Nel 2025, il gioco sulle pensioni riparte con il ritorno della Fornero? L’approvazione del DEF certifica l’assenza delle risorse per la prossima Manovra finanziaria. Nel 2024, i risultati conseguiti con uno stanziamento di appena 24 miliardi di euro, di cui 16 miliardi derivanti dall’extra deficit, hanno portato a modifiche delle principali misure del sistema previdenziale italiano: Ape sociale, Opzione donna e Quota 103.
Tuttavia, il futuro non appare affatto roseo: salvaguardare le pensioni potrebbe diventare difficile, soprattutto se l’ombra della legge Fornero continua ad aleggiare. Il governo di Giorgia Meloni si troverà ad affrontare il dossier relativo alla riduzione del deficit, alla mancata previsione di crescita e al fardello dei tagli agli interessi.
È chiaro che dovrà rispettare diverse scadenze e potrebbe attuare nuovi interventi sulle pensioni, che non necessariamente includeranno il rinnovo delle misure in scadenza il 31 dicembre 2024. Per rispondere all‘invocazione di stabilità e chiarezza, si rischia di rimanere ancorati alle norme di austerità imposte dalla legge Fornero, che sono legate all’evoluzione di un sistema previdenziale che deve rispettare i parametri introdotti con il nuovo patto di stabilità e crescita.
Pensioni 2025 con il ritorno della Fornero?
Ed è ovvio che a soffrire per la rigidità di accesso del sistema previdenziale sono i lavoratori, catapultati da una confort zone a un incubo nel rispetto delle norme istituite con la riforma più contestata dell’ultimo decennio. Tuttavia, la continuità nell’ottica della sostenibilità di un sistema capace di mantenere in equilibrio i conti pubblici rischia di introdurre una riforma delle pensioni ancora peggiore.
Contestualmente, la resa o il gioco in difesa dei sindacati impedisce di far emergere gli argomenti su cui, oggi, il governo Meloni potrebbe dimostrare maggiore flessibilità e sensibilità.
Chi va in pensione con nuovi tagli?
Ancora una volta, potrebbero essere introdotti nuovi tagli al welfare, alla sanità e alle pensioni per ridurre il debito. Come riporta money.it, Pierpaolo Bombardieri, segretario generale del sindacato Uil, ha spiegato che le critiche condizioni di rientro dal debito contenute nel nuovo Patto di Stabilità sottoscritto dall’Italia in Europa potrebbero costringere il governo a introdurre misure rigide. Tuttavia, è anche vero che nuovi ritocchi alle pensioni allarmerebbero i sindacati, creando non poco scompiglio.
La verità è che, dopo quasi un decennio di discussioni sulla legge Fornero, si discute ancora su come evitarne il ritorno integrale. Nel 2024, gli interventi attuati non hanno portato le pensioni sulla via di una maggiore flessibilità nell’uscita dal lavoro.
Anzi, sono stati modificati i requisiti di accesso all’Ape sociale, innalzandoli da 63 anni a 63 anni e 5 mesi di età, e sono state introdotte nuove penalità per Quota 103, agganciata al sistema di calcolo contributivo. Nello stesso tempo, è stato ridotto il requisito economico per la pensione di vecchiaia per coloro che rientrano integralmente nel sistema contributivo.
La “spallata” alle pensioni è stata realizzata in un contesto decisamente migliore rispetto a quello previsto per il 2025, quando il governo italiano dovrà gestire la metà delle risorse rispetto al 2024. Una sfida senza precedenti che rischia di affossare le pensioni degli italiani.
È anche vero che il futuro previdenziale è ancora tutto da definire e, possibilmente, da salvaguardare da un ritorno della Fornero bis o di provvedimenti mascherati da una parvenza di concretezza, ma che in realtà rappresenterebbero una vera e propria riforma “lacrime e sangue”.
Pensioni 2025: ecco cosa potrebbe cambiare
Il primo indizio riguarda Quota 103, che nel corso degli anni ha visto un peggioramento delle sue condizioni. L’uscita a 62 anni di età e 41 anni di contributi è stata infatti legata al sistema contributivo, con un taglio dell’assegno per coloro che vantano una contribuzione nel sistema retributivo.
Per il 2025, si ipotizza che la pensione Quota 103 possa trasformarsi in Quota 104, con un incremento del requisito anagrafico da 62 a 63 anni di età.
Opzione Donna, la pensione anticipata accessibile alle donne a 61 anni di età con 35 anni di contributi se maturati entro il 31 dicembre 2023, potrebbe subire nuove modifiche. Si tratta di uno strumento previdenziale per l’uscita dal lavoro riservato alle lavoratrici appartenenti a categorie considerate meritevoli di tutela, come ad esempio caregiver, invalide civili e lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese in crisi.
Novità peggiorative potrebbero essere introdotte anche per l‘anticipo Ape Sociale, già modificato nella Legge di Bilancio 2024. L’indennità, infatti, non è più accessibile a 63 anni di età, ma bensì a 63 anni e 5 mesi con almeno 30 anni di contributi se maturati entro il 31 dicembre 2024.
Infine, si ipotizza un graduale aumento dell’età pensionabile per tutti.