La contestata e presunta censura della Rai allo scrittore Premio Strega, Antonio Scurati, continua ad accendere la polemica tra maggioranza e opposizione. Una polemica che riguarda anche l’eventuale compenso che la tv di Stato avrebbe dovuto pagare allo scrittore.
La maggioranza che nega le accuse di censura, giustifica la cancellazione dell’intervento dell’intellettuale sul 25 aprile – che sarebbe dovuto andare in onda nella trasmissione di RaiTre “Che Sarà” condotta da Serena Bortone – come una scelta dettata dall’entità del compenso che sarebbe stato giudicato eccessivo. L’opposizione, invece, ha subito gridato alla censura e ha accusato il Governo e la Rai di nascondersi dietro questioni di “vil denaro”.
Nel famoso post Facebook, in cui la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha pubblicato il testo integrale del monologo cancellato, la premier aveva sottolineato che la Rai “si sarebbe semplicemente rifiutata di pagare 1800 euro per un minuto di monologo”, evidenziando che tale cifra equivarrebbe allo stipendio mensile di un impiegato.
Caso Scurati, Maiorino (M5S): “Una volgarità fare riferimento al compenso. 1800 euro? Non è una cifra esagerata”
Denaro che non sarebbe stato invece eccessivo, secondo la senatrice del Movimento5Stelle, Alessandra Maiorino che, accusando la presidente del Consiglio di aver cercato di sviare la questione creando una polemica sul cachet dello scrittore, ha sottolineato la pretestuosità delle sue accuse.
Secondo la senatrice pentastellata infatti, guadagnare per pochi minuti di intervento 1800 euro non sarebbe uno scandalo, o, comunque “non esagerata”.
Intervistata dall’inviato di Tag24, Lorenzo Brancati, infatti Alessandra Maiorino ha dichiarato:
“Qui c’è un dato di fatto, un intellettuale era stato chiamato, si era concordato un contratto, neanche tanto alto. poichè 1800 ero non mi sembra una cosa esagerata”.
ha spiegato Maiorino che poi ha incalzato sottolineando la scelta – a suo dire di cattivo gusto della presidente Meloni – di tirare in ballo il compenso dello scrittore.
“Poi la volgarità di buttarla sul cachet che era troppo alto! Veramente uno scivolone della Presidente del consiglio che non sapendo a quale scusa aggrapparsi l’ha buttato sull’economico, anche volgare oltre che essere censorio, perché stato naturalmente un gesto di censura.”