Nella giornata di ricordi e commemorazioni del 25 aprile il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto tappa anche a Civitella in Val Chiana, in provincia di Arezzo.

Qui, nel giugno 1944, 244 persone perirono a causa delle truppe nazifasciste, in un grave eccidio che colpì non solo i partigiani del luogo ma anche innocenti e familiari. Dopo aver deposto una corona d’alloro presso il Monumento ai Caduti, Mattarella è stato salutato da un caloroso applauso da parte dei presenti.

25 Aprile, Mattarella a Civitella in Val Chiana: l’omaggio alle vittime della strage nazifascista

Dopo aver deposto questa mattina intorno alle 9 una corona d’alloro presso l’Altare della Patria, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato in elicottero nella cittadina di Civitella in Val Chiana. In occasione delle più ampie celebrazioni legate al 25 aprile, ricorrono quest’anno gli 80 anni dell’eccidio nazifascista che coinvolte quella piccola città in provincia di Arezzo.

244 persone, fra uomini, donne, bambini ed anziani, vennero uccise il 29 giugno 1944 da soldati tedeschi, in rappresaglia per un precedente attacco subito (sempre a Civitella) da parte dei partigiani il 18 giugno. In quest’occasione tre soldati tedeschi erano rimasti uccisi, il quarto ferito ad una gamba. Gli abitanti di Civitella temettero che quest’azione avrebbe portato ad una reazione da parte delle truppe naziste, cosa che purtroppo avvenne 11 giorni dopo.

Dopo essere atterrato allo stadio di Badia al Pino, Mattarella è stato ricevuto dalle autorità locali e ha potuto vedere con i propri occhi l’affetto di tanti cittadini e giovani, accorsi lungo il tragitto per poterlo salutare. In Piazza Becattini il presidente della Repubblica si è unito al ministro della Difesa Guido Crosetto e a Giuseppe Cavo Dragone, Capo di Stato Maggiore della Difesa.

Mentre i cittadini di Civitella e 30 superstiti dell’eccidio hanno assistito alla deposizione di una corona di alloro al Monumento ai Caduti in Piazza Don Alcide Lazzeri, Mattarella nel seguente discorso ha avuto modo di ricordare ai presenti che il vero volto del fascismo è stato brutale, disonesto, guerrafondaio ed ingiusto verso l’intera popolazione italiana, portata in una guerra inutile e foriera soltanto di lutti:

Non c’è parte del suolo italiano –  con la sola eccezione della Sardegna – che non abbia patito la violenza nazifascista contro i civili e non abbia pianto sulle spoglie dei propri concittadini brutalmente uccisi. La magistratura militare e gli storici, dopo un difficile lavoro di ricerca, durato decenni, hanno, finora, documentato sul territorio italiano cinquemila crudeli e infami episodi di eccidi, rappresaglie, esecuzioni sommarie.

Mattarella: “Qui per ricordare le vittime della guerra”

Dopo la deposizione della corona d’alloro e la visita al museo cittadino che ricorda l’eccidio del 1944, Mattarella ha avuto modo di omaggiare la memoria di chi è perito nel nome e nella speranza di un’Italia più giusta e libera. Secondo il presidente, è sempre necessario ricordare la barbarie di un atto di guerra organizzato meticolosamente da parte dei tedeschi, che portò alla morte anche di due bambini (uno di un anno e l’altro di due):

Sono venuto, oggi, qui a Civitella, uno dei luoghi simbolo della barbarie nazifascista, per fare memoria di tutte le vittime dei crimini di guerra, trucidate, in quel 1944, sul nostro territorio nazionale e all’estero. Gli eccidi avvennero, oltre che a Civitella, a Cornia, dove la crudeltà dei soldati della famigerata divisione Goring si sfogò in maniera particolarmente brutale, con stupri e uccisioni di bambini. Come è testimoniato dai documenti processuali, gli eccidi furono pianificati a freddo, molti giorni prima, e furono portati a termine con l’inganno e con il tradimento della parola.

Serve appunto uno sforzo nel ricordare senza travisamenti e senza modifiche di parte ciò che è accaduto in passato, in modo da non banalizzare il sacrificio compiuto anche da persone comuni:

Occorre far memoria di quelle stragi e di quelle vittime e sono preziose le iniziative nazionali e regionali che la sorreggono. Senza memoria, non c’è futuro. All’infamia della strage di Marzabotto, la più grande compiuta in Italia, seguì un corollario altrettanto indegno: la propaganda fascista, sui giornali sottoposti a controlli e censure, negava l’innegabile, provando a smentire l’accaduto, cercando di definire false le notizie dell’eccidio e irridendo i testimoni.