Il suicidio assistito rappresenta una tematica complessa e delicata, regolamentata in modi diversi in tutto il mondo. Recentemente, l’Associazione Luca Coscioni ha pubblicato una mappa aggiornata che evidenzia come diverse nazioni gestiscano legalmente questa pratica, dimostrando un crescente riconoscimento del diritto al suicidio medicalmente assistito in varie parti del globo.

Paesi in cui il suicidio assistito è legale: quanti sono?

Attualmente, solo 28 paesi e territori consentono legalmente il suicidio assistito. Queste legislazioni spesso includono criteri rigorosi che devono essere soddisfatti affinché gli individui possano accedere a queste procedure. L’Italia si distingue per essere l’unica nazione che consente l’accesso al suicidio assistito esclusivamente a coloro che sono dipendenti da trattamenti di sostegno vitale.

Suicidio assistito tabù: ecco in quali Paesi

Negli Stati Uniti, America Latina, Asia e gran parte dell’Europa orientale e meridionale, il suicidio assistito è generalmente proibito: infatti, esistono variazioni significative basate su considerazioni culturali e religiose. In Asia e nei paesi arabi, per esempio, l’argomento è spesso considerato tabù.

Suicidio assistito consentito: novità in America Latina e Australia

Nel maggio recente, la Colombia ha fatto storia diventando il primo paese in America Latina a legalizzare il suicidio assistito, segnando un momento significativo di cambiamento culturale e legislativo. Parallelamente, il Nuovo Galles del Sud in Australia ha approvato una legge che permetterà il suicidio assistito, che sarà attuata entro i prossimi 18 mesi.

Progressi in Europa

In Europa, la tendenza verso la legalizzazione continua. L’Austria ha recentemente riconosciuto il diritto al suicidio assistito per le persone con malattie incurabili, proteggendo il diritto all’autodeterminazione come sancito dalla sua Corte costituzionale. Similmente, la Spagna ha superato notevoli opposizioni per legalizzare l’eutanasia attiva diretta, espandendo così le opzioni di fine vita disponibili ai suoi cittadini.

La Svizzera, nota per la sua legislazione progressista, ha depenalizzato il suicidio assistito già nel 1942, stabilendo un modello che separa chiaramente l’eutanasia attiva dal suicidio assistito, dove i medici e i parenti non possono attivamente partecipare all’atto stesso.

Il Portogallo, invece, è un esempio recente dove la Corte costituzionale ha bloccato la depenalizzazione dell’eutanasia, chiedendo una riformulazione più rigorosa del testo di legge.

Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo hanno adottato leggi che regolamentano sia l’eutanasia che il suicidio assistito, con la Colombia e il Canada che seguono esempi simili.

La maggior parte delle nazioni che permettono questa pratica richiede che l’individuo sia adulto e affetto da una malattia incurabile. Interessante notare che Paesi Bassi e Belgio estendono questo diritto anche ai minori sotto certe condizioni. Inoltre, il Canada si distingue per essere uno dei pochi stati a consentire il suicidio assistito anche a chi soffre di malattie mentali, a partire dal 2023.

Il punto in Regno Unito e Francia

In Gran Bretagna, l’eutanasia e il suicidio assistito rimangono illegali, ma sono state introdotte modifiche per alleggerire le sanzioni relative all’interruzione delle cure per compassione. In Francia, nonostante non sia permessa l’eutanasia, è stata introdotta la legge Claeys-Leonetti che consente una “sedazione profonda e continua” per i pazienti terminali.

Come funziona negli Stati Uniti

Negli Stati Uniti, stati come Oregon, Washington e California hanno creato propri quadri legislativi che permettono queste pratiche sotto condizioni specifiche.

Suicidio assistito legale: dibattiti etici e ostacoli

Nonostante l’accresciuta accettazione, il suicidio assistito solleva importanti questioni etiche e pratiche. In Italia, ad esempio, l’assenza di una legislazione chiara e la necessità di un trattamento di sostegno vitale come criterio di accesso hanno creato barriere significative per molti pazienti desiderosi di porre fine alle proprie sofferenze.

I pazienti spesso affrontano sfide burocratiche e ritardi, dovendo barcamenarsi tra le diverse interpretazioni delle leggi da parte di regioni e enti sanitari locali. Ciò contribuisce a intensificare il disagio dei pazienti e delle loro famiglie, evidenziando la necessità di una legislazione più chiara e accessibile.

Anche Papa Francesco ha espresso una forte opposizione al suicidio assistito, accendendo i riflettori sulla tensione tra la compassione medica e le etiche tradizionali che governano la vita e la morte.