Quando sussiste il divieto di cumulo tra lavoro e pensione? Quali sono i vincoli che devono essere superati? Facciamo chiarezza.

Le misure previdenziali che permettono di accedere alla pensione in anticipo sanciscono il divieto di cumulare i redditi da lavoro con i redditi di pensione. Si tratta di un limite che ostacola tutti coloro che volessero continuare a lavorare anche dopo la pensione. L’attuale normativa prevede la possibilità di andare in pensione prima del raggiungimento dei requisiti necessari per accedere all’assegno di vecchiaia.

Nonostante rappresenti un limite ci sono determinate tipologie di attività lavorative che possono permettere di superare tale vincolo. Con un mutuo o un prestito da pagare, il caro bollette e tutte le altre spese quotidiane da affrontare, certi pensionati in salute decidono di continuare a lavorare. Tenendo conto che esiste il vincolo del divieto di cumulo tra pensione e lavoro, quali sono le tipologie di lavoro che consentono di superarlo? Facciamo chiarezza.

Quando sussiste il divieto di cumulo tra lavoro e pensione?

L’attuale normativa prevede che esista un divieto di cumulo tra lavoro e pensione e questo limite colpisce i pensionati che hanno troppe spese e che con la sola pensione non riescono a mantenersi. Il divieto di cumulo redditi da lavoro e da pensione sussiste per le misure previdenziali seguenti: Quota 100, Quota 102, Quota 103 e Ape Sociale.

I quotisti e chi è uscito dal mercato occupazione con Ape Social non possono svolgere attività lavorative dipendenti ed autonome, a meno che non si tratti di lavoro autonomo occasionale. Chi viola la normativa decade dal trattamento pensionistico erogato dall’Inps e dovrà restituire tutti gli assegni previdenziali incassati. Si tratta di un rischio che non deve essere assolutamente trascurato.

Come superare il divieto di cumulo tra lavoro e pensione?

Chi è andato in pensione accedendo ad una misura a quota o all’Ape Social non può svolgere attività di lavoro autonome o dipendenti. L’unica soluzione da valutare per poter superare il divieto di cumulo tra pensione e lavoro è quella di sottoscrivere un contratto di lavoro autonomo occasionale. Tale attività deve essere svolta senza vincoli di subordinazione tra il committente ed il prestatore d’opera. Ai sensi dell’articolo 2222 della disciplina codicistica il lavoratore autonomo che svolge il lavoro in modo occasionale è un professionista che compie un servizio con lavoro prevalentemente autonomo.

Una volta espletata la prestazione di lavoro autonomo occasionale, il pagamento del compenso avviene a seguito della presentazione di una nota di pagamento. Il lavoratore che svolge la prestazione di lavoro occasionale è tenuto ad indicare il compenso lordo, le ritenute fiscali computate applicando un’aliquota del 20 percento, le ritenute per i contributi pensionistici dovuti alla Gestione Separata Inps. Una volta detratte tutte queste voci dal compenso lordo è possibile ottenere il compenso netto. Nella nota di pagamento è necessario indicare di non essere titolari di Partita Iva e di non espletare l’attività in forma professionale.

Lavoro autonomo occasionale: ulteriori precisazioni per i pensionati

I pensionati (quotisti e chi ha aderito all’Ape Social) che continuano a lavorare, possono sottoscrivere il contratto di lavoro autonomo occasionale e hanno l’obbligo di versare i contributi al superamento di un 5mila euro, anche se si tratta di prestazioni rese a favore di più datori di lavoro. La trattenuta Inps viene applicata sulla parte di compenso che eccede i 5mila euro. L’ammontare di contributi è ripartito tra il committente ed il collaboratore.

Il lavoratore versa l’11,24 percento, mentre il committente versa il 22,48 percento. Per i lavoratori autonomi già pensionati viene applicata una aliquota pari a 24 punti percentuali, di cui: 16 punti percentuali a carico del committente, mentre l’8 percento a carico del lavoratore. Il committente è tenuto a versare i contributi tramite modello F24.