Si chiamava Matteo Fornaciari il ragazzo milanese di 26 anni morto ieri, 25 aprile, in Valtellina: sembra che si trovasse insieme agli amici e al fratello quando, all’improvviso, dopo aver raggiunto la vetta del Cevedale, sarebbe stato travolto da una valanga di neve, venendo trascinato per decine di metri prima di finire in un crepaccio.

Chi era il ragazzo morto sotto una valanga di neve in Valtellina: il 26enne Matteo Fornaciari

La tragedia si è consumata nel primo pomeriggio a 3.400 metri di quota. Il gruppo di scialpinisti di cui Matteo Fornaciari faceva parte insieme al fratello aveva da poco raggiunto la vetta del Cevedale, separandosi: in cinque erano scesi verso la Val Rosole; gli altri avevano deciso di percorrere la via Normale della Val Cedec, dove è avvenuto il distacco.

Il 26enne, rimasto leggermente indietro rispetto ai compagni, sarebbe stato travolto in pieno dalla valanga, venendo trascinato per decine di metri prima di finire in un crepaccio. Il primo a soccorrerlo sarebbe stato il fratello: dopo aver individuato il punto in cui era rimasto sepolto avrebbe provato a scavare la neve a mani nude e con una pala per cercare di tirarlo fuori.

Inutile qualunque tentativo: quando il giovane è stato trovato dai soccorritori giunti sul posto per lui non c’era già più niente da fare. A riportarlo è Il Corriere della Sera, secondo cui la sua salma sarebbe stata prontamente trasferita all’ospedale di Sondalo. Gli amici sono ancora sotto shock: non avrebbero mai potuto immaginare di assistere alla sua morte.

Studente del Politecnico di Milano, Matteo era amante degli sport: praticava scialpinismo, ma anche kayak e non di rado si spostava in motocicletta. Sui social sono tanti gli scatti che lo immortalano nelle sue imprese, spesso in compagnia del fratello, che ora, insieme al resto dei familiari, dovrà fare i conti con la sua prematura scomparsa.

Tante le vittime di incidenti in montagna

“Ho continuato a ricercare e a rileggere le notizie tutta la notte. Come un bambino. Sperando prima o poi di leggervi un nome diverso e che fosse tutto un malinteso”, ha scritto sui social uno dei suoi maestri di canoa. “Il mio pensiero va al fratello, che era con lui e che ha provato a salvarlo, ai loro genitori e ai suoi amici. Sono senza parole”, ha aggiunto.

Sono in tanti, come lui, a dedicare messaggi di solidarietà e vicinanza ai conoscenti della vittima. Come in tanti li dedicano all’alpinista 47enne francese che, sempre nella giornata di ieri, è morto dopo essere scivolato in un canale della zona dell’Herbetet, sul Gran Paradiso, in valle d’Aosta. Sembra che fosse partito in solitaria. A dare l’allarme, dopo essersi preoccupato del fatto di non aver ricevuto notizie del suo rientro, sarebbe stato un amico.

I soccorsi si sarebbero immediatamente messi sulle sue tracce, trovando prima la sua auto in località Tignet, in Valsavarenche, e poi il suo corpo. Da accertare le dinamiche del sinistro mortale, l’ennesimo consumatosi in montagna. Qualche mese fa a morire era stato il 25enne Leonardo Di Virgilio, residente ad Arcinate, in provincia di Varese.

Anche lui, come il 47enne francese, era scivolato dopo aver raggiunto la vetta. Amava la natura in tutte le sue forme, lavorando come giardiniere: insieme a lui, al momento della tragedia, c’era un amico. Alla stampa aveva riferito di averlo visto provare in tutti i modi a salvarsi, senza successo. Quando i soccorsi erano arrivati era già morto.