squadra viaggerà con il pulmann scoperto, per incontrare i tifosi nerazzurri. Il tempo di godersi il momento, prima di iniziare a programmare il futuro, perchè adesso l’intenzione è quella di aprire un ciclo che possa riportare il club in auge, anche a livello internazionale. Per commentare la vittoria dello scudetto dell’Inter, Antonio Paganin, ex difensore nerazzurro, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
L’Inter in questa stagione non ha avuto rivali. Quanto conta per questo club aver vinto lo scudetto e soprattutto quanto conta averlo fatto in un derby contro il Milan?
“Ovviamente l’importante è che sia arrivato, ma è altrettanto vero che la soddisfazione di poterlo vincere contro i cugini, con cui c’è una rivalità storica accertata, è ancora maggiore. Il campionato certifica sempre la reale forza di una squadra. In Coppa ad esempio non è così, perché con qualche buona prestazione è un pizzico di fortuna, si può arrivare alle fasi finali, ma in un anno intero invece non basta. Senza nulla togliere alle altre, penso che l’Inter abbia ampiamente meritato per forza, continuità e programmazione”.
Era già previsto che finisse così, dall’inizio dell’anno?
“Direi di no. Tante volte ci si dimentica da dove si è partiti, ma all’inizio dell’anno lo scetticismo nei confronti di questa squadra era ampio. C’erano grandi dubbi, perché si era cambiato molto, e invece questa si è rivelata una rosa straordinaria. Credo che da questo momento in poi si potrebbe aprire un ciclo importante, che potrebbe cambiare le gerarchie del campionato anche a lungo termine. Mi sembra che le altre squadre siano davvero distanti dall’Inter”.
È chiaro che lo scudetto arriva sempre per grande merito di tutti, ma c’è un artefice principale di questo successo?
“Assolutamente sì, il management della società Che ogni anno deve operare in un tipo di economia particolare, per situazioni legate al bilancio. Credo che neanche gli interisti più ottimisti, all’inizio dell’anno avessero pensato di vincere facile. Marotta in primis, invece, ha avuto ben chiaro dall’inizio che cosa si doveva fare sul mercato. In estate i nerazzurri sono stati costretti a cedere Onana, che era reduce da una grande stagione, e hanno perso Brozovic, Skriniar, Dzeko e Lukaku, che con Lautaro erano i terminali offensivi dell’Inter. Hanno preso profili meno conosciuti, come Thuram, e hanno avuto ragione. Questa è la dimostrazione di forza. Il management è stato in grado di scegliere giocatori funzionali al tipo di gioco che Inzaghi ha nella sua testa”.
Lo scudetto, il primo della sua carriera, certifica la forza anche di mister Inzaghi?
“Non mi tiro indietro e ammetto che l’anno scorso ero uno di quelli che aveva qualche dubbio sulle capacità di Simone Inzaghi. 13 sconfitte, per un club come l’Inter erano davvero troppe. Quest’anno però, soprattutto in termini calcistici, ha avuto un cambiamento radicale e repentino. Ha saputo cambiare la squadra, ha fatto un passo indietro e proposto un calcio interessante, ha modificato atteggiamento e mentalità. Ha fatto un click ed è diventato un allenatore di alto livello. Per me ci sono tre categorie: allenatori buoni, quelli bravi e poi ci sono i fuoriclasse, quelli che riescono a trovare la chiave per vincere e fare il salto di qualità. Inzaghi ora ci è riuscito e in questo momento è uno dei pochi a proporre qualcosa di diverso, rispetto al panorama nazionale. Brava la società a crederci e a fornirgli i rinforzi necessari”.
A questo punto diventa necessario un adeguamento di contratto?
“Penso che sia il percorso normale, nel momento in cui un allenatore come lui arriva a questo livello. Lasciamo stare l’eliminazione in Champions, che a mio avviso è stata casuale. A Madrid ci può stare di perdere, ma era in casa che avrebbero dovuto fare qualcosa in più. Questo però non toglie nulla ciò che è stato fatto e penso che ora sia giusto rinnovare con adeguamento per il mister”.
Una rosa importante, di grande qualità, ma ti aspetti grossi cambiamenti sul mercato?
“Mi aspetto una sessione importante, come è avvenuto lo scorso anno con Onana. Resta il fatto che questa società è indebitata, per quanto produca ricchezza. Vendendo qualche gioiello possono ridurre il debito, fermo restando che poi devono avere la capacità di sostituire mantenendo lo stesso livello. Mantenere l’equilibrio è la cosa fondamentale. Nel calcio moderno è la cosa primaria per aprire cicli lunghiassimi e io credo che le basi che sono state gettate vanno in questa direzione”.