La trasferta è la situazione in cui il lavoratore dipendente viene inviato dall’azienda in un luogo diverso da quello dello svolgimento abituale della prestazione lavorativa.

La sua caratteristica principale è la temporaneità dello spostamento per il sopravvenire di esigenze di servizio che rendono necessario il dislocamento del lavoratore.

Nel testo, spiegheremo più dettagliatamente in cosa consiste e come funziona, vedremo come si calcola l’indennità di trasferta e spiegheremo le differenze con il distacco.

Cos’è la trasferta del lavoratore

Alcune esigenze aziendali possono portare il datore di lavoro ad inviare un lavoratore in trasferta, ovvero in un luogo diverso da quello in cui svolge abitualmente la prestazione lavorativa, per un determinato periodo di tempo.

La trasferta del lavoratore consiste in un mutamento temporaneo del luogo di lavoro, per sopravvenute esigenze aziendali. Durante questo periodo temporaneo, il lavoratore ha diritto ad alcune indennità e rimborso spese.

Il dipendente e l’azienda devono concordare la trasferta e deve anche essere prevista nel contratto di lavoro tramite un’apposita clausola.

Quali sono le caratteristiche della trasferta? Si caratterizza per la temporaneità della prestazione lavorativa in un luogo diverso da quello abituale previsto nel contratto. Quando, invece, viene a mancare il requisito della temporaneità, allora si dovrà parlare di trasferimento.

Cosa spetta al lavoratore in trasferta

Il lavoratore in trasferta ha diritto a rimborsi e a un’indennità aggiuntiva a quella della sua normale retribuzione. L’obiettivo dell’indennità di trasferta è proprio quella di andare a compensare il disagio per il fatto di essere tenuto ad effettuare una prestazione lavorativa in un luogo diverso dalla sede abituale e contrattuale.

Ci sono due tipologie di trasferta:

  • Entro i confini del Comune in cui è situata la sede di lavoro;
  • Oltre i confini del Comune in cui è situata la sede di lavoro.

In base alla tipologia, varia l’importo del rimborso o dell’indennità. Ci sono tre tipi di rimborso:

  • Forfettario;
  • Misto;
  • Analitico.

In tutti e tre i casi, il lavoratore in trasferta deve riportare tutte le spese, in modo dettagliato, conservando scontrini e fatture.

Come funziona il pagamento delle trasferte

In base alla tipologia di rimborso, cambia l’importo spettante. Nel caso in cui si tratta di rimborso forfettario, si tratta dell’indennità riconosciuta in maniera fissa per ogni giorno di lavoro fuori dal Comune. La cifra risulta:

  • Esente fino a 46,48 euro al giorno, per trasferte all’interno del territorio nazionale;
  • Esente fino a 77,46 euro giornaliere, per le trasferte estero.

Il rimborso analitico, invece, prevede che sia stabilito in base alla rendicontazione analita di tutte le spese effettuate. In questo caso, occorre conservare scontrini e ricevute fiscali, documenti attestanti i costi relativi alla carta di credito professionale e le fatture. La cifra risulta:

  • Esente fino a 30,99 euro al giorno in Italia;
  • Esente fino a 51,65 euro al giorno all’estero.

Infine, il rimborso misto non è altro che una via di mezzo tra quello forfettario e analitico. L’indennità è ridotta di due terzi, per le spese di vitto e alloggio, e nel caso del rimborso del solo vitto o del solo alloggio, è ridotta ad un terzo. In questo caso, la cifra risulta:

  • Esente fino a 15,49 euro al giorno in Italia;
  • Esente fino a 25,82 euro al giorno all’estero.

Differenza tra trasferta e distacco

Per concludere e avere un quadro ancora più chiaro, è opportuno fare il punto sulla differenza tra la trasferta e il distacco.

Come abbiamo già avuto modo di spiegare, la trasferta si riferisce ad un viaggio effettuato per conto dell’azienda: un viaggio intrapreso per scopi di lavoro o affari. Invece, nel distacco il lavoratore è messo a disposizione di un’altra azienda.