Crypto.com ha ufficialmente rimandato il lancio di una app per gli utenti al dettaglio della Corea del Sud. A motivare tale rinvio una “urgente ispezione in loco” che, secondo il notiziario locale Segye Ilbo la piattaforma di scambio sta affrontando nel Paese asiatico. Un provvedimento il quale, a quanto sembra, sarebbe motivato da problemi legati al riciclaggio di denaro da parte della stessa piattaforma.

Crypto.com: cosa sta accadendo in Corea del Sud?

L’annuncio del rinvio è arrivato nella giornata di lunedì, all’interno di un rapporto che Crypto.com ha ritenuto di pubblicare dopo le notizie uscite su un notiziario sudcoreano. Il rapporto afferma, in particolare, che l’Unità di informazione finanziaria (FIU) della Corea del Sud, ente alle dipendenze della Commissione per i servizi finanziari, ha scoperto “problemi relativi ai dati antiriciclaggio” presentati dall’exchange di criptovalute. Una scoperta cui ha fatto seguito un’ispezione tesa a comprendere meglio cosa stesse effettivamente accadendo.

I dirigenti della piattaforma di scambio hanno quindi risposto in modo da fugare ogni sospetto al proposito. All’interno del rapporto è infatti possibile leggere questa risposta diretta alle accuse: “Crypto.com mantiene i più alti standard antiriciclaggio (AML) del settore. Rimanderemo il nostro lancio e coglieremo questa opportunità per assicurarci che i regolatori coreani comprendano le nostre politiche, procedure, sistemi e controlli approfonditi, che sono stati esaminati e approvati dalle principali giurisdizioni di tutto il mondo”.

L’exchange di criptovalute ha ricevuto le necessarie approvazioni dalle autorità di regolamentazione della Corea del Sud nel corso 2022 e aveva quindi pianificato il lancio di un’app rivolta gli utenti al dettaglio nel paese. L’esordio, che era programmato per il prossimo il 29 aprile, è ora naturalmente rimandato a data da definire.

Solo la passata settimana, peraltro, The Block ha riferito che l’azienda aveva decisamente negato di aver incontrato un ostacolo nel suo lancio previsto. Resta quindi da capire se la decisione delle autorità locali sia arrivata dopo questa affermazione.

Intanto lo scambio di criptovalute si impegna a collaborare con le autorità locali

Sulla questione si è poi espresso un portavoce di Crypto.com, il quale ha affermato: “La Corea è un mercato difficile in cui entrare gli scambi internazionali, ma ci impegniamo a collaborare con le autorità di regolamentazione per far avanzare il settore in modo responsabile per i coreani. Crypto.com non ha acquisito nuovi clienti in Corea da quando ha acquisito OkBit”. Da quest’ultima affermazione sembra di capire che il problema è dovuto proprio alla clientela riconducibile all’exchange acquisito.

Al tempo stesso Crypto.com ha fatto sapere che OkBit aveva circa 900 clienti al momento dell’acquisizione da parte sua. Senza peraltro avere mai ricevuto citazioni per eventuali infrazioni alle normative antiriciclaggio. Per poi aggiungere che dal momento dell’acquisizione, l’accesso dei clienti OkBit esistenti è stato limitato ai prelievi.

Nonostante le rassicurazioni, ora dovranno essere le autorità del Paese asiatico a fare luce sulla vicenda. Per quanto riguarda il previsto lancio dell’app dedicata ai clienti al dettaglio, Crypto.com non è per ora in grado di fornire chiarimenti. Con ogni probabilità sarà necessario attendere qualche settimana per avere notizie precise in merito. La speranza è che l’indagine proceda spedita verso l’epilogo.

Proseguono i guai per gli exchange crypto

La vicenda che sta interessando Crypto.com è solo l’ultima disavventura per gli exchange centralizzati. Soltanto nel corso delle ultime settimane prima Coinbase e poi Kucoin si sono ritrovati a dover fare i conti con la Securities and Exchange Commission e il Department of Justice degli Stati Uniti.

Per Coinbase l’accusa è di aver messo in vendita non registrata di titoli. Accusa ritenuta fondata dal giudice distrettuale statunitense Katherine Polk Failla. Per KuCoin è invece di cospirazione criminale multimiliardaria.

In entrambi i casi si tratta di accuse molto serie, che per KuCoin hanno provocato una vera fuga della clientela. Come del resto era accaduto in precedenza a Binance, costretto a pagare una multa salata e alla messa in disparte del suo fondatore, Changpeng Zhao. A Crypto.com potrebbe andare molto meglio, a meno di sviluppi non previsti della sua questione con le autorità sudcoreane.