La comunità crittografica continua a scrutare con un certo nervosismo i flussi giornalieri degli ETF spot Bitcoin quotati negli Stati Uniti. Il motivo è molto semplice: se questi continuano ad acquistare, il prezzo dell’icona crypto è destinato a restare su livelli molto alti, se non a crescere. Tanto che molti hanno visto con un certo malcontento il dato relativo alla giornata di ieri, in cui l’ETF di BlackRock per la prima volta non ha chiuso con nuovi afflussi.

Al tempo stesso, però alcuni osservatori di mercato stanno spostando il loro sguardo sulle stablecoin. Il motivo è anche in questo caso molto chiaro: gli afflussi di capitali ad esse collegati rappresentano un vero e proprio pilastro per il mercato delle criptovalute. Mentre la maggior parte degli osservatori si è concentrata sugli afflussi di ETF, quelli di stablecoin sono stati un driver più significativo. Tale da dare un contributo decisivo nel conservare alti i prezzi.

Un rallentamento degli afflussi di stablecoin potrebbe dare vita ad una correzione significativa del mercato

“Se gli afflussi di stablecoin rallentassero, potremmo vedere una correzione significativa”: ad affermarlo in una chiacchierata con Coindesk è stato Markus Thielen, fondatore di 10x Research. Un’affermazione che si fonda su un dato evidente, l’ampia utilizzazione delle criptovalute ancorate ad asset del mondo reale come il dollaro statunitense al fine di finanziare gli acquisti di criptovalute e il trading di derivati. Un uso che dovrebbe spingere a indicare l’offerta di stablecoin alla stregua di un indicatore degli afflussi netti di capitale nel mercato delle criptovalute.

Nel caso in cui lo si facesse realmente, si vedrebbe un dato di fatto ben preciso: il capitale confluito nel mercato crypto grazie ad esse è molto superiore a quello garantito dagli ETF spot. Ad evidenziarlo è il fatto che la capitalizzazione di mercato combinata delle due principali stablecoin, Tether (USDT) e USD Coin (USDC) è aumentata di 25,6 miliardi di dollari. Tanto da raggiungere la cifra record di 143,8 miliardi di dollari da quando gli ETF spot hanno iniziato a essere negoziati negli Stati Uniti l’11 gennaio. Nel frattempo, secondo i dati forniti da 10x Research, gli ETF hanno accumulato circa 12 miliardi di dollari.

Inoltre, mentre gli afflussi negli ETF spot sono rallentati nelle ultime settimane, l’offerta delle due principali stablecoin ha continuato ad espandersi. Il tutto mentre l’attenzione di molti si focalizzava esclusivamente sui primi. Ne consegue che nel caso di un rallentamento dell’afflusso di capitali collegati alle stablecoin, il mercato potrebbe andare incontro ad una correzione al ribasso di non poco conto.

Attenzione ai titoli del Tesoro statunitense

Un’altra fonte di potenziale volatilità al ribasso è stata poi indicata da Ilan Solot, co-responsabile degli asset digitali presso Marex Solutions: la “de-inversione” della curva del Tesoro statunitense.

Se si osserva la curva dei rendimenti, o la struttura a termine dei tassi di interesse, che mostra il rendimento di obbligazioni con diverse scadenze, di solito è inclinata verso l’alto. Un dato provocato dal fatto che gli investitori richiedono un rendimento più elevato per investire o prestare denaro al governo per lunghi periodi.

Tale curva, però, si è invertita da due anni, poiché la banconota a due anni offriva un rendimento più elevato rispetto a quella a 10 anni. Il tutto mentre la Federal Reserve aumentava rapidamente i tassi di interesse.

Ora, la curva sta dando vita ad una deinversione, provocata da un aumento più rapido del rendimento dei titoli a 20 anni (indicato anche come bear reefening). In questo momento, lo spread tra i rendimenti a dieci anni e quello a due si attesta a -0,28 punti base, il minimo da gennaio. In pratica, la curva è a soli 28 punti base dalla normalizzazione.

Un banco di prova per Bitcoin

Le implicazioni di tutto ciò sono spiegate dallo stesso Solot: “C’è sempre una sfumatura nell’interpretazione della curva, ma presa a valore nominale, può implicare una perdita di fiducia nella politica fiscale o monetaria, o in entrambe. Ad esempio, potrebbe significare che i mercati vedono un rischio maggiore che la Fed rimanga indietro. La curva dei prestiti si sta scardinando senza una domanda corrispondente”.

Per poi aggiungere: “Non è un buon ambiente per il rischio in generale e, almeno inizialmente, dovrebbe pesare anche sul mercato delle criptovalute”. Per Solot, però, ci potrebbe essere anche un rovescio della medaglia, per BTC. Il token, infatti, proprio in una situazione di questo genere potrebbe dimostrare di poter rappresentare una buona copertura contro l’instabilità fiscale e monetaria.