Il Bitcoin continua a far discutere molto, non soltanto per il quarto halving appena arrivato in porto. L’ultima gustosa novità in tal senso arriva dalla Svizzera, ove si sta lavorando per la formazione di un comitato di iniziativa popolare teso ad obbligare la banca centrale ad acquistare il token. Un investimento il quale si aggiungerebbe a quello sull’oro, già previsto dalla Costituzione Federale.

A lanciare la notizia è stato NZZ, secondo il quale i lavori per la formazione dell’organismo, espressamente previsto dall’ordinamento istituzionale elvetico, sarebbero già iniziati. Ove il tentativo andasse in porto, sarebbe possibile modificare, o almeno provare a farlo, la carta costituzionale senza dover necessariamente passare per le aule parlamentari.

Acquisto di Bitcoin obbligatorio per la banca centrale: cosa sta accadendo in Svizzera

I comitati di iniziativa popolare sono ormai una lunga consuetudine, in Svizzera. Pochi, però, avrebbero immaginato che un organismo simile avrebbe potuto rappresentare la chiave di volta per costringere la banca centrale elvetica ad affiancare l’acquisto di Bitcoin a quello dell’oro fisico.

La notizia relativa alle riserve che la Schweizerische Nationalbank potrebbe e dovrebbe accantonare è stata divulgata da NZZ, un gruppo guidato da Yves Bennaim, un divulgatore tecnologico appassionato di crittografia.

La proposta suona almeno in apparenza molto semplice. Si tratterebbe in effetti di una semplice aggiunta di due parole all’articolo 99 della Costituzione Federale locale. Articolo che, al terzo comma, al momento afferma testualmente: “La Banca Nazionale Svizzera dovrà creare riserve monetarie sufficienti dai suoi profitti; una parte di queste riserve dovranno essere detenute in oro.”

Le due parole magiche, che aprirebbero i forzieri della Schweizerische Nationalbank, sono “e Bitcoin”, le quali andrebbero a chiudere il testo in questione. Due semplici parole che però potrebbero dare vita ad una vera e propria rivoluzione finanziaria. Non è assurdo pensare che ove l’iniziativa andasse in porto, anche altre banche centrali potrebbero entrare nell’ottica di condurre la stessa operazione. Avvicinando in maniera molto evidente la sospirata adozione globale delle criptovalute, ovvero il sogno che sin dagli inizi unifica tutti gli attori della criptosfera.

La Svizzera è ormai un avamposto crypto in Europa

A spiegare la ratio dell’iniziativa, è stato uno dei proponenti, Luzius Meisser, presidente di Bitcoin Suisse. Le sue parole al riguardo sono molto interessanti, facendo capire come BTC potrebbe rappresentare uno strumento di rafforzamento della ormai storica neutralità elvetica. Ecco quanto da lui affermato: “Includendo Bitcoin nelle sue riserve, la Svizzera rinforzerebbe la sua indipendenza dalla Banca Centrale Europea. Un passo che rafforzerebbe la nostra neutralità.”

L’iniziativa tesa a modificare la costituzione locale, conferma la propensione della Svizzera nei confronti dell’innovazione finanziaria. La confederazione, infatti, ormai da tempo è protagonista di iniziative tese a mixare Bitcoin e Altcoin coi metodi tradizionali di pagamento.

Proprio alla fine del 2023, ad esempio, il comune di Lugano ha deciso di accettare BTC e Tether per il pagamento delle imposte municipali. L’iniziativa, condotta di concerto con Bitcoin Suisse, permette ai cittadini e alle aziende della città svizzera di pagare con i due token tutte le fatture locali, indipendentemente dalla natura del servizio o dall’importo fatturato.

Una possibilità la quale, del resto, era già stata concessa ai cittadini di Zermatt, un comune del distretto del Canton Vallese, nel 2020, e a quelli di Zugo, cantone che aveva aperto ai pagamenti in Bitcoin e Ether.

La proposta odierna, però, va molto oltre queste iniziative limitate, trasformando l’icona crypto in uno strumento di geopolitica. Proprio per questo motivo è presumibile che in altre parti del globo si guarderà con molto interesse all’evoluzione della vicenda. Uno sviluppo derivante dal fatto che la Svizzera è un paese molto più rilevante, a livello globale, rispetto a quell’El Salvador che ha conferito a BTC lo status di valuta legale, alla pari con il dollaro statunitense.