L’ordinanza 6187/2024 della Corte di Cassazione segna un punto di svolta nell’interpretazione delle responsabilità relative alla tassa di soggiorno nei contesti turistici. Questa decisione stabilisce che, in caso di mancato pagamento della tassa da parte dei turisti, è il gestore della struttura ricettiva che deve assumersi l’onere del versamento al Comune, mantenendo il diritto di rivalsa nei confronti del turista inadempiente.

Tassa di soggiorno non pagata: l’impatto della sentenza sulle strutture ricettive

Le strutture ricettive, che includono alberghi, bed and breakfast, e case vacanze, devono ora seguire procedure precise per la riscossione e il versamento della tassa di soggiorno. In particolare, la sentenza impone ai gestori di agire come intermediari fiscali tra i turisti e l’amministrazione comunale, garantendo che la tassa sia versata regolarmente e nel rispetto delle scadenze stabilite.

Secondo la normativa, i gestori sono obbligati a esporre chiaramente nelle loro strutture le informazioni relative agli importi della tassa di soggiorno e alle eventuali esenzioni disponibili. Inoltre, è loro responsabilità incassare l’imposta e trasferirla al Comune, oltre a presentare una dichiarazione annuale attraverso procedure telematiche. La mancata osservanza di queste disposizioni può portare a sanzioni significative, inclusa una penalità fino al 30% dell’importo dovuto.

Tassa di soggiorno: normativa e calcolo importo

L’articolo 4 del Decreto Legislativo numero 23 del 14 marzo 2011 regola la tassa di soggiorno, che viene richiesta dai Comuni per finanziare servizi e interventi a favore del turismo. L’importo è proporzionale al prezzo del soggiorno, con un massimo di 5 euro per notte, ma può arrivare fino a 10 euro in città con un elevato flusso turistico, come stabilito dalle statistiche dell’ISTAT relative ai trienni precedenti.

Le regioni a statuto speciale e le province autonome hanno il potere di introdurre una tassazione analoga, che risponde agli stessi presupposti dell’imposta di soggiorno standard.

Tassa di soggiorno non pagata: il gestore è sempre responsabile?

Quando gli ospiti delle strutture turistiche non effettuano il pagamento dell’imposta di soggiorno, la responsabilità di tale versamento spetta ai gestori delle strutture, che devono agire conformemente alle disposizioni legali per evitare sanzioni. Il processo include la registrazione degli ospiti e la riscossione dell’imposta, la quale deve poi essere versata alle autorità locali entro le tempistiche stabilite dalla normativa locale.

La responsabilità è retroattiva

Recentemente, la Corte di Cassazione ha emesso una sentenza che riafferma la responsabilità retroattiva dei gestori di strutture ricettive nel versare le tasse di soggiorno, anche per le violazioni avvenute prima del 2020. Questa decisione si basa sull’articolo 5-quinquies del decreto legge 146/2021, che fornisce un’interpretazione autentica e chiarisce che la responsabilità dei gestori è estesa anche ai casi antecedenti all’entrata in vigore del Decreto Rilancio.

Il principio stabilito dalla Corte è che il gestore di un hotel o di una qualsiasi struttura ricettiva è responsabile per il pagamento dell’imposta di soggiorno. Questa responsabilità si applica non solo agli incidenti dopo il 2020, ma anche a quelli precedenti, riflettendo la natura retroattiva della norma. In termini pratici, se un turista non paga la tassa di soggiorno, il gestore è tenuto a coprire l’importo e successivamente cercare di recuperare tale somma dal turista.

Cosa succede se il turista non si presenta presso la struttura prenotata

Il ragionamento della Cassazione differisce significativamente da quello di altri tribunali riguardo alla qualificazione del soggetto incaricato della riscossione dei pagamenti. Ad esempio, nel caso tra Booking e la signora X, si è stabilito che il pagamento tramite la piattaforma online viene trattenuto fino al termine del soggiorno, per poi essere versato al gestore della struttura. Questo metodo di pagamento garantisce una sicurezza finanziaria fino a quando l’ospite non completa il suo soggiorno. Pertanto, se l’ospite non si presenta, la tassa di soggiorno non è dovuta, essendo irrilevante il pagamento o meno del costo della struttura ricettiva da parte dell’ospite.

La Corte sottolinea che la tassa di soggiorno si basa sulla necessità di mantenere e adeguare i servizi pubblici locali a causa del maggiore carico urbanistico causato dai flussi turistici. La tassa è quindi giustificata solo se l’ospite effettivamente soggiorna nella struttura, rendendo il suo pagamento diretto al gestore al momento del soggiorno non solo logico ma necessario.

Determinazione della tassa di soggiorno: la regolamentazione comunale

Ogni Comune può definire dettagliatamente le modalità di riscossione e versamento dell’imposta di soggiorno attraverso regolamenti comunali. Questi documenti stabiliscono le scadenze di pagamento, le modalità di dichiarazione e le eventuali esenzioni o riduzioni applicabili in determinate circostanze, come per minori o per soggiorni prolungati.