La Juventus, dopo una prestazione opaca, si regala la finale di Coppa Italia. Lo fa con fatica, con lo sguardo indemoniato di una Lazio che gioca, corre, ci crede e la rimonta fino a pochi minuti dal termine. Taty Castellanos realizza la doppietta, ma dalla panchina ospite arrivano i cambi che decidono le sorti del match. Tiro cross di Weah, zampata di Milik. La partita è tutta qui e si traduce in queste pagelle, le pagelle di Lazio-Juventus:
In collaborazione con Tommaso Franchi
MANDAS 6 – Parata d’istinto su Vlahovic sull’1-0, poi una lunga sequela di palle messe male con i piedi. Nulla può sul gol decisivo.
CASALE 5,5 – Qualche uscita palla al piede sbagliata, così come alcuni anticipi azzardati. Sbaglia il posizionamento sul gol concesso ai bianconeri.
ROMAGNOLI 5 – Spostato al centro nel secondo tempo dopo le sviolinate della prima frazione, perde il collante sulla marcatura decisiva della partita, quella che vede Milik sfilare alle sue spalle. E’ l’errore che fa la storia della match e che concede la finale alla Juventus.
GILA 6 – Partita condizionata da un problema fisico che lo attanaglia per tutta la prima frazione. Nonostante questo tiene botta su Chiesa. (DAL 46′ PATRIC 6 – Entra e dimostra il solito attaccamento alla maglia, tra chiusure di rilievo e poche sbavature. Sul gol entra in complicità con il reparto amico.)
HYSAJ 6 – Senza infamia e senza lode, come sempre. Non ha mordente ma è accorto, non riesce a tenere le redini della spinta ma gestisce le diagonali.
GUENDOUZI 6 – Di ritorno dal primo minuto, offre la consueta dose di corsa e polmoni, permettendo alla squadra di poter ottenere sempre una soluzione id passaggio. In fase di filtro compie il suo dovere. (DALL’ 84′ PEDRO S.V.)
CATALDI 5,5 Ordinaria amministrazione del cuore pulsante della manovra laziale. Tenta di trovare le sovrapposizioni dei trequartisti ma i suoi, spesso, sono lanci verso il vuoto. (DALL’ 81′ ROVELLA S.V.) –
MARUSIC 6 – Potrebbe tranquillamente essere il migliore in campo, tuttavia resta la mancata marcatura su Weah in fase d’uscita. Una partita eroica, un salvataggio storico su Vlahovic nel secondo tempo ma quel gol resta marchio indelebile della gara.
FELIPE ANDERSON 6 – Partita ordinata, dove cerca spesso di sorprendere la retroguardia juventina tagliando dentro, non trovando il guizzo giusto. Nonostante questo si fa apprezzare in fase di contenimento, dando il là ad alcune ripartenze. (DAL 61′ VECINO 5,5 – Entra per rimpolpare la mediana difensiva e per alzare il muro ma non funge né come fluidificante né come ultimo baluardo).
LUIS ALBERTO 6.5 – Dai suoi piedi si accende la magia per Castellanos. Dà l’anima, la darà fino alla fine, affonda insieme alla nave anche senza fascia da capitano. Un calcio d’angolo battuto bene porta al vantaggio biancoceleste, per poi andare a prendere il pallone anche quando nessuno lo voleva. Ci prova, forse invano, ma le idee sono sempre le sue.
CASTELLANOS 7 – La somma matematica di due meraviglie e di due errori marchiani. Da lui passa l’equilibrio psicologico del match. Vantaggio, gol divorato, Juve raggiunta e rete mancata – anche se in fuorigioco. Sposta l’asse mentale del match, lo fa nel bene e nel male. Eppure la sua doppietta è l’ultimo soffio di speranza. (DALL’ 81′ IMMOBILE S.V.)
All.TUDOR 6 – La prepara a dovere e muove la scacchiera nell’intervallo, ma il cambio decisivo è quello di Vecino per Felipe Anderson. Tra oltranzisti e difensivisti il pubblico si divide, ma il brasiliano – a corto di fiato – non tiene il campo prima della sua uscita. Con Vecino sceglie di rinforzare la mediana, tiene e per poco non porta a casa l’impresa di una partita ben architettata. Pesa l’episodio sul quale, dalla panchina, non può mettere mano. Vedendo l’inerzia della partita, probabilmente, alcuni cambi potevano essere effettuati precedentemente.
Le pagelle della Juventus
JUVENTUS
PERIN 6,5 – Sui due gol non può nulla. Decisivo su Castellanos nella prima frazione. E’ la parata che tiene a galla i bianconeri.
DANILO 5,5 – Scivola maldestramente sull’occasione sprecata da Castellanos. Cerca di tenere il reparto ma finisce anche lui per ingarbugliarsi.
BREMER 5 – Sul secondo gol della Lazio è un pesce fuor d’acqua non tenendo bene la posizione. Si perde il Taty e si perde in campo. Fortuna per lui che la Lazio, dopo tanto peritare, vada a corto d’ossigeno.
ALEX SANDRO 5 – Indecoroso in marcatura su Castellanos, un salto di basso livello e niente da fare. Fa fatica e si vede, non spinge mai e chiude male.
CAMBIASO 5.5 – Davanti spinge poco e niente, preoccupandosi più di contenere; ma anche da questo punto di vista non eccelle, lasciando campo alla Lazio dalle sue parti. (DAL 70′ WEAH 6,5 – Un tiro cross in un momento di solitudine diventa quel passaggio che fa la storia. Su quel tiro cross arriva il graffio di Milik)
MCKENNIE 5 – Nulla da fare, sparisce dal campo. Può essere seguito su un’azione importante, ma anche lui non dà mordente né spinta. Poco da fare, anche se prova a salire in cattedra. (DALL’ 81′ YILDIZ S.V.)
LOCATELLI 5,5 – Il mezzo punto in meno è per il giallo che gli fa saltare la finale. Per il resto, non si vede. Sai che c’è ma è come se non ci fosse.
RABIOT 6,5 – Direttore d’orchestra con qualche licenza d’offendere, ma anche lui viene risucchiato da un gioco passivo.
KOSTIC 6 – Prova a mettere qualche pallone interessante nel primo tempo, ma poi fuoriesce dal campo. Entra da una parte all’altra nel gol decisivo.
CHIESA 6 – E’ il classico Chiesa di fine mandato, quello che prova gli strappi ma che non eccelle. (DAL 91′ ALCARAZ S.V.)
VLAHOVIC 5- Si mangia un gol nel primo tempo su miracolo di Mandas, poi perde il guizzo su salvataggio di Marusic. E’ il classico Vlahovic che quando non c’è è stizzito, nervoso e evanescente, come stasera. (DALL’ 81′ MILIK 7 – L’uomo copertina, il coniglio dal cilindro di Allegri. Un pallone toccato, un gol. Eppure, a volte, basta questo. Il polacco spedisce la Juventus in finale di Coppa Italia. A volte basta il guizzo, quello che è mancato a Vlahovic).
All.ALLEGRI 6,5 – La Juve gioca male, malissimo a tratti. In campo non si vede armonia, ma in questo marasma c’è sempre la panchina e, per Allegri, i cambi decisivi. Weah – subentrato – la mette in mezzo, Milik – subentrato – la mette dentro. E’ un episodio, per carità, ma di matrice allegriana.