Si chiama Luciano Biffi l’uomo di 60 anni arrestato nelle scorse ore per l’omicidio dell’assessore Pierluigi Beghetto ad Esino Lario, nel Lecchese: stando a quanto ricostruito finora, avrebbe colpito il 53enne, padre di due figli, con un falcetto da giardinaggio. Il motivo? Una banale lite condominiale.

Chi è l’uomo fermato per l’omicidio di Pierluigi Beghetto: Luciano Biffi

I fatti risalgono alla mattinata di ieri, 21 aprile. A scatenare la furia omicida di Luciano Biffi sarebbe stata una banale lite condominiale, forse un sacco di pellet appoggiato “davanti alla porta sbagliata” dell’edificio in cui sia lui che la vittima, l’assessore comunale Pierluigi Beghetto, vivevano in via Giuseppe Verdi, ad Esino Lario.

Il 60enne, originario del luogo, avrebbe aggredito il 54enne, padre di due figli, con un falcetto da giardinaggio per poi telefonare ai carabinieri e costituirsi. Il sindaco della piccola cittadina in provincia di Lecco, Pietro Pensa, ha fatto sapere che non aveva mai dato problemi di alcun tipo.

Secondo il quotidiano locale La Provincia Unica era tornato nel centro montano da qualche giorno dopo aver passato altrove diversi mesi: senza un lavoro fisso, in passato era stato aiutato dalla Caritas, ma, nonostante la sua situazione di disagio, avrebbe condotto “un’esistenza tranquilla” e all’insegna della passione per la musica, per il sassofono, in particolare.

Gli inquirenti dovranno accertare se tra lui e Beghetto, che in città era molto noto per il suo attivismo politico, ci fossero stati dei precedenti, delle discussioni oppure se l’omicidio sia frutto di un raptus improvviso e senza senso.

I messaggi di cordoglio per la vittima e per la sua famiglia

Da sempre al servizio della sua gente – volontario anticendio, apicoltore, oltre che assessore – Pierluigi Beghetto è stato ricordato da molti, sui social e non. Il sindaco del vicino Comune di Perledo, Fabio Festorazzi, lo ha definito “una bravissima persona, molto impegnata per la comunità“. A riportarlo è sempre La Provincia Unica, secondo cui il primo cittadino avrebbe poi espresso la sua più profonda solidarietà alla famiglia del 53enne.

C’è chi sostiene che l’uomo, in passato, avesse provato in prima persona ad aiutare Biffi, impiegandolo in una sua piccolissima azienda. La loro storia ne ricorda molte altre: sono tanti, ogni anno, gli omicidi che si consumano per questioni simili, discussioni relative alla convivenza tra vicini di casa che sfociano in gesti estremi. Si ricordi, fra tutti, quello di Erba, in provincia di Como: la “strage” per eccellenza.

Quando le liti tra vicini sfociano nel sangue

I giudici che hanno condannato in via definitiva all’ergastolo i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi arrivarono alla conclusione che i due avessero ucciso quattro persone – il piccolo Youssef Marzouk, di poco più di due anni, la madre Raffaella Castagna, la nonna Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini, intervenuta insieme al marito Mario Frigerio (sopravvissuto grazie ad una malformazione della carotide) per capire cosa stesse succedendo – a causa delle continue liti intercorse tra di loro.

Ricostruzione che la difesa ha sempre rigettato, negando che i due – che in un primo tempo confessarono, salvo poi sostenere di essere stati spinti a farlo – possano aver avuto un ruolo nel caso di pluriomicidio. Se ne sta discutendo nel corso delle udienze sulla revisione del processo, a Brescia: la decisione è attesa per il prossimo 10 luglio. Si potrebbe decidere di rivedere il dibattimento a loro carico, ammettendo le “nuove prove” che i loro avvocati avrebbero presentato oppure rigettare le istanze e confermare nuovamente, “al di là di ogni ragionevole dubbio”, la loro colpevolezza.