Inquinamento e smog a livelli elevati in Italia, dall’ultima indagine di Legambiente emerge che molte città superano di gran lunga i limiti di polveri sottili consentiti dall’Onu.
Il report, pubblicato in occasione della Giornata Mondiale della Terra 2024, mostra un allarme diffuso, con picchi quotidiani che hanno gravi ripercussioni non solo sull’ambiente ma anche sulla salute dei cittadini. Vediamo quali sono le zone considerate fuorilegge.
Inquinamento, indagine Legambiente sui limiti di polveri sottili
Inquinamento nelle città italiane, l’ultima indagine di Legambiente, pubblicata in occasione della Giornata Mondiale della Terra 2024 lancia l’allarme polveri sottili. In molte città infatti vengono costantemente superati i limiti di smog consentiti.
Gli alti livelli e i picchi giornalieri contribuiscono a peggiorare la qualità dell’aria con conseguenze sulla salute di tutti i cittadini, ma in particolar modo aumentando il rischio di danni e malattie per anziani, bambini e donne in gravidanza. Il monitoraggio vuole anche promuovere azioni concrete per un impegno sempre più efficace a favore di una maggiore sostenibilità.
Per questo il dibattito collettivo, deve essere spunto di riflessione per un cambiamento di abitudini e per fare scelte più consapevoli. Non solo da parte delle autorità e delle industrie, ma anche dei singoli individui.
Le 8 città fuorilegge
In base all’indagine Legambiente, solo nei primi 3 mesi del 2024 sono state già 8 le città che hanno costantemente superato i limiti delle polveri sottili consentiti. Queste sono:
- Verona al primo posto che ha sforato nei primi 91 giorni dell’anno per ben 44 volte
- Vicenza, 41 volte
- Padova, 39
- Frosinone, 38
- Brescia
- Cremona
- Torino
- Venezia
Altre zone che invece risultano al limite con i livelli sono state: Treviso, Modena, Milano, Monza e Rovigo. A questi dati allarmanti bisogna anche aggiungere che molte delle centraline posizionate il siti strategici soggetti ad elevato traffico, hanno registrato picchi preoccupanti nel 69% dei casi in almeno una giornata.
Le statistiche verranno presentate anche alla prossima plenaria di Strasburgo, che si terrà dal 22 al 25 aprile durante la quale è in programma la revisione della direttiva europea sulla qualità dell’aria.
Quali sono i limiti di smog consentiti
Gli standard europei sulla qualità dell’aria sono ancora lontani da quelli registrati in Italia in molte città. L’inquinamento infatti è diventato strutturale soprattutto nelle zone urbane e trafficate della pianura padana, con l’eccezione per Frosinone.
In base ai dati, oltre a sforare i livelli imposti dall’Unione Europea, i dati mostrano un grado di polveri sottili presenti in concentrazioni tali da superare anche le soglie consigliate dall’Oms per la prevenzione di malattie causate proprio da aria malsana.
In particolare la normativa prevede un massimo di valore giornaliero pari a 50 μg/per metro cubo, per 35 giorni in un anno. Su 365 invece, bisognerebbe rimanere sotto i 40/μg/per metro cubo.
Le buone abitudini per migliorare la qualità dell’aria
Per ridurre l’inquinamento urbano causato dallo smog e dalle polveri sottili, ci sono alcune azioni concrete che tutti possono mettere in pratica a beneficio dell’ambiente. Secondo numerosi studi condotti dall’Oms, confermati dall’Agenzia Europea per l’ambiente, respirare aria malsana può contribuire all’aumento di numerose malattie e patologie cardiopolmonari.
Oltre a morti premature, fino a 400mila l’anno, di decessi dovuti a infarti, ictus e cardiopatie ischiemiche dovute agli effetti infiammatori delle sostanze particolate. Legambiente in occasione della pubblicazione dell’ultima indagine quindi, rinnova l’appello e ricorda quali possono essere le buone abitudini per migliorare la sostenibilità.
La prima e più importante è quella di limitare per quanto possibile gli spostamenti urbani con le automobili e preferire i mezzi pubblici o la bicicletta. Un importante contributo poi può arrivare anche da un cambio dei sistemi di riscaldamento, preferendo gli impianti ad emissioni zero o ibridi rispetto alle caldaie tradizionali. Inoltre, una scelta consapevole nei consumi e negli acquisti può contribuire a ridurre le emissioni prodotte dagli allevamenti intensivi e dall’agricoltura poco sostenibile, aiutando anche a promuovere tutte quelle aziende che hanno già messo in pratica le norme green per l’abbattimento delle emissioni nocive.