È un terreno sempre accidentato quello in cui si muove la segretaria del del Pd Elly Schlein che, in un’intervista al Corriere della Sera, rivendica la scelta di essersi candidata per le Elezioni europee 2024, sempre più vicine. La segretaria dem difende l’unità del suo partito, “l’unico che discute” chiaramente delle scelte politiche da compiere, e attacca la maggioranza sul Def. E non manca una ‘strigliata’ agli alleati – o presunti tali – di opposizione

Schlein candidata alle Europee: “Liste di personalità competenti, approvate all’unanimità”

È una Elly Schlein battagliera e decisa a difendere con qualsiasi mezzo il proprio partito, quella che si avvicina alle Elezioni europee 2024, previste per giugno.

Le polemiche, sia interne sia esterne, accompagnano da sempre il cammino del Partito democratico e la segretaria è consapevole dei danni che queste hanno comportato nella storia del centrosinistra. Il suo obiettivo, dunque, è spegnere i fuochi di quelle potenzialmente più distruttive e contrattaccare laddove ci sia lo spazio per farlo.

Ecco, quindi, che in un’intervista al Corriere della Sera, Schlein spiega le ragioni che hanno portato alla sua candidatura alle Europee ma anche alla decisione di non inserire il suo nome nel simbolo. Lo fa difendendo l’unità decisionale del partito, già sottolineata dal deputato Andrea Orlando nei giorni scorsi.

“Siamo l’unico partito che discute in chiaro: non c’è qualcuno che si chiude in una stanza e decide. lo ho ascoltato il dibattito di questi mesi sulla mia candidatura, ho ascoltato quello sulla proposta del simbolo. E mi è sembrato che il modo migliore per rafforzare questa squadra e spingere il partito più in alto fosse quello di correre anche io, mentre l’altra proposta mi è parsa divisiva e l’ho accantonata”.

A questo proposito, anche la composizione delle liste indica una discontinuità rispetto al Pd del passato. Al posto dei nomi scelti per accontentare le molteplici correnti del partito, Schlein spiega di aver fatto le liste assieme alla minoranza. Le liste, quindi, “sono state approvate all’unanimità“, evitando “scelte traumatiche o notti dei lunghi coltelli” e risultano composte da “personalità della società civile che per la loro competenza rappresentano le battaglie per l’Europa che vogliamo“, oltre che da quelle che la segretaria definisce “le migliori energie del partito“.

Attacco a Renzi e Calenda sulla Basilicata: “Faticoso costruire alternativa alla destra ma soluzione non è andare a destra”

A proposito di elezioni, però, ancora brucia la sconfitta alle Regionali in Basilicata, dove è stato riconfermato il presidente uscente Vito Bardi, di centrodestra.

Un esito scontato vista le difficoltà crescenti nel trovare una quadra nel campo frastagliato, litigioso e, in alcuni casi, infido del centrosinistra. A questo proposito, Schlein passa all’attacco, ricordando come il Pd non abbia “mai messo veti“, al contrario di altri. Tra questi, la segretaria cita nello specifico Matteo Renzi e Carlo Calenda, segretari rispettivamente di Italia viva e Azione, apparentemente all’opposizione e nel campo del centrosinistra ma che, però, si sono presentati al fianco di Bardi in Basilicata.

“A chi, come Renzi o Calenda, oggi ci attacca vorrei dire: lo so che è faticoso costruire un’alternativa alla destra, ma non è che la soluzione è andare direttamente a destra“.

A tutti, compreso il Movimento 5 Stelle, la segretaria dem chiede “di smetterla con i veti incrociati perché continuo a pensare che uniti si possa vincere“.

Non manca, infine, un attacco anche al governo presieduto da Giorgia Meloni, ancora sulle questioni economiche, sulle quali il centrosinistra continua a contestare le decisioni dell’esecutivo, accusato di essere alla guida del Paese senza avere “uno straccio di piano industriale per guidare la conversione ecologica e la transizione digitale“.

Schlein dice di aspettarsi nuovi tagli a sanità pubblica e pensioni, nel silenzio di una maggioranza che, per motivi di opportunità elettorale, dirà la verità ai cittadini solo dopo le Europee. Un’altra differenza sostanziale, per la segretaria dem, rispetto alla gestione politica del suo partito.